Garante: poveri, coinvolti bimbi e adolescenti

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Negli ultimi anni la povertà si è sempre più diffusa e nel periodo più recente, con l’emergenza sanitaria, si è ulteriormente estesa, coinvolgendo un numero più ampio di nuclei e di cittadini, a partire dalle famiglie numerose (con un numero alto di componenti e con figli in età minore) nelle quali nessun adulto o solo uno lavora. Contestualmente anche la condizione dei minori di età è andata peggiorando, sia per quanto riguarda la povertà assoluta sia sul fronte del rischio di povertà: i bambini e gli adolescenti risultano più esposti ai danni della povertà in quanto non possono beneficiare – proprio nel periodo evolutivo – delle possibilità e delle opportunità che alimentano la crescita”.

Questo, in sintesi, il contenuto dell’Informativa della Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Clede Maria Garavini, in merito alla stesura definitiva del report sulla povertà minorile (report realizzato con la collaborazione di Anci) in commissione Politiche per la salute e politiche sociali, presieduta da Ottavia Soncini, in seduta congiunta con la commissione Cultura, scuola, formazione, lavoro, sport e legalità, presieduta da Francesca Marchetti, e con la Commissione per la parità e per i diritti delle persone, presieduta da Federico Amico.

“Sistemi di sostegno sociale precoci, efficienti e tempestivi- ha poi rimarcato la Garante- consentono che lo sviluppo avvenga senza inciampi e concorrono a evitare che le difficoltà familiari e le vulnerabilità individuali possano fra loro collegarsi in un fronte capace di produrre risultati gravi nell’evoluzione”.

Sono poi intervenuti i rappresentanti Anci Ilenia Malavasi e Marco Giubilini, che, nel rilevare un quadro complesso, hanno ribadito che la povertà non dipende solo da risorse economiche limitate o mancanti ma anche da altri fattori che incidono nell’organizzazione quotidiana delle famiglie, negli stili di vita, nelle competenze personali e familiari. Hanno poi spiegato che sono già numerosi i Comuni che stanno lavorando sul fattore povertà, con nuove progettualità che coinvolgono i bambini fin dalla prima infanzia. Quindi, hanno riferito che occorrono ancora di più politiche coordinate, rivolte a queste famiglie e a questi bambini, vanno ripensati i servizi, l’obiettivo è quello di interrompere queste fragilità.

In Emilia-Romagna le famiglie in situazione di povertà relativa sono circa il 5,4 per cento, appena al di sotto della metà del dato nazionale. La percentuale di famiglie che non riescono a risparmiare è di oltre il 60 per cento, mentre quelle che non riescono a far fronte a spese si attestano oltre il 30 per cento. Le persone minorenni che in regione sono a rischio esclusione sociale e povertà sono quasi il 16 per cento. La percentuale delle persone minorenni che vivono in condizioni di grave deprivazione materiale è del 4,6 per cento. Passando invece a considerare il ritardo scolastico, anche se in lieve calo, la quota degli alunni con almeno un anno di ritardo a livello regionale è pari al 22,6 per cento. Infine, un richiamo ai gravissimi fenomeni della dispersione scolastica e dell’abbandono precoce dei giovani, negli ultimi anni è in crescita di circa l’11 per cento il numero di giovani che lasciano prematuramente i percorsi di istruzione e di formazione professionale.

Numerosi gli interventi dei consiglieri regionali.

Alla luce dei dati forniti, la consigliera di Forza Italia Valentina Castaldini sostiene che “il compito dei Comuni è quello di creare nuovi servizi, ma guardando ai servizi esistenti, e creare rete per aiutare chi è nel disagio. Questa è sicuramente una relazione interessante, ma tutti i dati sono del 2018. Ci sono dati sconfortanti sull’abuso e consumo di alcol, droghe e tabacco ma ci sono anche i grandi dimenticati, che sono i ragazzi che in questo periodo hanno vissuto la Dad. Inoltre, i dati sui servizi sociali mi fanno porre una domanda: perché un numero così elevato di stranieri e minori non accompagnati sono affidati alle comunità e non alle famiglie? Credo che si potrebbe costruire una legge sulla famiglia tutti insieme”.

Per Marilena Pillati (Partito democratico) “questo report è uno strumento importante ma che deve essere considerato un punto di partenza. La povertà economica può influenzare le situazioni all’interno delle realtà familiari. Giusto che si affronti il disagio provocato dalla pandemia, ma credo che nella riflessione sulla vita di bambini e adolescenti sia stato opportuno parlare delle conseguenze nelle condizioni di povertà”. Per Roberta Mori (anche lei del Pd) “l’Emilia-Romagna si colloca nelle fasce più alte per quanto riguarda i servizi, ma sicuramente bisogna affrontare tutto il tema dei livelli essenziali per rendere ancora più elevata la qualità di servizi, anche sociosanitari. Se non avessimo affrontato in questo modo la pandemia probabilmente saremmo rimasti al palo”.

Secondo Simone Pelloni (Lega) “queste relazioni devono servire a noi, che siamo a contatto con i territori, per trovare soluzioni. Il problema è che solo il 4 per cento ha partecipato al bando indetto dalla Regione, quindi chi scrive i bandi deve scriverli bene, altrimenti si rischia di perdere risorse o di non spenderle bene. La buona politica non è lo stanziamento a bilancio, ma capire se il gap viene risolto con le politiche messe in campo”. Anche per lui, “serve una legge quadro per la famiglia”.

Il presidente Amico crede che “serva proseguire nei percorsi di abilitazione per i giovani e gli adolescenti, definendo insieme quelle che sono le linee da seguire. Serve un confronto sul territorio con gli istituti di ordinamento dei servizi e con il terzo settore”. Mentre per la presidente Soncini “il rischio povertà e disagio sociale deve essere al centro di uno sforzo collettivo finalizzato ad assicurare salute e benessere: creare adulti sani richiede uno sforzo collettivo, che deve vedere la collaborazione tra comuni, scuole e terzo settore”. La presidente Marchetti sottolinea l’utilità di “riunirci prossimamente perché è emersa la necessità di avere un quadro conoscitivo, sperimentando anche un pensiero nuovo quando parliamo di bambini e adolescenti e mettendo in campo azioni dal loro punto di vista”.

Infine, la vicepresidente della Regione Elly Schlein evidenzia due percorsi: “Uno ci vedrà riscrivere insieme il percorso di programmazione partecipata e capillare al piano sociale e sanitario della Regione, l’altro è il percorso della qualificazione di tutela dei minori”.