Disobbedienza fiscale dei pubblici esercizi, Confcommercio Reggio: “Il confronto con le istituzioni è cruciale”

Vorrei ma non posso ristoratori reggiani RE

Le scadenze fiscali notificate a metà marzo ai ristoratori di Reggio hanno riacceso le proteste degli esercenti reggiani per le restrizioni che – in particolar modo in queste settimane di Emilia-Romagna zona rossa – mettono in forte difficoltà i pubblici esercizi, i quali possono contare al momento soltanto sulla vendita da asporto (fino alle 18 per i bar, fino alle 22 per i ristoranti) e sulla consegna a domicilio (senza limiti di orario).

In un video diffuso dall’associazione “Ristoratori responsabili” è stata annunciata una campagna di disobbedienza fiscale: “Non siamo evasori, ma non è accettabile che ci vengano chieste le tasse come se questo fosse stato un anno normale di lavoro. Non lo è stato e abbiamo comunque dovuto fronteggiare delle spese. Ora i soldi sono finiti. Non possiamo più pagare i costi di questa pandemia senza certezze, ma soprattutto senza il rispetto che si deve a ogni cittadino che si è sempre mosso all’interno delle leggi e delle regole. Chiediamo programmazione, rispetto e sostegno, altrimenti non ci sarà più una ristorazione!”.

Il grido di disperazione lanciato dai pubblici esercizi “risuona giustamente nelle vie e nelle piazze deserte delle nostre città”, ha concordato il presidente provinciale reggiano della Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) di Confcommercio-Imprese per l’Italia Fabio Zambelli: “Le proteste sono ovviamente condivise: le ingiustizie e iniquità che provano questi ristoratori e il senso di impotenza sono anche le mie”.

Zambelli, tuttavia, ha anche sottolineato un altro aspetto nel tentativo di stemperare la radicalità della protesta: “Ogni giorno la Fipe fa qualcosa per arginare la crisi: discutere l’impianto del decreto sostegno, bloccare gli aumenti contrattuali di marzo 2021, ribattere a Inail la distanza dei due metri, battere i pugni sui tavoli del Pnrr e tanto altro. Alimentare queste legittime proteste non ci farebbe più sedere a quei tavoli, dove andiamo a discutere cose così importanti”.

La gravità e la delicatezza della situazione dei pubblici esercizi, dunque, secondo Zambelli “richiedono sforzi, energie e confronto deciso, continuo e serrato. So che queste cose non valgono tanto quanto la protesta di pancia, che ripeto è legittima, ma dobbiamo riuscire a far convivere le due cose: senza l’operato della Federazione tante cose non le avremmo nemmeno ottenute”.