‘Legalità e lotta alle infiltrazioni mafiose’, cittadinanza onoraria al prefetto De Miro

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Nella Sala del Tricolore, il sindaco Luca Vecchi ha conferito stamani l’atto di Cittadinanza onoraria di Reggio Emilia al prefetto di Palermo Antonella De Miro, già prefetto della città emiliana dal settembre 2009 al settembre 2014.

La Cittadinanza onoraria al prefetto De Miro, su proposta dello stesso sindaco Vecchi, era stata deliberata con voto unanime dal Consiglio comunale il 26 ottobre 2015, per l’impegno a favore della legalità e contro le mafie dimostrato negli anni di servizio a Reggio Emilia.

“In un momento in cui la distanza tra i cittadini e le Istituzioni si fa sempre più alta – si legge nelle motivazioni della Cittadinanza onoraria – il prefetto De Miro ha saputo interpretare il proprio ruolo in modo attivo e aperto, creando fortissime sinergie e solide relazioni con il territorio, i cittadini e le Istituzioni. In questo ambito si è distinta, con le proprie azioni, nella prevenzione e nell’assiduo contrasto alle infiltrazioni mafiose, divenendo per tutta la collettività, un esempio”.

“Con questo atto – ha detto il sindaco Luca Vecchi – riconosciamo, con solennità e gratitudine, l’impegno del prefetto De Miro, un operato di portata storica, che ha avuto la sua espressione più evidente nell’emanazione delle interdittive ‘anti-mafia’ e nei Protocolli di legalità, il primo dei quali con il Comune di Reggio Emilia nel 2011 e successivamente rinnovato, che si sono rivelati efficaci misure preventive e di sicurezza ed hanno segnato la cultura amministrativa di una intera generazione di sindaci e amministratori pubblici reggiani.

“Quella del prefetto De Miro è stata un’incisiva azione istituzionale, competente e puntuale, che, durante il suo mandato a Reggio, l’ha resa autorevole punto di riferimento contro le infiltrazioni della criminalità organizzata nel tessuto economico locale. Il percorso fatto insieme ha generato una nuova consapevolezza, che ha portato la comunità ad affrontare e comprendere con maturità i contenuti decisivi del processo Aemilia.

“La nostra città – ha aggiunto il sindaco – è abituata a lavorare insieme, non ha mai vissuto di esperienze solitarie e il prefetto De Miro, che ha ben compreso questa caratteristica, ha saputo costruire relazioni solide e dirette con le altre istituzioni e con la comunità, finalizzate ai propri compiti istituzionali e agli esiti poi ottenuti nel contrasto assiduo alle infiltrazioni mafiose e nell’affermazione della legalità, bene irrinunciabile e fondante della democrazia.

“Quel percorso avviato e che ha portato a risultati così significativi – ha concluso il sindaco – non si è fermato e non rifluisce: il lavoro, a cominciare da quello fra le istituzioni, prosegue: Reggio Emilia non abbassa la guardia. Grazie, prefetto De Miro, per aver operato tra noi e con noi”.

“Sono onorata di essere cittadina di Reggio Emilia. Assieme alla mia gratitudine al sindaco Vecchi e al Consiglio comunale, non nascondo la mia emozione – ha detto il prefetto Antonella De Miro – per essere qui oggi con voi, nella Sala del Tricolore, un luogo sacro della storia d’Italia, come ebbi occasione di dire all’allora sindaco Delrio quando mi consegnò qui il Primo Tricolore e che saluto, assieme all’allora presidente della Provincia, Masini.

“La mia stima verso la comunità reggiana non è formale, è sostanziale. Di questa città ho sempre apprezzato serietà, operosità, senso civico e rispetto istituzionale. Una città in cui nel 1797 veniva innalzato nella piazza principale l’Albero della Libertà e in cui nasceva il Primo Tricolore; una città impegnata senza risparmiarsi nell’antifascismo.

“Il mio intento – ha aggiunto il prefetto – è stato operare per contrastare quei reati che colpiscono un’economia sana. Un impegno declinato nel segno della sicurezza, mai contro le imprese, ma anzi tutelando la libertà d’impresa nel dettato dell’articolo 41 della nostra Costituzione, dove si legge che l’iniziativa economica ‘non può svolgersi in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana’.

“Si tratta di problematiche in realtà sempre aperte – ha aggiunto il prefetto De Miro – La mafia asciuga la linfa vitale delle comunità, toglie futuro ai nostri figli. Il mio augurio è che il processo Aemilia, un fatto importantissimo, di rilievo storico, serva da autentico anticorpo; spero che questo processo abbia ‘suonato la sveglia’ sul grave e reale pericolo, sul danno alla società e all’economia che la mafia porta con sé. Sappiamo che la mafia si può vincere e che la si vince se la si combatte insieme.

“Con tanti amici – ha concluso il prefetto De Miro – è qui con me oggi la mia famiglia, che condivide il mio lavoro e ha condiviso il mio mandato a Reggio Emilia. Lo sottolineo perché il sostegno di una famiglia è decisivo in queste esperienze, che altrimenti sarebbe difficile affrontare. E nel ricevere la Cittadinanza onoraria, desidero dirvi che mi sono sempre sentita cittadina di Reggio Emilia”.