Max Mara: stop totale. Chiesta cassa per 2mila

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Max Mara Fashion Group opta per lo stop totale, chiudendo anche l’online, dove non è più possibile fare acquisti, e inoltra domanda di cassa integrazione ordinaria per i circa duemila dipendenti che lavorano nelle sedi reggiane del gruppo.

La decisione è stata comunicata alla clientela via mail, mentre sul sito il gruppo ha spiegato che non è più possibile acquistare sul web perchè sono sospese anche le spedizioni. La direttiva del governo (per un comparto, quello del settore moda, considerato non essenziale e tenuto ad ultimare le attività, inclusa la spedizione della merce in giacenza, entro il 28 marzo) e una collezione primaverile largamente compromessa (i capi erano appena arrivati nei negozi) hanno di fatto azzerato l’attività del marchio di moda sinonimo di Reggio Emilia nel mondo.
“Tutto il mondo Max Mara si ferma – dice Gregorio Villirillo della Filtea-Cgil – I negozi già chiusi, come da decreto ministeriale dell’11 marzo. Dopo la stretta del 22 marzo la proprietà ha inoltrato la richiesta di Cigo per alcune aziende del gruppo, tutte quelle reggiane: Imax Srl (la maglificio a Mancasale), Manifatture San Maurizio, Manifatture del Nord, Marina Rinaldi, Marella. Non abbiamo una precisa stima di quante siano coinvolte le persone coinvolte, ma si tratta di almeno duemila dipendenti da solo nel Reggiano, una parte per i quali è praticabile lo smart working. I numeri li avremo la prossima settimana quando si saprà quanti saranno gli addetti in cassa. E ‘importante questa assunzione di responsabilità da parte dell’azienda e corretto il ricorso agli ammortizzatori sociali”.