Centri estivi in aiuto a famiglie: 3 ipotesi

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Attività preferibilmente all’aperto, aerazione costante e sanificazione degli ambienti in caso di soggiorno al chiuso. Bambini organizzati in piccoli gruppi seguiti da sempre dallo stesso educatore (o più d’uno),accolti su più turni, con fasce orarie diversificate in modo da evitare assembramenti ed evitando contatti tra diversi gruppi. E ancora, triage all’ingresso, attenzione ai contatti, utilizzo da parte degli educatori dei dispositivi di protezione individuale, massima attenzione ai principi di igiene e pulizia, sanificazione dei giocattoli a fine giornata, e stop agli spettacoli di fine soggiorno.
Sono solo alcune delle prime proposte per immaginare la graduale riapertura dei Centri estivi in Emilia-Romagna, che la Regione ha elaborato grazie al confronto con amministratori locali, coordinamenti pedagogici territoriali, soggetti gestori, Terzo settore, esperti in campo educativo e sanità pubblica, ed altri contributi pervenuti.
Proposte che questa mattina la vicepresidente con delega al Welfare, Elly Schlein, ha presentato in videoconferenza alla ministra della Famiglia, Elena Bonetti, e a quella dell’Istruzione, Lucia Azzolina; e che saranno messe a disposizione della Conferenza delle Regioni e del Governo, per dare un contributo propositivo in vista delle valutazioni dell’Esecutivo sulla riapertura dei Centri estivi.

Servizi educativi per la prima infanzia . Mentre i Centri estivi potrebbero partire da giugno, non appena concluso il ciclo scolastico (con modalità a distanza), resta aperta la questione della sospensione dei servizi educativi per la prima infanzia (0-3 anni), caratterizzati da un contatto fisico costante, continuo, prezioso e del tutto inevitabile tra i bambini stessi e tra i bambini e gli educatori. L’auspicio è che le proposte sui centri estivi consegnate al Governo possano stimolare anche sperimentazioni utili per quanto riguarda i servizi educativi per l’infanzia.

Parliamo di servizi educativi che offrono accoglienza ai bambini piccolissimi (12-36 mesi) assieme ai loro genitori, o adulti accompagnatori. Per questo tipo di servizio si possono ipotizzare soluzioni sperimentali prevalentemente orientate al gioco, al movimento, ad attività educative guidate dall’adulto. Con particolare attenzione al problema del distanziamento fisico, perché nel caso dei bambini più piccoli le pratiche di cura che riguardano il corpo e la comunicazione affettiva sono parte essenziale del lavoro educativo; si potranno pertanto gestire seguendo specifiche indicazioni precauzionali, ma non eliminare del tutto. Così come la socialità, che essendo un bisogno primario nell’infanzia potrà essere vigilata ma non totalmente impedita.
Una simile riorganizzazione comporta necessariamente costi aggiuntivi, legati alla necessità di un corposo potenziamento del personale (educatori e ausiliari), all’aggravio delle procedure di igienizzazione e alla gestione del triage quotidiano all’ingresso. Fondamentale quindi la prospettiva annunciata dalla Ministra Bonetti di un significativo sostegno economico dello Stato alla ripartenza in sicurezza delle attività estive, cui accompagnare lo sforzo congiunto anche di Regioni ed enti locali.