Water World Day, la giornata dell’acqua

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“Valuing water”, dare valore all’acqua è il tema del Water World Day 2021, la Giornata Mondiale dell’Acqua promossa annualmente dalle Nazioni Unite. Il tema quest’anno vuole richiamare l’attenzione sui valori che l’acqua riveste nella vita quotidiana di ciascuno: in famiglia, a scuola, nei luoghi di lavori, nella cultura, nelle connessioni con l’ambiente, con la vita delle comunità. Ma l’acqua è minacciata dalla crescita della richiesta per l’agricoltura e l’industria, dal peggioramento degli impatti dei cambiamenti climatici, dai processi di mercificazione e finanziarizzazione.

Dare valore all’acqua è quanto possiamo fare anche dando valore al cibo, e quindi impegnandoci nella prevenzione degli sprechi alimentari: in questo modo risparmieremo anche l’acqua “nascosta”, cioè quella contenuta nel cibo che sarebbe andato sprecato e quella utilizzata per produrre quegli alimenti. Nel 2020, comunica la campagna Spreco Zero, gli italiani hanno così “salvato” il Lago Trasimeno, anzi ben 12/10 del suo bacino idrico: questo perché la diminuzione dello spreco alimentare domestico pro capite lo scorso anno – passata da 600g (2019) a 529,3g (2020) sulla base del Rapporto 2021 dell’Osservatorio Waste Watcher International (Last Minute Market/ DISTAL Unibo su rilevazioni Ipsos) ha portato a una riduzione di spreco di acqua virtuale di ben 11.400 litri pro capite, «che corrispondono – spiega il ricercatore e docente Luca Falasconi, curatore scientifico del Rapporto Waste Watcher “Il caso Italia 2021 – a 688.104.000 metri cubi d’acqua, ovvero 0,688 km cubi. Il Lago Trasimeno si estende per una portata idrica di 0,586 Km cubi che siamo riusciti a portare in salvo semplicemente aumentando la nostra attenzione nella fruizione del cibo a casa, dall’acquisto alla gestione degli alimenti». Il risparmio idrico 2020, per visualizzare meglio il valore di questi dati, corrisponde a una quantità davvero notevole di piscine olimpioniche: ben 275.241,6: considerando che ciascuna piscina tarata per la competizione olimpica, di profondità 2 metri, contiene 2.500.000 litri d’acqua.

Il rapporto fra prevenzione dello spreco alimentare e prevenzione dello spreco idrico è stata messa un luce da un Manuale rimasto caposaldo per le analisi di settore, Il libro blu dello spreco in Italia: l’acqua (Edizioni Ambiente, 2012) firmato a quattro mani da Luca Falasconi con Andrea Segrè, ordinario all’Università di Bologna e fondatore Last Minute Market e campagna Spreco Zero. «Riflttere intorno all’acqua – osserva Andrea Segrè – è un’ottima occasione per sviluppare una nuova coscienza, una vera “intelligenza ecologica”: questo perché la gestione della risorsa idrica coinvolge simultaneamente la società civile, gli amministratori, gli imprenditori e gli stakeholders. L’acqua è essenziale per gli usi alimentari, dalla produzione alla fruizione, ma anche ai fini della produzione energetica. Un tema che si proietta sulla nostra dieta quotidiana, quindi sulle nostre scelte quotidiane rispetto al cibo».

La dieta mediterranea, infatti, utilizza in un anno poco più di 1700 metri cubi di acqua pro capite: può sembrare un’enormità ma la dieta anglosassone finisce per assorbire fino a 2600 metri cubi di acqua, sempre in un anno e sempre pro capite. E ancora: per la produzione di un kg di carne di manzo servono 16 mila litri di acqua, per produrre una tazza di caffè ne ‘bastano’ 140. Il rapporto fra lo spreco alimentare e l’impronta idrica che lasciamo con i nostri comportamenti quotidiani, alimentari e non, risulta determinante: il 70% dei consumi di acqua dolce, a livello planetario, è impiegata nel settore agricolo (poco meno del 40% nei paesi industrializzati, poco più dell’80% nei Paesi in via di sviluppo) e dietro ai pasti che consumiamo quotidianamente ci sono enormi quantità di acqua, fino a 3600 litri per un’alimentazione a base di carne”.
L’acqua sulla Terra ammonta a 1,4 miliardi di chilometri cubi, solo lo 0,5% è acqua dolce e solo una piccola parte di questa percentuale è realmente disponibile per il consumo umano. Considerare l’acqua una risorsa disponibile sempre e in quantità enormi è un errore grave, soprattutto alla luce delle proiezioni sul futuro, che sta già diventando il nostro tempo: con l’aumento della popolazione, dell’inquinamento e a causa del cambiamento climatico la richiesta d’acqua sta già aumentando esponenzialmente, mentre la disponibilità della risorsa va diminuendo.

Solo l’8% dell’acqua viene usata per scopi domestici, mentre il 70% viene utilizzata in agricoltura e il 22% nell’industria per produrre cibi e beni di consumo che quotidianamente acquistiamo. Per questo è importante che i cittadini conoscano l’impronta idrica, la “water footprint”, ovvero la quantità d’acqua che virtualmente stiamo consumando ed è necessaria per produrre quei beni. Non dimentichiamo che per produrre una semplice tazzina di caffè servono circa 140 litri d’acqua: un’impronta idrica che lascia decisamente il segno sul terreno e che è difficile ignorare.