Sequestro alle poste di Pieve, Amato condannato a 6 anni e 4 mesi. Poi la minaccia: “La Beretti è un morto che cammina”

Francesco Amato sequestro Pieve Modolena

Giovedì 11 luglio, al termine di un’udienza piuttosto convulsa, il giudice del tribunale di Reggio ha condannato a 6 anni e 4 mesi di reclusione il 56enne Francesco Amato, accusato di sequestro di persona e porto abusivo di armi per aver fatto irruzione e tenuto in ostaggio per otto ore – sotto la minaccia di un coltello – cinque persone (la direttrice della filiale e quattro dipendenti) all’interno dell’ufficio postale di Pieve Modolena lo scorso 5 novembre.

Amato, al momento del gesto, era oltretutto latitante, dopo essere stato già condannato in primo grado a 19 anni e un mese di carcere per associazione mafiosa nell’ambito del maxiprocesso Aemilia. Per questo nuovo processo il pubblico ministero Berardi aveva chiesto per l’imputato la condanna a 10 anni di carcere, ma al 56enne sono state riconosciute le attenuanti generiche che hanno ridotto la pena complessiva.

Ma i guai giudiziari di Amato rischiano di non finire qui: durante le dichiarazioni spontanee rese durante l’udienza, infatti, Amat (collegato in videoconferenza dal carcere di Terni, dove è attualmente detenuto) ha pronunciato per ben due volte la minacciosa frase “È un morto che cammina”, rivolta all’indirizzo della presidente del tribunale di Reggio Cristina Beretti; tanto che, dopo la lettura del dispositivo della sentenza, la giudice monocratica Silvia Guareschi ha disposto l’invio del verbale dell’udienza alla procura per ulteriori accertamenti su eventuali reati che si potrebbero configurare nelle parole del 56enne, che alla luce di quanto detto rischia dunque un ennesimo processo.

I sindacati Cgil, Cisl e Uil di Reggio hanno espresso con una nota congiunta “ferma e assoluta condanna in merito alle frasi minacciose e sprezzanti rivolte alla presidente del tribunale di Reggio dal pregiudicato Francesco Amato”. Alla dott.ssa Beretti, peraltro già sotto scorta per altre minacce ricevute lo scorso anno, “va la piena solidarietà delle organizzazioni sindacali, testimoni del rigore professionale sempre mostrato dalla presidente del tribunale nell’adempimento dei propri compiti”.

Rigore, hanno aggiunto i sindacati reggiani, “al quale la dottoressa Beretti ha spesso affiancato spiccate doti di sensibilità umana: lo dimostra la stessa vicenda del sequestro di persone all’ufficio postale di Pieve, per il quale Amato è stato condannato. L’intervento della presidente ha consentito di chiudere quella vicenda senza spargimento di sangue, nell’interesse non solo delle vittime ma anche dello stesso Amato, il cui spessore criminale esce confermato dalle nuove inaudite minacce pronunciate durante un’udienza giudiziaria”.

“Siamo certi – hanno concluso Cgil, Cisl e Uil – che la procura di Reggio saprà correttamente valutare la portata di quella frase pronunciata due volte in aula. Assicuriamo alla presidente minacciata e a tutti i cittadini il nostro impegno e una forte azione di vigilanza affinché episodi simili non abbiano a ripetersi e vengano immediatamente censurati e denunciati”.

Una netta condanna di quanto accaduto è arrivata anche dalla deputata reggiana del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni, che in un tweet ha sottolineato come “questo atteggiamento è davvero inaccettabile. A lei va la mia vicinanza e quella delle istituzioni”.