La Regione chiede che il liscio diventi patrimonio dell’umanità

Secondo e Raoul Casadei

Arriva in Assemblea Regionale l’approvazione bipartisan per la risoluzione a prima firma Federico Amico (ER Coraggiosa e tra i principali sostenitori di Elly Schlein a Reggio Emilia alle primarie) per far sì che il Ministero della Cultura promuova la candidatura del ballo liscio emiliano-romagnolo in tutte le sue forme e latitudini come patrimonio immateriale dell’umanità tutelato dall’Unesco. Nel suo intervento in aula il capogruppo di Coraggiosa ha ricordato come “Il riconoscimento dell’Unesco, richiesta anche da tanti artisti, avrebbe una risonanza internazionale, tale da garantire un ritorno di immagine, economico, culturale e turistico di grande impatto per la nostra terra, oltre alla grande opportunità di generare occupazione nel settore musicale, soprattutto per i giovani”.

Nel primo dopoguerra nella nostra regione, soprattutto grazie a Secondo Casadei, detto anche lo Strauss della Romagna, si sono diffuse e si sono consolidate rapidamente diverse “scuole” di ballo liscio: una emiliana, una romagnola e una bolognese.
Il fenomeno Liscio è nato e si è sviluppato attraverso un molteplice intrecciarsi di processi storici, sociali e culturali che nelle nostre terre hanno visto entrare in scena protagonisti inediti: braccianti, contadini, artigiani, il proletariato associato nella cooperazione, commercianti e musicisti esclusi dal circuito professionale.

A questo va aggiunto il radicamento della cultura musicale “popular” e la diffusione di pratiche musicali popolari, trasferite di generazione in generazione, che hanno permesso l’affermazione di importanti protagonisti del mercato discografico nazionale nel corso della seconda parte del secolo scorso.

Il sostegno al Liscio – si legge nel documento firmato anche dai consiglieri Mori, Pompignoli, Bondavalli, Bulbi e Fabbri e Pelloni – potrà arrivare anche attraverso “bandi, finanziamenti e iniziative culturali, la diffusione del ballo liscio soprattutto tra i giovani e a valorizzare il ballo liscio come patrimonio culturale del territorio emiliano-romagnolo attraverso i portali web ufficiali, sia informativi sia turistici, della Regione e con la collaborazione degli enti locali”.
Il liscio romagnolo è quello più conosciuto soprattutto grazie al brano che ha dato il via al “fenomeno liscio”, Romagna mia (Secondo Casadei, 1954). Rispetto al liscio romagnolo, quello emiliano non si basa sui fiati ma sulla fisarmonica e, nonostante le differenze esistenti a livello musicale, i brani del liscio romagnolo possono essere ballati alla maniera emiliana (avanzante e non sul posto), così come un brano di liscio emiliano può essere ballato alla maniera romagnola. Tra i compositori emiliani di musica da ballo si distinguono i reggiani Tienno Pattacini da Barco di Bibbiano le storiche famiglie Bagnoli e Carpi da Santa Vittoria di Gualtieri, noto anche come “il paese dei cento violini”.

Molto diffusa è anche la variante bolognese, conosciuta come la Filuzzi, in cui si mescolarono le nuove esigenze dettate dal ballo liscio di valzer, mazurka e polka, con le vecchie figure dei balli staccati: le manfrine, i tresconi, i ruggeri, molto diffusi e tuttora praticati sull’Appennino bolognese.