Nel video “Bentornata Reggio” del Comune i volti e i racconti della pandemia

Volti e storie. Quelli delle celebrità, come il dj di fama internazionale Benny Benassi, rientrato a Reggio Emilia da New York poco prima della chiusura totale e lo chef Bruno Barbieri, rimasto bloccato a Reggio Emilia durante il lockdown. E quelli delle persone della porta accanto, che si sono trovate a vivere una quotidianità che “chiedeva di più”, nel lavoro e nel continuare a prendersi cura di chi era più fragile, di chi aveva più bisogno di una mano amica, competente e premurosa, decisiva nei piccoli o nei grandi momenti, quando in gioco c’era la vita quotidiana che doveva proseguire o il confine sottile tra il sopravvivere o l’andarsene.

Volti e storie simbolici, emblemi di una condizione di vita inattesa e diffusa, per questo coesiva come il cemento. Volti e storie che ora aiutano a riprendere il cammino con maggiore speranza e con la stessa responsabilità dimostrata.

Ritratti di reggiane e reggiani, raccolti nel video “Bentornata Reggio”, prodotto dal Comune di Reggio Emilia e in uscita oggi sui social network, per raccontare la ripartenza della città dopo la Fase 1 e per ringraziare quanti si sono dati da fare durante l’emergenza.

Una serie di primi piani realizzati nelle scorse settimane, contrapposti alle immagini di una città deserta e immobile, riprese a inizio aprile quando il motto era “Tutti a casa”, perché in gioco c’era la vita, il futuro di tutti. In sottofondo le voci che raccontano la Reggio Emilia “unita e responsabile” che oggi si impegna, con la stessa responsabilità, a rimettersi in cammino.

Nel video compaiono il medico Marco Massari, primario del reparto Malattie infettive dell’Arcispedale Santa Maria Nuova, l’infermiera Monica Cervi della Casa di riposo per anziani “Le Magnolie”, le volontarie Alessandra Manghi e Irene Fucili della Croce Verde e della Croce Rossa. Poi l’agente scelto Daniele Vacondio e l’assistente scelto Alessandra Gallingani della Polizia Locale, c’è Federica Severini di DarVoce che ha gestito la rete del volontariato reggiano impegnato nella distribuzione di alimenti e mascherine, insieme a scout, Protezione civile e Auser.

Le immagini “entrano” nel mondo della ristorazione, che non si è mai fermato e ha dato un grande aiuto “casa per casa”: Salvatore Marino, il pasticcere che ha devoluto all’ospedale di Reggio 1.000 euro raccolti con le consegne a domicilio tra i suoi clienti, Marco Morini uno dei riders di Mr Pizza che si sono prestati gratuitamente a consegnare la spesa a casa di persone in quarantena. “Chi ha bisogno prenda, chi ha metta” si legge nei cartelli fuori dalla tabaccheria di Santa Croce di Giovanni De Pietri, dove era spuntato uno dei primi panieri solidali.

Ci sono i presidenti di tante associazioni e dei circoli che nel momento più difficile, con le attività sospese, hanno fatto tutto il possibile per donare al Santa Maria Nuova ingenti somme di denaro: Villiam Orlandini, presidente provinciale di Ancescao, e Abdelkarim Ouargziz, responsabile del Centro Islamico di via Gioia. Per raccontare le tante donazioni economiche fatte all’ospedale reggiano e al Fondo di mutuo soccorso del Comune non poteva mancare Nicolas Bellesia, il bambino di 7 anni di Rio Saliceto che ha donato un suo risparmio di 10 euro al Fondo comunale per aiutare chi aveva più bisogno.

Al Tecnopolo, alcuni imprenditori, rappresentati da Chiara Torreggiani e i soci di MonkeyDu, tra le tante aziende che hanno riconvertito la loro produzione per fare barriere protettive in plexiglass, insieme a quelle che si sono messe a produrre mascherine o visiere trasparenti.

C’è anche lo sport con Alessandro Spanò, il capitano della Reggio Audace Fc in rappresentanza di tutto il mondo sportivo che ha partecipato alla gara di solidarietà per contrastare il Covid-19, e non manca la cultura, con il premio Oscar Cristiano Travaglioli ripreso all’interno del cinema Rosebud, per dare voce a tutto un mondo di operatori culturali ancora fermi e in attesa di nuove regole.

Non mancano le maestre e tutto il mondo dell’educazione che si è reinventato e che con la didattica online ha portato a termine l’anno scolastico.

Poi la storia di Chiara, mamma in piena pandemia e quella di Giglio Mazzi, il partigiano Alì ma anche uno dei tanti nonni della città. E poi tante bambine, bambini, adolescenti e universitari che forse più di tutti hanno sofferto questo lockdown, ma che allo stesso tempo si sono comportati in modo esemplare.

Parole e immagini per raccontare una città antica e nuova insieme, alla ricerca di percorsi di normalità inedita, dopo un’esperienza dura, da cui ha imparato a difendersi prima e a salvaguardarsi in seguito, senza smettere di guardare avanti.

Il testo che accompagna il video:

“Questa è la mia città, è qui che sono nato. Qui mi sento a casa.

Questa è la mia città, ci sono capitato per caso e me ne sono innamorato.

È la mia città, che ho amato e abbandonato e amato più di prima. La mia città, bella anche dalla finestra. Accogliente, anche quando non c’era nessuno ad accoglierci. Questa è la mia città che ferma non sa stare, che vuole ripartire migliore di come l’abbiamo lasciata: unita e responsabile.

La mia città, poche chiacchiere e darsi da fare. Affrontare insieme i problemi e non lasciare indietro nessuno. È la mia città, il mio quartiere, la mia gente.

Questa è la mia città che poi vuol dire nostra. Perché senza di noi la città è solo muri, strade, piazze. Perchè siamo noi la città a cui non vogliamo più rinunciare. Noi la città che resiste, si rialza e si trasforma. Siamo noi la città che riparte oggi, noi quella che può diventare domani”.



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