di Maurizio Frignani, iscritto Pd Centro Storico Reggio Emilia
Tutti o quasi gli ultimi sondaggi nazionali indicano che il Pd, il tanto bistrattato Pd, è tornato a essere il primo partito. Non male per una formazione politica che nei suoi quindici anni di storia è stata abbondantemente maltrattata dagli avversari (il che è normale), ma soprattutto dai propri dirigenti (il che è quantomeno singolare).
Non dimentichiamo che nel periodo in questione si sono avvicendati 8 (otto!) segretari, di cui la metà usciti per scissione o letteralmente fuggiti dal ruolo. Ma nonostante tutto, il senso di responsabilità di chi è rimasto e la compattezza e l’affidabilità dimostrati nel gestire il paese in questa pandemia ci consegnano un clima in cui è possibile svolgere finalmente un congresso provinciale non viziato da logiche nazionali.
Dopo quasi due anni dall’uscita di Andrea Costa, è finalmente arrivato il momento di una discussione aperta e franca sul partito a Reggio Emilia, non a Roma o altrove. Veniamo da un periodo difficile (e tutt’altro che finito) in cui l’impossibilità fisica di incontrarsi ha influito su tutte le forme di relazione, compresa ovviamente quella politica. E dobbiamo solo ringraziare chi, come Gigliola Venturini, ha tenuto le fila della nostra comunità politica con un impegno generoso e disinteressato.
I candidati di cui si parla sui giornali sono tutti sindaci o ex sindaci. Non c’è nulla di strano in questo. I sindaci sono rimaste le uniche figure con una legittimazione popolare, derivante dal processo elettorale. La capacità amministrativa non si traduce però sempre e automaticamente in autorevolezza politica, anche se è indubbio che in molti casi i sindaci rappresentino a tutti gli effetti il Pd, esercitando una vera e propria supplenza. Lo stesso sindaco di Reggio, come tanti suoi colleghi italiani delle città capoluogo, volente o nolente, è stato ed è la personalità più nota e influente del partito.
Questo fenomeno ora pare normale, ma è il frutto di un indebolimento costante – numerico e soprattutto qualitativo – della militanza politica. Non c’è nulla di male in un partito che funziona quasi solo come comitato elettorale e che tra un’elezione e l’altra si affida totalmente ai propri eletti. Non mi piace ed è la negazione del partito di massa, ma è un modello rispettabilissimo.
Il problema è che non funziona.
Perché la ragion d’essere dell’impegno politico non può essere solo la buona amministrazione.
Perché le primarie non sostituiscono il dialogo e il confronto con le persone in carne e ossa.
Perché senza radicamento (cioè occhi e orecchie aperte a quello che succede sul territorio) si perde il polso della situazione e ci si stupisce poi dei non pochi comuni che in questa provincia abbiamo perso a causa di divisioni interne e candidature imbarazzanti.
Il calo degli iscritti è una conseguenza anche di un progressivo ritiro del partito dal suo ruolo, spesso giustificato dalla necessità dell’autonomia dei singoli circoli, in realtà dovuto all’incapacità politica di affrontare i problemi e prendere decisioni. Inoltre l’invecchiamento dello zoccolo duro dei militanti e la triste e umiliante fine di momenti di orgogliosa partecipazione collettiva come FestaReggio hanno indebolito ulteriormente la nostra rete.
In conclusione auspico che i candidati, chiunque siano, si dimostrino consapevoli dei problemi da affrontare e delle opportunità da cogliere. È mia opinione che questo richieda uno sforzo individuale notevole, sicuramente a tempo pieno, se si vuole ridare slancio e vita a un’organizzazione che voglia essere espressione di una vera comunità politica.
Spero che la presentazione dei candidati e il sostegno alle loro candidature sia un’occasione di trasparenza che sottragga un momento così importante ai gossip giornalistici e alle riunioni da caminetto. Sui temi di cui ho parlato (e ovviamente tanti altri) mi attendo risposte e proposte ed è sulla base di quelle che orienterò il mio voto.
Sarò forse vecchia scuola, ma l’elezione di un segretario non è mai semplicemente la scelta di una persona, ma anche quella di una linea politica. Questa è la vera discontinuità di cui abbiamo bisogno.
Maurizio Frignani (iscritto Pd Centro Storico Reggio Emilia)
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