Ferrovie del Messico, scarica di folle velocità

113 Griffi e Cop 2
7.3

Potrebbe avere una trama lineare Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi.
«Nei primo mesi del 1944 Cesco Margetti [il personaggio principale ma non protagonista in senso stretto, ndr], un milite della Guardia nazionale repubblicana ferroviaria di Asti perseguitato da un terribile mal di denti, riceve dal suo superiore l’assurdo incarico di disegnare una mappa delle ferrovie del Messico». Non aggiungiamo altro alle parole di Marco Drago, scritte nella postfazione, per non rivelare al lettore il piacere della scoperta dopo un viaggio “fantastico” (ma anche non) lungo ottocento pagine. Che potevano essere anche diecimila o infinite.

Sicuramente se Ferrovie del Messico fosse capitato nella redazione di Reader’s Digest, famosa casa editrice americana specializzata nel pubblicare solo la parte “essenziale” dei romanzi, le pagine non sarebbero andate oltre le cento, e anche meno. Ma sarebbe stato commesso un abominio letterario.

È una fatica, cari lettori, che dovreste sostenere, perché pagina dopo pagina sarete risucchiati in un mondo fantastico e terribile. Lo abbiamo letto sdraiati sul divano, sul letto, in poltrona e… in qualche sala d’attesa. Non riuscivamo a staccarci da un libro, contemporaneamente – che Drago definisce «enciclopedico» – temporale, perché i capitoli riportano date e luoghi, e atemporale; un ossimoro, sì, che trascina in un mondo fantastico, ma tragicamente reale, che ci porta in Messico, in Argentina, nella Terra del Fuoco, e nella Germania nazista, da dove tutto ha inizia, e nell’Italia della Repubblica di Salò. E intorno a Cesco (Francesco), che non crede in niente, e al suo mal di denti, ruota un mondo alla volte (pseudo)magico, surreale e… terribilmente reale. Reale quando i nazisti/fascisti torturano e uccidono i “ribelli”. Surreale, forse, quando siamo nel cimitero, poco fuori Asti, insieme ai becchini giramondo Lito e Mec, e Tilde, una strana creatura che Cesco ama, non ricambiato, in cui Jorge Luis Borges si materializza nel titolo, in lingua spagnola, di un suo racconto, El jardin de senderos que se bifurcan (Il giardino dei sentieri che si biforcano, 1941), scritto con la fiamma di decine di ceri. Leggibile solo dall’alto, a che cosa serve?

Ferrovie del Messico rimane in questo limbo, sospeso tra la realtà e il suo travisamento, quando ci ritroviamo dentro l’“Aquila agonizzante”, un locale covo di “freaks”, ricavato da un ex deposito ferroviario. O ci troviamo teletrasportati a Santa Brigida de la Ciénaga, una città misteriosa e polverosa del Messico, in cui si parla una strana lingua, e che neppure le mappe ferroviarie del Paese centroamericano citano. Ma Francesco deve collocarla esattamente, per ordini superiori… Solo un libro, in lingua spagnola, la nomina: “Historia poética y pintoresca de los ferrocarriles en Mexico”, ma anche (ri)trovarlo ad Asti è un’impresa piuttosto complicata e in qualche modo farsesca. Sì, è un libro tragicomico, anche.

Di tutte le citazioni indirette, vere o false che siano, o il debito verso tanti scrittori (che Drago nella postfazione elenca), chi scrive ci ha ritrovato (travisamento?) Beppe Fenoglio: «Tutti noi combattiamo il fascismo sia per una ragione privata che per una ragione pubblica. Chi lo combatte per vendicare un fratello, chi lo combatte per il suo pezzo di terra. C’è chi lo combatte semplicemente perché è la cosa giusta da fare, come me. E poi c’è chi lo combatte per sposare la donna che ama, come te. La libertà possiamo costruircela una briciola per volta, mettendo insieme le ragioni di tutti…». Un capo partigiano della zona a un partigiano innamorato.

“Ite missa est”, direbbe a questo punto don Tiberio, un prete che odia i poveracci ma ancor di più i nazisti, trasferito d’ufficio da Milano in un buco di posto delle colline del Monferrato – non troppo lontano dal cimitero di El jardin de senderos que se bifurcan – dove ha annunciato ai suoi parrocchiani che Dio è in sciopero.

(Gian Marco Griffi, Ferrovie del Messico, Laurana Editore, 2022, pp. 824, 22 euro di Glauco Bertani).

(Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia).

 

I nostri voti


Stile narrativo
8
Teamatica
7
Potenzialità di mercato
7