Duecento anni fa il rogo alla Basilica di San Paolo, poi il Papa chiese aiuto a un reggiano

3_l’incendio della Basilica di San Paolo_1823

Esattamente duecento anni or sono, nella notte tra il 15 e il 16 luglio 1823 un furioso incendio si sviluppò a Roma nella Basilica di San Paolo fuori le mura; durò varie ore, favorito da un forte vento e distrusse buona parte dell’edificio sacro. La chiesa sorgeva allora in una zona isolata, malarica e la più vicina caserma dei vigili del fuoco era a piazza di Sant’Ignazio; per cui i pompieri arrivarono solo dopo le ore 3 del 16 luglio. Era allora papa Pio VII. Le fiamme provocarono il crollo del tetto; il calore produsse l’esplosione delle antiche colonne. Solo nella mattinata del 16 luglio l’incendio fu domato. Il successore Leone XII (il cui pontificato dirò dal 1823 al 1829) si rivolse a tutti i fedeli perché sostenessero la ricostruzione della Basilica; fu l’architetto modenese Luigi Poletti a dirigerne la ricostruzione e la decorazione.
Le cause dell’incendio furono allora considerate prodotte da interventi di manutenzione in corso sul tetto.
Problema che si dovette affrontare subito fu quello della sicurezza antincendio, come richiesto da papa Gregorio XVI, il bellunese Bartolomeo Cappellari, che regnò dal 1831 al 1846. La riapertura della chiesa avvenne nel 1840 e la riconsacrazione nel 1855 alla presenza di Pio IX.
Poletti chiese aiuto allo scienziato e astronomo gesuita reggiano padre Angelo Secchi e al fisico Giacomo Luswergh per la realizzazione del sistema antincendio.


Tale sistema, poi rimosso, prevedeva l’ installazione di cinque parafulmini e l’istituzione di una caserma dei vigili del fuoco vicino alla Basilica.
“Tra i mesi di ottobre 1867 e giugno 1870 – scrivono ancora Minica Calzolari e Stefano Marsella in una relazione presentata in occasione delle celebrazioni del bicentenario della nascita del gesuita reggiano – infine, Poletti, Secchi e Luswergh progettarono sotto la direzione di Secchi un impianto chiamato  apparecchio di salvamento in caso di incendio, costituito da un insieme completo di pompe con contenitori d’acqua posizionati in vari punti della fabbrica e di tutti gli accessori necessari. Dal punto di vista storico la parte più interessante di questo sistema riguarda il progetto ideato da padre Secchi e da Luswergh e la realizzazione e l’installazione da parte di quest’ultimo fra il 1867 e il 1872 di un apparecchio termoelettrico avvisatore d’incendi, che consisteva in 21 termometri di sicurezza,  2 batterie elettriche il cui funzionamento era basato sul sistema Leclanché, un telegrafo posto nella casa del guardiano della Basilica e una serratura speciale con solo tre chiavi, per lo sportello di accesso al soffitto”.
Dunque, padre Secchi  non solo fu astronomo, ma esperto in sistemi antincendio e si occupò anche di terremoti.

Giuseppe Adriano Rossi