Sono le 2 p.m. e salgo sul taxi Pisa 36.
«Buongiorno, via D*, e se mi aspetta, grazie».
«Ecco la mascherina, prego».
Un formato mai visto, non ha gli elastici.
«Come si mette?».
«Nei tagli, infili le orecchie», dice osservandomi dallo specchietto retrovisore.
«Grazie», dico.
Intuisco il verso, e infilo le orecchie nei tagli. Sta su e ci vedo.
Il taxi riparte. È una giornata di sole. Ma fischia il vento.
L’auto percorre via Manara.
«Come va?»
«In generale…»
«No, il suo lavoro, sono un giornalista…»
«Ah..»
Il giovane tassita barbuto con cuffia di lana, occhiali da vista, mascherina e guanti riesce a far trasparire con gli occhi la preoccupazione. Racconta.
«Quando va bene facciamo una corsa ogni ora. Ma succede più spesso che le ore siano due…»
«È un momento difficile…»
«Sì, ma facciamo anche servizio di volontariato».
«Di che tipo?»
Intanto percorriamo via Matteotti, lo stadio Mirabello, l’hotel Europa. Praticamente il sole illumina solo le cose e gli alberi. E un tram vuoto.
«All’hotel Europa è alloggiato il personale sanitario che ha deciso di non rientrare in famiglia per la paura di possibili contagi. Noi offriamo loro servizi gratuiti diversi come accompagnarli al lavoro e poi nuovamente in albergo, che ha messo a disposizione gratuitamente vitto e alloggio per loro».
Faccio un cenno di assenso con il capo mentre il tassista mi guarda dallo specchietto.
Silenzio. Guardo dal finestrino. Il tassisti li chiude.
Piazzale Tricolore. Oltrepassiamo le vecchie barriere daziarie, di cui una sola rimasta.
Arriviamo.
Mi sono portato nello zainetto il Norica, è contro i batteri, ma è psicologicamente tonificante.
«Spruzzo?».
«Aspetti che scenda».
Fssst, Fssst.
Il grande cancello in ferro è aperto a metà. Chiostri deserti e i portici giocano col sole e il cielo azzurro è macchiato di bianco. Soffia il vento.
Sono osservato? Faccio il più in fretta possibile. Esco.
«L’aiuto?».
«Grazie, faccio io»
Sistemo il materiale sul sedile posteriore del taxi. Incespico e cado a sedere sul marciapiede.
«Tutto a posto?», dice il tassista.
«Sì»
A testa basso circumnavigo il taxi e salgo anch’io dietro.
Via Emilia San Pietro è deserta.
«Che stupido! Chi ci può essere in una domenica d’agosto. Tutti al mare, ovvio».
Solo un ciclista con giubbotto rosso senza mascherina e guanti.
«Emh! Non è agosto». Sono di nuovo qui con voi.
Parliamo del tempo e del freddo che ancora c’è.
Avrei voluto videare, ma se poi qualcuno volesse spiegazioni? Meglio una solitaria foto.
«Sono giornalista. Basterebbe?».
Torno a casa.
«Buon lavoro», dico.
«Anche a lei».
«È andata», chiudendo rassicurato la porta.
Colonna Sonora
THE BEATLES, Across The Universe
FRANCESCO GABBANI, Occidentali’s Karma
Ultimi commenti
costruiranno e demoliranno, costruiranno e demoliranno, a vantaggio dei padroni di casa, ovvero semplici personaggi eletti. E pubblicizzati come il cioccolato. Ma che dignita' ?
Gentile Casali (Ivaldo e' un nome bellissimo, ma richiama a un'epoca aristocratica di borghesia, che purtroppo la comunicazione sputtanesca, ha infangato), dicevo che il Conad […]
Questi politici pagati da noi cittadini, che dovrebbero curare i nostri interessi, diventano i nostri nemici. E poi si stupiscono che ci vada sempre meno