Reggio. Lettera dell’assessora Bonvicini sul verde di viale Umberto I: “Abbattiamo alberi a elevata criticità”

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Dopo le polemiche degli ultimi giorni riguardanti la dotazione verde di viale Umberto I, l’assessora a politiche per la sostenibilità, ambiente, agricoltura e mobilità sostenibile del Comune di Reggio Carlotta Bonvicini ha scritto una lettera “per chiarire alcuni equivoci” e “per contestualizzare il tutto all’interno del progetto complessivo del viale”.

“Lo faccio – ha spiegato l’assessora – nonostante questo progetto sia stato approvato ben prima della mia entrata in carica, perché penso ci sia ancora molta disinformazione e perché lo devo alla professionalità di chi ha lavorato al progetto e di chi ha redatto le diverse perizie, che sono state elaborate nel tempo e che ora rischiano di non venire nemmeno citate”.

Il primo punto toccato è quello degli abbattimenti degli ultimi giorni: “Al momento sono state abbattute piante che erano in classe D, C/D (pericolosità estrema ed elevata): è una classificazione legata alla sola stabilità degli alberi, per cui la prescrizione era di abbattimento immediato. E questo è stato fatto. Queste piante erano più di 40 l’anno scorso, dopo l’ultima perizia dell’agronomo Morelli il conto è salito a 66. A questi si aggiungono due esemplari in classe C (pericolosità moderata) in prossimità delle fontane, su cui a breve inizieranno i lavori di riqualificazione”.

“Queste ultime e le restanti alberature, che non sono a rischio di cedimento immediato ma verranno comunque rimosse a giugno (per la realizzazione della rotonda) e a settembre, sono state classificate anche in base al loro stato vegetativo e su questo la relazione finale dell’agronomo Morelli è stata molto chiara: fra quelli analizzati non ci sono alberi in buono stato vegetativo e le conclusioni delle analisi hanno evidenziato che “il patrimonio arboreo presenta condizioni di elevata criticità” e che “non solo lo stato vegetativo di diversi esemplari appare stentato ma, soprattutto, risulta in fase di ulteriore e rapido peggioramento”.

In generale, ha spiegato l’assessora Bonvicini, “le alberature analizzate risultano in “una condizione che appare priva di ragionevoli possibilità di spontanea remissione o di trattamento, risultando anzi passibile di ulteriore e presumibile altrettanto rapido peggioramento”. L’agronomo conclude che qualsiasi trattamento “a fronte del quadro vegetativo riscontrato, si rivelerebbe poco meno che un accanimento terapeutico rivolto ad esemplari ormai privi di residue capacità reattive”. Di fatto, consigliando all’amministrazione di cogliere l’occasione della riqualificazione per rinnovare il più possibile il patrimonio arboreo del viale”.


“Ci siamo affidati a uno dei massimi esperti nazionali del tema per avere un parere che, oltre a mettere nero su bianco dati oggettivi sullo stato delle alberature, fosse in grado di dare una lettura contestualizzata del viale, nella sua storia, negli interventi manutentivi che si sono succeduti nel corso degli anni, non sempre positivi (e parlo di interventi anche di 20 anni fa). I cittadini che hanno partecipato all’incontro pubblico di questa estate hanno avuto modo di ascoltare una vera e propria lezione di arboricoltura urbana che ha riscosso molto successo, ha fatto chiarezza e ha aiutato a comprendere certe scelte progettuali. Lezione che il dottor Morelli ha di fatto ribadito anche in sede di commissione consiliare durante la presentazione dell’ultima perizia” (pubblica e ancora visibile sul canale Youtube del Comune reggiano).

Intervenire sul verde in una città, ha aggiunto l’assessora Bonvicini, “significa fare i conti con il suo contesto, con l’antropizzazione degli spazi, le interferenze continue con l’attività delle persone, le necessità dello spazio pubblico e dei servizi ad esso associati. Rinnovare il patrimonio arboreo di una città, oggi, migliorando la fruibilità degli spazi, il loro comfort e l’efficienza fotosintetica delle alberature deve essere un obiettivo, da porsi con razionalità e pragmatismo. Comprendo l’emotività che il taglio di un albero suscita nella cittadinanza e trovo un peccato aver dovuto rimuovere le prime alberature in queste settimane senza poter attendere l’autunno, che sarà invece la stagione in cui metteremo a dimora le nuove piante (115 in sostituzione e 74 aggiuntive), ma non è stato possibile fare altrimenti. Saranno piante alte oltre 5 metri che in questo momento stanno crescendo in vivaio”.

Ricapitolando, dunque, al termine dei lavori – e considerando le ulteriori piantumazioni – le piante lungo viale Umberto I saranno 555, di cui 115 sostituite, 74 nuove e 366 esistenti: “Sottolineo questo punto – ha detto l’assessora – perché credo che la maggior parte delle persone che leggono e commentano sui social sia ancora convinta che verranno rimossi tutti gli alberi esistenti. Aggiungo poi come questo inverno, cercando di lavorare anche nella direzione indicata dalle stesse Strategie di adattamento ai cambiamenti climatici approvate in consiglio comunale, siano stati messi a dimora oltre 5.000 alberi in diversi parchi della città, proprio perché si può intervenire in modo differente a seconda dei contesti e delle possibilità e non tutte le aree verdi possono essere trattate nello stesso modo”.

Rispetto alla vicenda del professor Ugo Pellini, che nei giorni scorsi ha deciso di dimettersi dalla Consulta del verde del Comune di Reggio, di cui faceva parte in qualità di esperto dalla sua istituzione, “non posso che dispiacermi della scelta e delle dichiarazioni, ma rispetto la sua decisione”, ha commentato l’assessora Bonvicini.


“La Consulta Verde è un organo di cui l’amministrazione si è dotata dal 2006 per acquisire un appoggio tecnico da parte di competenze differenti (agronomi ma anche paesaggisti, architetti, ingegneri, membri di associazioni ambientaliste della città) nelle decisioni da intraprendere in ambito ambientale. È composto da tanti soggetti diversi con visioni spesso non coincidenti e questa è una ricchezza, ma anche un aspetto problematico nel momento in cui si voglia comprendere quale possa essere l’orientamento decisionale della Consulta intesa come soggetto unitario. La Consulta, inoltre, ha l’onere e l’onore di visionare progetti ancora non pubblicati, spesso prima della giunta o dello stesso sindaco, e che nessun cittadino potrebbe visionare proprio poiché ancora non pubblici. Questo è stato uno dei motivi per cui abbiamo ritenuto di inserire una clausola di riservatezza”.

“Nell’epoca in cui occorre fornire autorizzazioni per la privacy in qualsiasi contesto, non credo sia una richiesta così insensata, soprattutto per un’amministrazione pubblica; ricordo anche che nel 2006 non esistevano i social network e le informazioni viaggiavano a una velocità differente. Questo non vieta però di sfruttare la Consulta come strumento anche divulgativo e partecipativo della cittadinanza con le modalità e nelle sedi che l’amministrazione ritiene opportune. In ogni caso il regolamento è ancora in fase di modifica e la sua versione finale verrà concordata con i membri nella prossima seduta. Nel frattempo penserò a una nuova figura con la quale sostituire il professor Pellini che, lo ricordo, era stato da me riconfermato come esperto nominato direttamente dall’assessorato all’ambiente”.