+Europa Reggio sul referendum: 5 Sì per una giustizia giusta

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Per iniziare Stella Borghi, attivista storica di +Europa, ha dato il benvenuto alla numerosa platea qualificata accorsa per l’evento, ed ai partecipanti al dibattito, compiacendosi anche del fatto che a Reggio è appena stato nominato il nuovo procuratore Paci. Ha proseguito poi ricordando quando alla fine degli anni Settanta subì intimidazioni dall’allora sindaco di Reggio Emilia, per le sue battaglie animaliste portate avanti anche come insegnante della scuola dell’obbligo.

Gianpietro Campani, segretario di +Europa,  ha ricordato innanzitutto che l’iniziativa referendaria in corso ci accomuna prima di tutto con il partito di Azione, ma anche con Italia Viva e Psi.
Come partiti riformisti cerchiamo di onorare al massimo lo strumento referendario, dal momento che è la più alta forma di democrazia popolare presente ad oggi nel nostro ordinamento. Siamo consapevoli e fiduciosi che è in atto anche la riforma Cartabia, che sicuramente dà già degli indirizzi da noi condivisi, ma crediamo che in ogni caso rispetto alla situazione attuale il referendum dia un’ulteriore spinta al miglioramento del Paese e della democrazia. Noi quindi esprimeremo 5 si in modo convinto, a difesa proprio della democrazia. Noi non siamo esperti del tema, che sicuramente è molto tecnico, per questo abbiamo invitato l’avvocato Cataliotti per chiedergli se davvero c’è bisogno o no delle implementazioni che chiede questo referendum.

L’avvocato Liborio Cataliotti, premettendo che il tema è effettivamente molto tecnico ed evidenzia la notevole disinformazione, anche se spesso e volentieri chi va a votare ai referendum molto partecipati non vota con consapevolezza dei quesiti (ma solo perché hanno intuito se questi hanno un senso oppure no per il miglioramento della democrazia).


Il codice penale italiano nasce nel 1930, con un’implementazione innovativa rispetto ai paesi anglosassoni: non è la magistratura che decide cosa sono i reati (in quanto giudice delle nostre vite), ma il reato è la violazione di una legge scritta (e scritta dal parlamento, che quindi è sopra ai magistrati, che devono solo interpretare ed applicare correttamente le leggi). Tutto ciò è stato ripreso poi all’interno della nostra costituzione.

L’avvocato ha detto negli ultimi anni si è fatto un uso distorto dei referendum, dopo i fasti degli anni Ottanta,  i referendum non devono essere troppo tecnici, come quelli sull’energia o sulle trivelle, ma devono parlare alle sensibilità ed alla coscienza degli italiani, per lasciare la parola ai cittadini sui grandi temi. Però questa volta a votare sarebbe importante andarci, nonostante i quesiti siano molto tecnici, proprio perché è in itinere una riforma, che tocca già da vicino 3 dei 5 quesiti del referendum, divenendo un sondaggio istituzionale anche per il governo (sarà un voto di indirizzo politico del corpo elettorale, rispetto al tema della giustizia).

Noi dobbiamo capire che idea della giustizia penale vogliamo noi e qual è il livello di autonomia che deve riacquistare la politica rispetto alla magistratura (che via via è diventata settaria) ed ai principi della nostra costituzione.

A conclusione dell’evento Stella Borghi ha poi ricordato che ad oggi non esiste una responsabilità civile diretta per i
magistrati ed il cittadino che abbia subito un danno derivante da una causa, a causa della “Legge Vassallo”, non può rivalersi direttamente sul magistrato, ma deve intentare una causa contro lo Stato. Dall’altra parte invece negli ultimi 30 anni oltre 30.000 persone hanno ricevuto un indennizzo dallo Stato per ingiusta detenzione, e la spesa che noi tutti (come contribuenti) abbiamo dovuto sostenere per questi risarcimenti, ammonta a quasi 900 milioni di euro.

Per questo invitiamo la cittadinanza tutta a partecipare il 12 giugno alla “chiamata alle urne”, per esprimersi sui 5 quesiti del referendum correlato alla riforma della giustizia, a cui noi come +Europa diciamo: 5 Sì per una giustizia giusta (con i sì verranno abrogate alcune norme ad oggi non più attuali).