Reggiolo. Riapre santa Maria Assunta, la chiesa più danneggiata dal sisma 2012

chiesa_reggiolo

“Il terremoto: 3070 giorni dopo”. Questo potrebbe essere il “titolo” di un diario se qualcuno volesse raccontare cosa è accaduto a Reggiolo dal 29 maggio 2012 al 24 ottobre 2020. Tanta la strada fatta da quelle drammatiche giornate di fine maggio di otto anni, e non solo in termini metaforici. Soprattutto a Reggiolo questo è immediatamente tangibile. Nella provincia di Reggio Emilia, da subito, Reggiolo risultava essere, infatti, il Comune più colpito dalle scosse simiche: inagibili tutti gli edifici pubblici (municipio, biblioteca, scuole, teatro); feriti i più significativi monumenti di arte e storia (rocca medievale, chiese, ville storiche); non sicure la quasi totalità di abitazioni private e pubblici esercizi.
Da quel momento, dopo analisi dei danni, studio delle criticità, proposte per i recuperi, la sinergia tra Istituzioni e privati sono stati il motore che ha dato il via a una molteplicità di interventi che – dopo la fase emergenziale – hanno consentito in pochi anni la riapertura di tanti edifici e di intere aree urbane, precedentemente precluse per ragioni di pubblica incolumità.

A Reggiolo, dopo il progressivo recupero delle chiese delle frazioni del capoluogo, e mentre ci si prepara al varo del grande cantiere che vedrà il sorgere dei nuovi locali di ministero pastorale finalizzati all’accoglienza e alla formazione in particolare delle giovani generazioni reggiolesi, finalmente la Comunità cristiana potrà varcare la soglia della sua chiesa maggiore, chiusa al culto per ben 3070 lunghissimi giorni. Circa oltre 3 milioni di euro quelli investiti in questa prima fase dei lavori con risorse pubbliche e private; già assegnati dalla Regione Emilia Romagna un altro milione di euro per il completamento dei lavori strutturali, mentre sono state e saranno ancora a carico della parrocchia le opere di finitura e di adeguamento funzionale.

Alla vigilia della solenne riapertura dell’edificio sacro, a presentare alla Stampa i lavori fatti e i risultati conseguiti sono stati il Sottosegretario alla Presidenza della Regione Emilia Romagna, Davide Baruffi, la Funzionaria della Soprintendenza Valentina Oliverio, che ha sorvegliato la maggior parte dei lavori di recupero, il Sindaco di Reggiolo, Roberto Angeli; mons. Alberto Nicelli, Vicario Generale di Reggio Emilia-Guastalla e Angelo Dallasta direttore dell’Ufficio beni culturali della Diocesi, con il parroco di Reggiolo d. Francesco Avanzi.

Il Sottosegretario ha espresso il più vivo compiacimento per l’intervento, ricordando come «Ogni volta che si riapre qualcosa, il nostro pensiero corre immediatamente a chi non c’è più e alle vittime del terremoto. La ricostruzione, per noi che abbiamo vissuto il sisma, prima di essere una serie di numeri e dati, è fatta di persone in carne ed ossa, che hanno sofferto e che avevano bisogno di ritrovare la loro normalità. Per questo siamo partiti dalla scuola e dal lavoro. Ma una comunità vive anche dei propri spazi di incontro e di socialità, di cultura e di preghiera. In questo, le chiese hanno un posto tutto particolare, perché rappresentano anche la parte essenziale del nostro patrimonio architettonico e della nostra identità».
«La Soprintendenza partecipa a questa “rinascita” al fianco degli Enti e delle Istituzioni che, sin dalle prime fasi della messa in sicurezza, hanno operato in uno spirito di collaborazione sostanziale e continua, potendo contare sull’energia e il carattere volitivo della comunità reggiolese che hanno accompagnato e sostenuto l’impegno dei funzionari , dei tecnici e dei professionisti direttamente coinvolti», questo il commento dell’Organo periferico del Ministero per i Beni culturali alla vigilia di una giornata storica per l’intero Paese di Reggiolo.

Il Vicario Generale, mons. Nicelli, ha espresso la soddisfazione della Diocesi per le sinergie poste in campo: «Senza l’apporto di tutte le Istituzioni preposte non sarebbe stato possibile raggiungere oggi questo traguardo e avere la gioia immensa di restituire alla Comunità Parrocchiale di Reggiolo la propria chiesa, che è a un tempo un luogo fisico e un luogo dello Spirito. A livello diocesano resta ancora tanto lavoro da fare, ma la strada percorsa insieme con la Regione, il Ministero, i Comuni, le Parrocchie coinvolte, ha dato e continua a dare frutti abbondanti».

A illustrare le scelte tecniche messe in atto per il recupero dell’edificio è stata l’arch. Ilaria Gasparini dell’omonimo studio reggiano di progettazione, che ha messo in luce le difficoltà dell’intervento e le metodologie applicate per ridare alle strutture ferite la capacità di reagire positivamente a possibili future sollecitazioni telluriche.

A riaprire simbolicamente la porta della chiesa sarà il vescovo di Reggio Emilia, mons. Massimo Camisasca che presiederà la solenne celebrazione eucaristica domenica 25 ottobre alle ore 17.00.

L’edificio
Attestata dal XVI secolo, la parrocchiale di Reggiolo si presenta oggi con un impianto architettonico radicalmente diverso da quello che la “pianta Marliani” documenta a metà Seicento.
L’attuale configurazione della chiesa è dovuta, infatti, al progetto del modenese Cesare Costa (1858-1868), che rielabora la precedente proposta di Pietro Sottili (1846), di fatto ricostruendo l’edificio che, tuttavia, ingloba parte delle antiche strutture e soprattutto il cappellone realizzato nel primo Settecento per ospitare l’affresco miracoloso della Madonna delle Grazie.
Il progetto del Costa, già attivo a Reggio nella costruzione del Teatro Valli, pur mantenendo un impianto a tre navate, accentua la baricentricità spaziale segnata da una bassa cupola, di fatto proponendo una pianta a croce greca allungata. I rari ed esili pilastri contribuiscono a dare unitarietà all’ambiente, attribuendo così una maggiore enfasi allo spazio, non vincolato dalla sequenza longitudinale.
Settecentesco è la sobriamente elegante torre campanaria, ricostruita a seguito di una situazione di grave crisi strutturale dell’antico campanile.

I danni del sisma
I movimenti tellurici del 20 e 29 maggio 2012 hanno fortemente messo in crisi le strutture del complesso parrocchiale. Danni sono stati immediatamente registrati alle sacrestie e ai locali pertinenziali della chiesa. Ma a subire i maggiori contraccolpi delle scosse sismiche sono stati il bellissimo campanile e l’elegante edificio di culto. Questo è stato interessato da significative lesioni agli alzati e da gravi sconnessioni e crolli parziali in più punti delle volte della chiesa, con lesioni negli archi e negli architravi longitudinali; schiacciamento alla base dei pilastri; ribaltamento dei fronti, danni che hanno immediatamente reso inagibile l’edificio.
Non meno gravi le lesioni subite dal campanile, con i piedritti della cella campanaria ruotati su se stessi e rischi di parziale collasso strutturale.

I lavori di recupero
Il progetto di restauro e consolidamento dell’edificio, studiato in via esecutiva dallo studio Gasparini Associati di Reggio Emilia e finanziato dalla Regione Emilia Romagna, ha avuto come obiettivo di risarcire i danni del sisma con il consolidamento strutturale e la risoluzione dei gravi problemi statici che minavano la stabilità della chiesa.
Gli interventi hanno comportato opere di incatenamento, riparazione e consolidamento delle murature, ricostruzione delle volte parzialmente crollate e consolidamento di tutti gli impalcati, il consolidamento generale del campanile, il restauro delle finiture superficiali sui fronti interni ed esterni, il rifacimento degli impianti termici ed elettrici . Quest’ultimo intervento ha beneficiato anche di un contributo messo a disposizione dai fondi 8×1000 della Chiesa Cattolica, mentre l’impianto di illuminazione è stato realizzato grazie al generoso contributo di Fabio Storchi.