Domenica delle Palme

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Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli,  dicendo loro: “Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito””. Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Dite alla figlia di Sion: Ecco, a te viene il tuo re,
mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma.

I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere.  La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. 9 La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava:
” Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli! “.
Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: “Chi è costui?”.  E la folla rispondeva: “Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea” (vangelo di Matteo 21,1-10).

Quest’anno, non potremo distribuire l’ulivo. Allora, vi mando l’immagine di un ramoscello e lo stupendo affresco di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Appendete questi due fogli alle pareti o alla porta di casa e chiedetevi: che cosa significa la tradizione dell’ulivo?

Certamente, ricorda l’acclamazione delle folle a Gesù, che entra a Gerusalemme (leggete il testo del vangelo qui sopra). Non dobbiamo però dimenticare che le stesse folle, che ora acclamano: “Osanna al Figlio di Davide!”, messe da Pilato di fronte alla scelta, grideranno “ Barabba!”. Dobbiamo dunque riconoscere la debolezza della nostra fede, così ben rappresentata dal progressivo abbandono di Gesù da parte dei suoi discepoli.

Gesù vive la sua passione nella solitudine. Dice ai suoi discepoli: “ Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me”(Gv 16,32).
Entriamo, allora, con umiltà nella Settimana Santa. Solo a questa condizione il ramoscello d’ulivo diventa veramente simbolo di pace, come quello che la colomba porta a Noè, per annunziare la fine del Diluvio.

Anche noi abbiamo l’impressione che la terra sia sommersa dal diluvio della pandemia del virus. Tuttavia, san Pietro, nella sua Lettera (1Pt 3,21), paragona il diluvio al Battesimo: muore l’uomo vecchio e risorge quello nuovo. Il rametto ci ricordi il nostro Battesimo e l’impegno a vivere la vita nuova nella carità.

Procuratevi un rametto d’ulivo o di un’altra pianta e tenetelo in mano, assistendo alla trasmissione della S. Messa, celebrata dal nostro Vescovo. Oppure, durante la recita dell’Angelus da parte di Papa Francesco alle 12. Oppure, ve lo benedirò io nella consueta trasmissione delle 12.15 (collegamento al sito www.sanpelle.it)

Buona Settimana Santa.

Don Giuseppe e don Anthony