In Emilia-Romagna verso la graduale riapertura i centri diurni per persone con disabilità

centro diurno

Turni di frequenza differenziati e utenti organizzati in piccoli gruppi stabili di massimo cinque persone, riorganizzazione degli spazi interni, rispetto delle norme igieniche e di sanificazione, utilizzo delle mascherine, test sierologici, predisposizione di un progetto personalizzato formulato con l’utente e la famiglia: sono alcune delle nuove regole dettate dalla Regione Emilia-Romagna per far riaprire gradualmente – già da questa settimana – le attività dei centri diurni per persone con disabilità.

Le linee guida, approvate dalla giunta nell’ambito del Piano regionale per la riorganizzazione dei servizi sociosanitari, sono state definite per consentire il riavvio delle attività dei centri diurni garantendo la sicurezza di utenti, famiglie e operatori in questa seconda fase dell’emergenza Coronavirus. Le regole sono state redatte dopo un confronto con enti locali e Anci, enti gestori, organizzazioni sindacali e federazioni regionali delle associazioni di persone con disabilità e loro famiglie.

La Regione, per garantire una puntuale conoscenza dell’evoluzione di questa fase su tutto il territorio, ha previsto un sistema di mappatura della riattivazione dei servizi tramite un monitoraggio regionale di livello distrettuale, attraverso gli Uffici di piano e le aziende sanitarie. In Emilia-Romagna sono 195 i centri diurni socio-riabilitativi e 84 i centri socio-occupazionali, che ospitano quotidianamente oltre cinquemila persone con disabilità gravi e gravissime: per la maggior parte sono gestiti da cooperative sociali. Ogni struttura potrà riaprire le porte dopo aver condiviso il proprio piano con i Comuni e le aziende sanitarie di riferimento, gli operatori, i rappresentanti sindacali e le famiglie.

Per assicurare il distanziamento fisico, ciascun centro dovrà individuare nuove modalità di frequenza, suddividendo gli utenti in piccoli gruppi (formati da un massimo di cinque persone) che frequenteranno il servizio su turni giornalieri (mattina e/o pomeriggio) e/o in giorni alternati di frequenza – su base settimanale. Per aumentare la capacità di accoglienza del servizio potrà essere programmata l’apertura anche nei fine settimana e nel periodo estivo.

In accordo con il Comune e le aziende sanitarie, l’ente gestore dovrà garantire priorità di accesso alle situazioni di maggiore gravità e fragilità del nucleo familiare. Andrà comunque assicurata a tutti gli utenti la frequenza del servizio. Per ogni utente dovrà essere formulato – in accordo con le famiglie – un progetto personalizzato che, oltre alla frequenza parziale del centro, potrà prevedere anche ulteriori interventi, a distanza o domiciliari. Questi ultimi potranno coinvolgere gli utenti individualmente o in piccoli gruppi, rispettando il distanziamento e con uso di mascherine per tutti gli operatori e gli utenti che le possano utilizzare.

Per quanto riguarda gli operatori, l’ente gestore potrà concordarne il numero con Comuni e aziende sanitarie, modificando il rapporto utente/operatore per garantire il rispetto delle norme di sicurezza, in particolare per la vigilanza e il sostegno alle persone disabili che hanno difficoltà a mantenere il distanziamento, per cui si prevede di intervenire con un operatore per ogni utente.

Il trasporto delle persone che frequentano i centri diurni dovrà essere effettuato in sicurezza, garantendo la sanificazione dei mezzi, il distanziamento e l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale da parte degli operatori e, se possibile, anche da parte degli utenti con disabilità.

Con una cadenza periodica concordata con le aziende Usl territorialmente competenti, agli operatori e agli utenti dei centri diurni sarà effettuato il test sierologico per determinare l’eventuale avvenuto contatto con Covid-19.

Per quanto riguarda il finanziamento e la remunerazione delle attività saranno utilizzate le risorse dei fondi nazionale e regionale per la non autosufficienza, comprese quelle del “Dopo di noi” e “Vita indipendente”. Risorse aggiuntive arriveranno infatti dallo Stato che, con il decreto Rilancio, aumenterà il Fondo nazionale per la non autosufficienza di 90 milioni di euro, e che destinerà 40 milioni per il 2020 per finanziare un apposito canale di sostegno per le strutture semiresidenziali per persone con disabilità.

Per la vicepresidente della Regione e assessora regionale al welfare Elly Schlein e per l’assessore regionale alle politiche per la salute Raffaele Donini “con le linee guida i centri diurni per persone con disabilità potranno riprendere le proprie attività in sicurezza. La riapertura sarà graduale, attraverso la rimodulazione dei servizi a livello distrettuale e la co-progettazione con gli enti gestori nel rispetto delle linee guida, ma è importante riavviare subito dove possibile l’attività, che rappresenta un supporto fondamentale e insostituibile anche per le famiglie. É importante che le strutture già in grado di rispettare le regole riaprano al più presto, perché a causa del lungo isolamento le persone con disabilità rischiano di vedere compromessi l’autonomia e il livello di partecipazione sociale raggiunti; al tempo stesso, le famiglie hanno bisogno di sentirsi sollevate dopo un periodo così lungo e faticoso di assistenza dei propri cari. Naturalmente non possiamo fare nessun passo indietro sulla sicurezza e l’attenzione sul rischio contagio deve rimanere massima. Occorre essere prudenti e rispettare rigorosamente i protocolli di sicurezza definiti per la tutela di ospiti, famiglie e personale”.