7 luglio 1960, Eboli: “Massari esprima pubblicamente la pietà per i poliziotti vittime di violenza”

Marco Eboli presentazione libro hotel Posta – ME

Mancano pochi giorni al 7 luglio, 65° anniversario di quel 7 luglio 1960 in cui cinque operai reggiani – Lauro Farioli (22 anni), Ovidio Franchi (19 anni), Emilio Reverberi (39 anni), Marino Serri (41 anni) e Afro Tondelli (36 anni) – furono uccisi dalla polizia durante una manifestazione sindacale per il lavoro e per la democrazia organizzata a Reggio dalla Camera confederale del lavoro in quella che oggi è piazza della Vittoria/piazza Martiri del 7 luglio.

L’anno scorso, ha ricordato Marco Eboli, ex consigliere comunale reggiano di centrodestra, e più recentemente ex coordinatore comunale di Fratelli d’Italia a Reggio (ma che in questo caso preferisce auto-presentarsi come “figlio di un poliziotto”), il sindaco Massari dopo le celebrazioni ufficiali pubblicò un post su Facebook nel quale scrisse: “La nostra convinzione delle responsabilità delle istituzioni politiche di allora non ci impedisce di provare umana pietà anche nei confronti di coloro che a seguito del clima politico sono rimaste vittime a loro volta di episodi di violenza”.

Il riferimento, ha sottolineato Eboli, “era sin troppo chiaro” e indicava coloro che, tra le stesse forze dell’ordine, subirono gravi violenze in quella stessa occasione: “Tra essi mio padre Paolo, agente della Polizia di Stato, vittima di un’imboscata che gli provocò la perdita della vista”, ha ricordato Eboli. “Aveva 42 anni e rimase cieco sino alla morte, avvenuta nel giugno del 2015; io nacqui nel gennaio del 1961 e mio padre non mi ha mai potuto vedere”.

“Ebbene – prosegue Eboli – io espressi pubblicamente il mio ringraziamento al sindaco Massari, che è stato il primo sindaco a esprimere un pensiero di vicinanza umana anche ad altre vittime e non solo, come è doveroso che sia, per le cinque vittime tra i manifestanti. Chiedo pertanto al sindaco Massari di pronunciare pubblicamente, nel corso del suo intervento in occasione delle celebrazioni del 7 luglio, le stesse parole di vicinanza umana e di pietà che espresse nel suo post su Facebook l’anno scorso nei confronti dei poliziotti vittime di violenza, tra i quali mio padre, che ne portò la croce per tutta la vita. Non gli chiedo di aggiungere o togliere nemmeno una parola a quelle che scrisse l’anno scorso”.

Di recente, inoltre, è stato inaugurato il portale del Centro di documentazione sui fatti del 7 luglio 1960: “Approfondirò volentieri i contenuti pubblicati”, ha detto Eboli, “auspicando che, trattandosi di documentazione storica, che per sua natura non è statica ma si arricchisce di nuovi contributi, vi sia la possibilità, per altre realtà storiche sul nostro territorio e anche da parte di singoli, di poter interagire e confrontarsi con chi cura il portale al fine di rendere sempre più ampie le informazioni e i documenti da pubblicare sul portale a disposizione dei cittadini”.



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