Continua a tenere banco, a Reggio, la vicenda che riguarda Max Mara Fashion Group. L’antefatto è ormai noto: con una mossa a sorpresa, a fine giugno il gruppo imprenditoriale ha annunciato all’improvviso la decisione “definitiva e irrevocabile” di sfilarsi dal progetto del cosiddetto “Polo della moda” che sarebbe dovuto sorgere a Mancasale, nell’area dove un tempo erano attive le Fiere di Reggio.
Ora, dopo una settimana di accuse e contro-repliche a distanza tra le parti, ha preso posizione anche Confindustria Reggio: “In queste settimane all’interno di Max Mara Fashion Group si è verificata una situazione inedita, in quanto una normale vertenza aziendale ha assunto caratteristiche tali da portare il fisiologico confronto tra le parti ben al di fuori dei confini dell’impresa, fino ad assumere le caratteristiche di una sempre meno comprensibile vicenda mediatica e politica”.
Confindustria Reggio “non si riconosce nelle modalità con cui la Rsa (la Rappresentanza sindacale aziendale, ndr) interessata ha gestito questa vertenza aziendale, ponendosi intenzionalmente l’obiettivo di alimentare in ogni modo un inesistente caso nazionale, nonché una gravissima crisi nelle relazioni tra la stessa Max Mara Fashion Group e il Comune di Reggio”. Crisi che, secondo l’associazione degli industriali reggiani, “ha finito con il pregiudicare definitivamente sia il più grande singolo investimento industriale della storia di Reggio sia il più ampio e ambizioso progetto di rigenerazione urbana mai predisposto nel capoluogo”.
Questo comportamento, ha ricordato Confindustria, “ha causato la formale, autonoma e pubblica presa di posizione di un numero considerevole di collaboratrici della Manifattura di San Maurizio, controllata di Max Mara Fashion Group, che non si riconoscono nei contenuti e nei modi della richiamata vertenza e che hanno denunciato la falsità delle dichiarazioni sulle condizioni di lavoro in azienda. A ciò si è aggiunta la presa di distanza di una delle maggiori organizzazioni sindacali della provincia, fatto che testimonia la inverosimiglianza delle sin qui non verificate roboanti denunce riferite a presunti comportamenti aziendali”.
“Riteniamo inoltre un fatto gravissimo – ha concluso l’associazione degli industriali reggiani – l’intenzione di massimizzare il danno di immagine a Max Mara Fashion Group attraverso uno spregiudicato uso dei media, dei social e delle relazioni politiche di parte. Un danno, quest’ultimo, che non appartiene alla tradizione del movimento sindacale italiano, che sin dalla sua nascita ha sempre operato anche per difendere l’impresa, il suo marchio e la sua reputazione, considerati come beni in sé, disgiunti pertanto dagli eventuali e ricorrenti contenziosi”.
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Se da Maxmara sfruttamento,come dobbiamo chiamare badante 24 su 24?