“Il Lavoratore Comunista”, un unico numero è uscito a Reggio Emilia

01 Targa PcdI

Il 13 febbraio 1921 esce a Reggio Emilia il primo (e unico) numero del “Lavoratore comunista” (Nella prima foto targa PcdI esposta nella sede di Istoreco).

Poche settimane prima si era svolto, dal 15 al 21 gennaio 1921, il XVII Congresso del PSI al Teatro Goldoni di Livorno. I comunisti, non ottengono dalla maggioranza massimalista del PSI l’espulsione dei riformisti e così, il 21 gennaio, si riuniscono nel vicino Teatro San Marco per fondare il “Partito comunista, sezione italiana della Terza Internazionale comunista”.

Il saluto alla nascita del nuovo Partito viene dato dal dirigente nazionale il luzzarese Bruno Fortichiari. Segretario è nominato Amedeo Bordiga, con il pieno consenso di Antonio Gramsci, leader del gruppo dell’Ordine Nuovo di Torino, che partecipa al Congresso senza intervenire.

I comunisti reggiani non hanno delegati al Congresso di Livorno e sono rappresentati provincialmente da Liborio Cavazzuti, un nome che scomparirà misteriosamente dalla storia del Partito comunista reggiano. Gli iscritti al nuovo partito si riuniscono, il 30 gennaio, nella sede della Cooperativa di consumo metallurgici, la Fonte di Mancasale, in via Ramazzini, per mettere a punto il lavoro dei prossimi mesi. Deliberano che la Frazione provinciale comunista si trasformi in Federazione provinciale reggiana del Partito comunista. La sede ufficiale di Reggio Emilia viene ospitata nell’abitazione di Ulisse Piccinini, fratello di Antonio – il socialista massimalista che sarà ammazzato dai fascisti nel 1924 – in via Caggiati n. 20, in città.

Antonio Piccinini (foto esposta alla biblioteca Panizzi)

Nel corso del convegno «riconosciuta l’urgenza di far sentire la voce comunista attraverso la stampa» si decide la «sollecita formazione di un settimanale di piccolo formato» che dovrà vedere la «luce prima del congresso provinciale col titolo “Il Lavoratore comunista”».

La data del Congresso provinciale è fissata per il 17 aprile 1921.

In quei giorni di fine gennaio è in città, chiamato da Torino, Umberto Terracini, dirigente nazionale del Pcd’I, per sconfiggere l’iniziativa di Arturo Bellelli, segretario della Camera del lavoro di Reggio Emilia, di trasformare le Reggiane in una cooperativa. E vince: la proposta avanzata da Bellelli è respinta dal voto dei lavoratori delle Officine Reggiane.

E mentre procede la formazione del Sezione reggiana del partito, la violenza fascista cresce esponenzialmente in provincia. Tra la fine del dicembre 1920, i fatti di Correggio dove sono uccisi due socialisti, e la data del Congresso, i fascisti a Sant’Ilario danno l’assalto sanguinoso alla cooperativa; poi attaccano quella di Novellara e successivamente bruciano la sede della CdL di Reggio Emilia, della “Giustizia”, del circolo socialista e della libreria.

Il 20 febbraio era previsto a Reggio il comizio dell’onorevole comunista Alceste Della Seta per lanciare il partito ma, due giorni prima, viene aggredito a Roma dai fascisti e il comizio salta. Mentre Luigi Repossi, dirigente nazionale, è a Reggio il 16 febbraio 1921 per un incontro con i comunisti reggiani, il cui giornale “Il Lavoratore Comunista”, arrivato nelle edicole il 13 febbraio, era stato immediatamente rastrellato dai fascisti. Delle copie nelle edicole ne fanno «un falò in piazza Battisti» a Reggio Emilia e diffidano la tipografia dal continuarne la pubblicazione.

Non uscirà mai più.

Lodovico Petit Bon, dirigente dei giovani comunisti reggiani – che morirà nel lager di Mauthausen nel 1944 – firma sul giornale un articolo dal titolo “Appena nati”: dove paragona il Partito comunista a un fiore che sboccia. In realtà è un parto fatto con il forcipe voluto dalla “ostetrica” russa, la Terza Internazionale di Lenin, convinta che anche in Italia, dopo la guerra mondiale, ci fossero le condizioni sociali e politiche per una rivoluzione proletaria vittoriosa a patto che nascesse il partito comunista costruito sul modello del partito bolscevico. Il parto col forcipe, si pensi alla sua nascita minoritaria e altamente conflittuale e sofferta, avviene proprio in coincidenza con il progressivo afflosciamento delle bandiere rosse.

Potrebbe sembrare un giudizio dettato dal “senno del poi”, ma non è proprio così perché, solo pochi mesi dopo, l’Internazionale cerca di ricucire con il massimalismo italiano contro il parere dei comunisti italiani. Se ne riparlerà, dopo varie altre drammatiche vicende, nel 1924, con Gramsci alla guida del partito e il PSI stremato da diverse scissioni ed espulsioni. Nel 1924 il «fare come in Russia» era già drammaticamente tramontato in Italia come in tutta Europa. Il “biennio rosso” (1919-20) era trascolarato in quello nero (1921-22), che aveva portato al potere, nell’ottobre 1922, Benito Mussolini.

In questo clima, il 17 aprile 1921, nella sede della Cooperativa metallurgici a Mancasale – protetto da uomini armati – si svolge il primo Congresso provinciale del Pc reggiano che elegge segretario Angelo Curti, e i membri del Comitato federale: Adelmo Pini, Sante Vincenzi, Cesare Bigi, Mussini, Attilio Gombia, Arturo Belloni, Fortunato Nevicati e Sereno Fantini.

Si discute anche delle prossime elezioni politiche, previste per il 15 maggio. La lista della Circoscrizione Parma-Modena-Reggio-Piacenza – che annoverava anche i reggiani Angelo Curti, Adelmo Pini, Ulisse Piccinini, Bruno Fortichiari (ma da tampo attivo a Milano) – è annullata dalla prefettura di Parma per irregolarità. Il Partito raccoglie complessivamente 304.719 voti e ottiene quindici deputati. In Emilia-Romagna i voti della sola Circoscrizione di Bologna-Ferrara-Ravenna-Forlì sono poco più di ventinovemila.

I mesi successivi sono scanditi dalle carte della prefettura, che registrano scioglimenti violenti di amministrazioni comunali, di agguati e uccisioni (a Cavriago, a Luzzara ecc.), ma che registrano anche volontà di resistenza al fascismo. In un telegramma della reale prefettura di Reggio, del luglio 1921, al ministero dell’Interno si legge: «In Cavriago da qualche giorno si andava notando un certo risveglio negli affiliati al Partito comunista. Si affermava anche essersi costituita in quel Comune una squadra di Arditi del Popolo…». Così come in altre località della provincia e nelle frazioni della città. Sono i giovani comunisti che vogliono ribellarsi alla violenza fascista.

Le speranze rivoluzionarie a Reggio Emilia si spengono, simbolicamente, nel pomeriggio del 28 novembre 1921, quando la Cooperativa metallurgica di Villa Mancasale, il luogo di ritrovo per eccellenza delle adunate comuniste, è invasa da un gruppo di fascisti. E alla fine del 1922, dopo la marcia su Roma, il numero dei militanti comunisti si è notevolmente assottigliato perché tanti comunisti, per sfuggire a condanne, processi, minacce emigrano all’estero come testimonia Angelo Curti, il primo segretario dei comunisti reggiani: «Nel 1923, dopo la marcia dei fascisti su Roma non mi era più possibile di lottare in Italia e fui costretto a emigrare in Francia».

Ma c’è anche chi è passato al nemico.