Strage di Cibeno, cerimonia al campo di Fossoli

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“Il dolore del ricordo è un dovere per chi rappresenta le Istituzioni, un vero e proprio monito cui dobbiamo ancorare il nostro presente. Per questo essere qui oggi a Fossoli, dove il 12 luglio di 76 anni fa 67 persone vennero trucidate dalla follia nazifascista, testimonia che la Regione Emilia-Romagna non dimentica i valori di libertà e democrazia su cui è fondata la nostra Repubblica. E non dimentica i suoi martiri, le tante donne e i tanti uomini che nella nostra regione persero la vita avendo scelto di stare dalla parte della libertà e che contribuirono a fare di quei valori i pilastri delle nostre comunità”.

Così il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, che ha partecipato alla commemorazione dell’anniversario dell’eccidio del 12 luglio 1944 presso il poligono di tiro di Cibeno, un quartiere di Carpi (Mo), in cui furono trucidate 67 persone recluse nel Campo di Fossoli. Le vittime provenivano da 27 province italiane, avevano diversa estrazione sociale e rappresentavano le tante anime dell’antifascismo presenti nel Paese.

“Restituire soprattutto ai giovani la trama del presente che origina dalla nostra storia repubblicana- prosegue Bonaccini- è uno dei doveri che abbiamo avuto ben chiari da subito, fin dalla scorsa legislatura, nella quale, primi in Italia, abbiamo approvato la legge regionale sulla Memoria del Novecento, finanziando attività e progetti di ricerca, formazione e divulgazione di istituti storici, enti e fondazioni, Comuni, rivolti soprattutto alle scuole”.

La legge regionale sulla Memoria è finanziata con un milione di euro all’anno (3 milioni già stanziati per il triennio 2019-2021). A partire dal 2016, poi, grazie a un accordo siglato con la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Comune di Carpi, la Regione ha investito sulla valorizzazione del Campo di Fossoli con un primo stanziamento di 1 milione di euro, cui si sono aggiunti altri 3,5 milioni dal Ministero dei Beni culturali. Interventi per realizzare un centro visitatori con un museo multimediale, un luogo di studio, un laboratorio didattico e uno spazio espositivo e per il recupero delle parti originarie della struttura.

Nell’ex Campo si registrano circa 30mila visitatori all’anno, costituiti prevalentemente da studenti e gruppi di scuole.

“Conoscere la propria storia per non doverne rivivere i capitoli peggiori- sottolinea Bonaccini- è oggi tema quanto mai attuale. Nessun tentativo revisionista o negazionista può e deve avere spazio. Essere qui oggi e ribadire con un impegno costante e in ogni gesto quotidiano, la forza della democrazia e della Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza e dalla lotta di Liberazione, diventa quindi un imperativo che vogliamo onorare. Lo dobbiamo a quei 67 martiri, alle loro famiglie e a tutti quelli che sono caduti per renderci uomini e donne liberi, in una parola, umani”.

Costruito nel 1942 dal Regio Esercito per imprigionare i militari nemici, nel dicembre del 1943, Fossoli fu trasformato dalla Repubblica Sociale Italiana in Campo di prigionia e dal marzo del 1944 diventa Campo poliziesco e di transito, utilizzato dalle SS tedesche come anticamera dei lager nazisti. I circa 5mila internati politici e razziali che passarono da Fossoli ebbero come destinazioni i campi di Auschwitz-Birkenau, Mauthausen, Dachau, Buchenwald, Flossenburg e Ravensbrück. Nel 1996 è nata una Fondazione con lo scopo di diffondere la memoria storica, attraverso la conservazione e valorizzazione del Campo.