Covid-19. Una guerra che divide

catellani_marco

La confusione in merito alla gestione dalla pandemia del CoVid 19 ha toccato veramente il fondo. Nel tratto andata e ritorno tra la mia città e Piacenza, dove lavoro, viaggio a radio rigorosamente spenta, mi immergo nei miei pensieri e nelle mie emozioni, quasi in solitudine, lungo questa lingua di asfalto drittissima. In città, le strade vuote e l’assenza di traffico non fanno più filtro al passaggio delle ambulanze, dove lo stridio delle sirene diventa un dissonante rimbombo nella nostra testa e conduce i nostri pensieri ad un’altra probabile vittima da CoVid 19.

In una civiltà dove da decenni regnavano indisturbati l’indifferenza e il menefreghismo è subentrata in maniera dirompente un’atavica emozione, “la paura”. Si la paura, quell’emozione indispensabile che abbiamo sempre cercato di negare, ora alberga in ognuno di noi, si fa sempre più strada, diventa sempre più nitida soprattutto quando persone vicine , iniziano ad essere infette, in quarantena o addirittura non ce l’hanno fatta. Importanti virologi, epidemiologici, medici, infettivologici, opinionisti e politici come venditori all’incanto regalano soluzioni, rimedi, per parlare, giudicare valutare e provvedere e trovare dei rimedi per il CoVid 19.

Ne abbiamo viste e sentite veramente di tutti i colori, dati discordanti tra loro che invece di seguire una linea comune condivisibile e soprattutto fruibile dai cittadini, ognuno dice la sua, spesso in termini molto tecnici e confusi che creano caos e incertezza. Risuona costantemente nella mia testa la canzone di Edoardo Bennato del 1977 (Dotti, Medici e Sapienti), mai stata così attuale, dove le opinioni dei Dotti, Medici e Sapienti erano contradditorie sulla sorte di un giovane malato, ma, infine, i consigli di un uomo qualunque, che non valeva nulla, esortava il malato ad alzarsi e scappare, anche se si sente male come unico rimedio per potersi salvare.

Chi si occupa di psicologia sa benissimo che alla base dell’ansia e degli attacchi di panico vi è proprio l’incertezza, l’imprevedibilità degli eventi, e mai come oggi le opinioni in merito al CoVid 19, non solo sono confuse, ma sono soprattutto discordanti tra loro. Non avete idea di quanto la restrizione obbligata e i confusi “bollettini di guerra” tra infetti, malati guariti ,reinfetti creano distorsioni cognitive, le emozioni negative diventano pervasive e innescano nelle persone pensieri irrazionali difficili da gestire. Avete idea di cosa può significare sapere che un nostro caro ci sta lasciando e non poterlo accompagnare e accudire. Peggio di una guerra, solo gran confusione, a partire dai dati epidemiologici, dove ognuno sceglie una modalità per valutare la distribuzione, frequenza della malattia e la relativa incidenza.

Regna invece costante la confusa idea delle “patologie correlate” per non conteggiare il reale decesso da CoVid 19. Con tutto rispetto per Ilaria Capua, stimata collega e specialista in virologia non può banalizzare la gravità della malattia sostenendo che sono pochissimi i decessi (solo per CoVid 19), ossia che solo pochissimi dei morti non avevamo malattie correlate. Gli screening di base attuali, per un’adeguata prevenzione primaria per le patologie cronico degenerative, fanno si che un percentuale molto alta di Italiani venga classificato come iperteso, ipercolesterolemico, iperglicemico, in sovrappeso e obeso. Ma questi sono solo dati qualitativi e non quantitativi, ossia non viene fornita l’informazione da quanto tempo ne soffrono e in che modo le patologie interferiscono realmente sulla capacità funzionale dei loro organi e del loro sistema immunitario; informazioni indispensabili per far si che questi dati abbiano un valore epidemiologico affidabile. Parlano di virus simil influenzali, ma nessuno specifica che la virulenza a la patogenicità del CoVid 19, ossia la capacità di provocare malattia è decisamente più alta rispetto alle normali influenze.

Da modestissimo insegnante di Igiene e Epidemiologia posso affermare che non c’è una corretta classificazione dei dati degli infetti, non c’è una correlazione accurata ai determinanti epidemiologici, non c’è una corretta informazione e distinzione tra letalità e mortalità e soprattutto, manca un’adeguata applicazione delle misure di sorveglianza e prevenzione sugli individui epidemiologicamente correlati. Come ciliegina sulla torta ci sono gli interventi degli stolti o meglio delle capre. Il famoso critico d’arte Vittorio Sgarbi, che pur di far audience, riceve inviti nei vari talk show e in barba al DPCM e ai consigli dei Medici esorta tutti ad uscire e fregarsene, in seconda battuta addirittura vorrebbe denunciare Bonafede perché i carcerati non hanno assicurate le distanze di sicurezza. Si è mai chiesto il critico d’arte se Medici e Infermieri hanno garantito la distanza di sicurezza? Infine, la patetica preghiera della “Illuminata” D’Urso e Salvini, recitando in diretta il Requiem Aeternam a quattro mani congiunte. Abbiamo veramente toccato il fondo e lo stiamo raschiando bene bene.

Mi raccontavano i miei, che da giovani quando passava Pippo, correvano nei rifugi tutti insieme per farsi coraggio e sperare di non essere bombardati, anche loro avevano paura, ma era un’emozione condivisa, era empatica portava a ridurre le distanze e ad essere più solidali. Quella di oggi, che lo si voglia ammettere o no, è ugualmente una guerra, ma una guerra che divide, allontana, aumenta le distanze molto più di quanto non lo fossero già. Stop alla speculazione mediatica e politica anche sul CoVid 19, questo è un conflitto una conflitto vero, che va combattuto insieme, rispettando le regole e estinguendo pubblicamente i Cattivi, gli Idioti e i Deficienti. Purtroppo, ad oggi, non abbiamo ancora imparato nulla.