Operazione “Ottovolante” nel Reggiano. Estorsione e usura, coinvolto un noto imprenditore: tassi d’interesse fino al 177,5%

Guardia di finanza

All’alba di giovedì 6 marzo in provincia di Reggio è scattata un’operazione della Guardia di finanza, denominata “Ottovolante”, che ha portato ad arresti, perquisizioni e sequestri.

Cinque persone – tra le quali anche un noto imprenditore reggiano, Giambattista Di Tinco, amministratore unico della Dg Service di Calerno, già coinvolto un anno fa nell’inchiesta “Minefield” – sono indagate a vario titolo per estorsione, usura e favoreggiamento reale a danno di altri imprenditori locali. Sono tre le misure cautelari eseguite: Di Tinco è stato arrestato, un’altra persona è finita agli arresti domiciliari, una terza è stata sottoposta a divieto di dimora in tutti i comuni dell’Emilia-Romagna.

La complessa indagine ha portato alla luce numerosi episodi di usura ed estorsione ai danni di imprenditori locali (e non solo), con la riscossione di interessi usurari calcolati in circa 413.000 euro – a fronte di debiti contratti dalle vittime per importi molto inferiori, intorno ai 150.000 euro – e con l’applicazione di tassi di interesse fino al 177,5% del capitale prestato. Per questo i militari delle Fiamme gialle hanno sequestrato soldi e beni per un controvalore di circa 413.000 euro, cifra ritenuta il profitto delle attività illecite contestate.

Le attività investigative sono partite da quanto emerso da una precedente operazione della Guardia di finanza reggiana, denominata “Minefield”, che lo scorso agosto aveva portato in carcere due persone di origine calabrese e un noto imprenditore reggiano, anche in quel caso con le accuse di usura ed estorsione aggravata.

I successivi approfondimenti hanno consentito di far emergere altre tre vittime di usura dello stesso imprenditore reggiano, che continuava a gestire i suoi affari illeciti fornendo indicazioni operative al suo entourage, operante in provincia di Reggio, nonostante fosse sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere – successivamente tramutata in arresti domiciliari. Gli altissimi tassi d’interesse richiesti avrebbero aggravato ulteriormente la già difficile situazione economica delle vittime, con inevitabili ripercussioni negative sia sulle rispettive attività imprenditoriali che sugli stati emotivi e psico-fisici degli imprenditori stessi.



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