Reggio. Amplia la platea di assistiti con i metodi del “Medico della mutua”, denunciato dalla Gdf

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I finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia hanno concluso le indagini delegate dalla Procura della Repubblica presso il locale Tribunale nei confronti di un medico di famiglia, ritenuto responsabile di aver “ampliato”, con modalità illecite, la platea dei propri assistiti, allo scopo di ottenere maggiori compensi non spettanti, a danno del Servizio Sanitario Nazionale.

In particolare, i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza hanno accertato, nel corso delle investigazioni, che il soggetto in questione, convenzionato con l’Asl di Reggio Emilia, a seguito del pensionamento di un altro professionista, avrebbe indotto gli assistiti di quest’ultimo a sottoscrivere apposite deleghe di cambio del medico, rilasciate a suo favore.

Nell’occasione, il soggetto si sarebbe qualificato agli utenti come sostituto del collega prossimo alla pensione, carpendo la loro fiducia e condizionandone il diritto di scegliere liberamente il proprio medico di base: il vantaggio dei pazienti sarebbe stato quello di affrancarsi in tal modo da ulteriori adempimenti burocratici.

Nell’intento di incrementare il numero dei propri assistiti, il professionista ha posto in essere “strategie” diversificate, come è emerso durante l’attività d’indagine svolta dagli investigatori.

É stato riscontrato, infatti, anche l’impiego di moduli recanti la firma falsa dell’assistito, presentati agli sportelli dell’Azienda sanitaria con allegata una copia del documento d’identità del paziente.
In una prima circostanza, il documento di riconoscimento dell’assistito sarebbe stato acquisito fraudolentemente nel corso dell’erogazione di una prestazione nell’ambito del cosiddetto Servizio di Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica), rivolto a tutta la popolazione e deputato a garantire le visite mediche non differibili, nelle ore serali/notturne e nei giorni festivi e prefestivi.

In una seconda circostanza, il medico in questione avrebbe semplicemente offerto “assistenza logistica” ad un automobilista coinvolto in un sinistro stradale avvenuto nei pressi del proprio ambulatorio, invitandolo a compilare il modello di constatazione amichevole all’interno del proprio studio. Approfittando di questa situazione, il medico avrebbe fotocopiato il documento d’identità del conducente dell’auto, diventato così a sua insaputa, ben presto, un assistito del medico.