Mutuo Soccorso e nascita delle cooperative

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Lo spirito associativo si diffuse in terra reggiana già nella seconda metà dell’Ottocento sulla scia di quanto andava predicando Giuseppe Mazzini. Dapprima esplicarono esclusivamente una attività assistenziale e previdenziale, senza particolari velleità politiche. Specie nei piccoli centri agricoli le Società di M.S. furono a volte coadiuvate da proprietari illuminati, che dimostrarono di comprendere le esigenze economiche indotte dalle novità del tempo.

Si dedicarono principalmente all’istruzione dei lavoratori, allo studio dei mezzi per migliorare le condizioni di lavoro e alleviare le sofferenze economiche dovute alla disoccupazione, alle malattie e alla morte.

In base alla consistenza numerica dei soci e alle loro risorse economiche le Mutue offrivano una vasta gamma di prestazioni. Oltre al sussidio di malattia e di disoccupazione, alcune somministravano medicinali l’assistenza notturna, il carro funebre o un sussidio per il funerale.

Molti sodalizi, specie quelli più strutturati, prevedevano anche forme di prestito e un aiuto a trovare un lavoro. Avevano regole e statuti che fissavano le condizioni del soccorso finanziario, in genere modesto e non sempre sufficiente alla necessità.


Fino alla fine dell’Ottocento rimasero generalmente estranee alla lotta di classe, pur rappresentando centri importanti di partecipazione civile e di formazione di quadri dirigenti del movimento operaio e socialista. Seguendo gli insegnamenti di Mazzini la maggioranza di loro poco tempo dopo preferirono separarsi da quelle ad orientamento liberale e moderato, per esprimere una maggiore coscienza laica e riformatrice. Dirette da esponenti repubblicani acquisirono una maggiore coscienza di sé, delle loro potenzialità e, quindi, esercitarono un ruolo di primo piano nelle rivendicazioni sociali e contro l’istituto monarchico.

In seguito con la trasformazione delle strutture economiche e il diffondersi delle idee socialiste, il mutuo soccorso venne concepito come aiuto reciproco per resistere ai licenziamenti, ai ricatti padronali durante le trattative, fino a concepire lo strumento dello sciopero.

Le Società di Mutuo Soccorso laiche rappresentarono la culla di altre forme associative e furono un punto di riferimento importante per il nascente associazionismo operaio, favorendo la nascita delle prime Leghe di resistenza e delle cooperative.
Già nel 1860 a Reggio venne fondata una società di M.S. degli operai, che vide come presidente il repubblicano Angelo Manini e presidente onorario Giuseppe Garibaldi. Poiché il sodalizio rappresentò un efficace veicolo di ideali democratici e patriottici, nel volgere di pochi anni, venne più volte sciolto e ricostituito. Ma la strada ormai era stata tracciata. In quasi tutti i comuni della provincia nacquero, nel volge di poco tempo, società di M.S., che progressivamente abbracciarono le idee socialiste.

Nel 1886, tuttavia, si contarono ancora nel solo comune di Reggio Emilia sedici società di mutuo soccorso ancora prive di ogni idea classista. Esse vivevano per lo più stentatamente, distribuivano magri sussidi di malattia o di morte dell’associato.
Quelle che sopravvissero, e non furono poche, conquistarono una loro sicurezza sociale, indipendente dalla generosità degli enti di pietà, carità e beneficenza.

Come spesso accade anche la legge del 15 aprile del 1886 n. 3818 che approvò la costituzione legale delle società di Mutuo Soccorso, non fece altro che prendere atto di quanto era già presente nel paese, offrendo loro una più solida forma giuridica.
Secondo una indagine del 1901 le società di mutuo soccorso in provincia erano 25 e nel solo comune di Reggio Emilia ammontavano a 13.

Tutte, seguendo le indicazioni del gruppo dirigente del Psi e, in particolare di Prampolini, aderirono alla neonata Camera del Lavoro, che pertanto finì per associare e rappresentare contemporaneamente le organizzazioni sindacali dei lavoratori, le società di M.S., le cooperative, i loro consorzi e le Leghe di resistenza.

La convivenza dei repubblicani con i socialisti andò dunque via via diminuendo con il venir meno dei vecchi mazziniani e per la loro incapacità di diffondere il loro credo fra le masse agricole.

Il patto nazionale di fratellanza delle società repubblicane rimase tuttavia in vita almeno fino al 1893, quando i legami delle società aderenti andarono allentandosi sotto l’influenza di coloro che richiesero non solo una moderna previdenza, ma soprattutto un maggiore impegno nel campo delle rivendicazioni economiche e della lotta di classe.
Anche sotto questo aspetto il Congresso nazionale di Genova del 1892 rappresentò uno spartiacque decisivo per superare la fase nascente delle Società delle M.S. e promuovere lo sviluppo del movimento cooperativo, ritenuto da Prampolini un efficacissimo strumento per l’emancipazione del proletariato.

Nel mese di settembre del 1900 nacque la Federazione italiana delle Società di Mutuo Soccorso il cui primo articolo recitava: “È costituita la Federazione Italiana delle Società di Mutuo Soccorso al fine di provvedere alla tutela degli interessi delle Società federate e contribuire a migliorare moralmente e materialmente la condizione delle classi lavoratrici a mezzo della previdenza”.

Nel 1904 la Federazione ormai associava in Italia circa 6.000 società e oltre 900.000 soci.

 




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