Ferrarini collassa: chiesto il concordato e la cassa integrazione per i dipendenti

Venerdì 27 luglio
Non si arresta la crisi del gruppo alimentare Ferrarini: dopo la presentazione in tribunale dell’istanza per l’ammissione al concordato preventivo, operazione resasi necessaria per difendere l’azienda dalle azioni giudiziarie dei numerosi creditori, è arrivata infatti anche la richiesta all’agenzia regionale per il lavoro e ai sindacati degli alimentaristi di Cgil, Cisl e Uil per l’attivazione della cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale, motivata con "il repentino aggravamento della situazione gestionale della società”.

La Cigs dovrebbe riguardare il personale di Reggio e di Parma per un periodo di dodici mesi, a partire dalla giornata di mercoledì primo agosto. Non è stato specificato, invece, il numero dei lavoratori eventualmente coinvolti. Venerdì 3 agosto, invece, al Ministero dello sviluppo economico a Roma è convocato il tavolo di crisi per discutere della situazione del gruppo alimentare emiliano.

Giovedì 26 luglio
È arrivata a una svolta la vicenda del gruppo alimentare Ferrarini: a pochi giorni dal previsto incontro al Ministero dello sviluppo economico, infatti, la famiglia ha ufficializzato la decisione di chiedere al tribunale l’ammissione al concordato preventivo per difendere l’azienda dai creditori. “Il deposito della richiesta non impedirà alla società di continuare a operare a pieno regime sotto il controllo del tribunale", ha spiegato la presidente Lisa Ferrarini.

 

La scelta si è resa necessaria a causa della complicata situazione finanziaria del gruppo, caratterizzata da un importante indebitamento a breve e a medio termine (285 milioni di euro) e con gli oneri per interessi che stanno drenando tutta la liquidità dell’azienda impedendo di far fronte alle richieste dei fornitori.

Da qui la decisione di presentare al tribunale la richiesta di ammissione al concordato preventivo (sia per la capogruppo che per la controllata Vismara), nella speranza di poter affrontare la crisi finanziaria prima che la situazione arrivi al punto di non ritorno. La speranza è di preservare così tutti gli interessi in campo: l’integrità aziendale, i livelli occupazionali e il pagamento dei creditori.

Qualora il tribunale accolga positivamente la richiesta della Ferrarini, sono due le strade percorribili: uan serie di accordi con i singoli creditori oppure un piano di ristrutturazione del debito concordato e approvato dai creditori stessi.