Nel giugno del 2015, in seguito a un’inchiesta contro la pedopornografia che aveva toccato diverse province italiane, un uomo di 50 anni residente a Campagnola Emilia, in provincia di Reggio, era stato arrestato con l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico, aggravata dall’utilizzo di mezzi per impedire l’identificazione dei dati di accesso a un rete telematica.
Adesso, a distanza di sette anni, l’uomo – che per quella vicenda aveva già scontato 6 mesi e 6 giorni di reclusione – è tornato in carcere, dove dovrà scontare la pena residua di un anno, 5 mesi e 24 giorni. Nel settembre del 2018, infatti, il giudice per l’indagine preliminare del tribunale di Bologna lo aveva riconosciuto colpevole del reato contestatogli, condannandolo a due anni di reclusione con l’interdizione perpetua dagli uffici di tutore e curatore e l’interdizione per due anni dagli uffici pubblici.
La condanna, confermata anche in appello nel settembre del 2020, adesso è divenuta esecutiva dopo che la Corte di cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’uomo. Appena l’ufficio esecuzioni penali della procura di Bologna ha emesso il provvedimento di carcerazione, i carabinieri di Campagnola Emilia hanno rintracciato il cinquantenne presso la sua abitazione e lo hanno condotto nella casa circondariale di Reggio.
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