Reggio. Tortora (FdI): il Tricolore unisce, ma Zanni ha fatto invece un intervento di parte

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Scrive in un intrevento sulla recente festa del Tricolore a Reggio Emilia, il presidente del circolo culturale Giovanni Gentile di Fratelli d’Italia, Gianluca Tortora: “Come ogni anno a Reggio Emilia si è celebrata la ricorrenza ritenuta fondante per un popolo: la nascita della sua bandiera come identità nazionale. Dunque come ribadito da molte delle Autorità intervenute alla cerimonia tenutasi al Teatro Romolo Valli, dopo il consueto “alzabandiere” (nazionale ed europea), il Tricolore rappresenta il più emblematico simbolo di unità e di nazione per un popolo.

Nella sua lectio magistralis molte sono state le evocazioni richiamate dallo storico Andrea Riccardi su tali temi anche attingendo dalla carta costituzionale, ma non dal Presidente della Provincia di Reggio Emilia, che anche quest’anno ha puntato ad enunciare tutti i temi divisivi quasi a voler rimarcare le distanze dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il quale sosteneva che sono più le cose che ci uniscono nel nostro Paese, come popolo, che quelle che ci dividono.

Ma questo è il pensiero del politico del PD reggiano che ha infarcito il suo lungo intervento di tristi ricordi del passato, riaprendo ferite mai cicatrizzate, ribadendo con forza il pensiero unico di un sistema di potere che da 70 anni senza interruzioni governa Reggio Emilia. A ciò si aggiunga che il discorso del Presidente Zanni più che soffermarsi sul tema della ricorrenza odierna e dei suoi celebrativi valori di unità, si è focalizzato sui vari e superati simboli di una politica divisiva ormai fuori tempo, ma tanto cara in tale territorio (il trend del consenso sembra tuttavia essere in discesa). La lotta partigiana, l’antifascismo come pericolo per la moderna democrazia (ritenuta da un ben più illustre esponente delle istituzioni “matura” nel discorso di fine Anno 2022) sono stati i temi esposti e non la solidarietà, l’unità e l’indivisibilità del Tricolore, a cui invece tanti esponenti della politica nazionale hanno inneggiato. Viene da chiedersi se il discorso del Presidente Zanni non sia stato scritto in anticipo per festeggiare il 25 aprile prossimo, riaffermando il leitmotiv di una certa sinistra che canta “bella ciao”. Oggi, però, si festeggiava una ricorrenza nazionale e non di parte, accompagnata da un solo motivo musicale: l’inno di Mameli con il quale la Fanfara della Scuola Marescialli e Brigadieri Carabinieri di Firenze ha chiuso la prima parte dellecelebrazioni.

Toni pacati e concilianti, invece, hanno connotato l’intervento del Ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, che ha chiuso gli interventi delle Autorità presenti, tendendo la mano al confronto e non allo scontro con l’opposizione in Parlamento.

Viene da chiedersi se in tali ricorrenze celebrative per tutti gli Italiani, in cui la moltitudine degli esponenti politici inneggia all’unità della Bandiera, simbolo di comune sentire di un popolo, sia così indispensabile rievocare motivi del passato per rimarcare una certa lettura della storia ed ergersi a paladini del bene e unici custodi dei valori del Tricolore. Una lettura non solo modesta ma persino poco coerente con i principi democratici che vedono nei simboli come la bandiera nazionale quei valori di cui ciascuna forza politica deve essere garante verso il popolo che rappresenta, soprattutto se chi sta governando è stato legittimamente eletto. Viene il sospetto che il vento che recentemente non soffia a favore degli esponenti del potere locale stia spingendo a rievocare temi del passato per chiamare alle armi i sostenitori più radicali: un segno di debolezza, di scarsità di idee e soluzioni su cui andare a guadagnare un consenso che sembra dirigersi in altre direzioni.