“Li potremmo chiamare i ‘misteri’ di Reggio Emilia. Fatti collegati al processo ‘Aemilia’ sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in regione e gli intrecci con la politica. Fatti che sono rimasti in ombra, nonostante il pm antimafia Roberto Pennisi (poi, guarda caso, non rinnovato nell’incarico alla Dda di Bologna) avesse approfondito i rapporti tra il partito democratico locale e i capi clan, secondo le segnalazione dell’Aisi (Agenzia di sicurezza interna).
Più volte in questi anni inchieste giornalistiche si sono soffermate su questi rapporti anomali, su cui è stato calato un silenzio tombale. Oggi il ‘mistero’ è stato riproposto da un approfondito articolo pubblicato dal Riformista. Crediamo sia indispensabile chiarire una volta per tutte se ci siano stati effettivi coinvolgimenti politici con i clan oppure si tratti di indizi senza fondamento. Di certo quanto emerso dal ‘caso’ Palamara e dagli storicizzati intrecci tra una parte della politica e una parte della magistratura potrebbe dare adito a sospetti e supposizioni. E non è un caso se il terremoto e gli scandali che stanno sconvolgendo la giustizia e la magistratura italiana sono, nei fatti, messi in sordina e silenziati dalla maggioranza dei media e dalle stesse Istituzioni”. Così il parlamentare romagnolo di Forlì della Lega Jacopo Morrone in una nota.
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