Reggio. Lega: Saman, sdegno per parole Marwa Mahmoud (Pd), ora si dimetta

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Scrive in una nota il gruppo consiliare della Lega di Reggio: “Le parole della consigliera del Pd Marwa Mahmoud, nel consiglio comunale di lunedì, sulla nostra mozione per vietare l’accesso col burqa nei pubblici uffici, provocano sdegno e sconcerto. Questo perché la consigliera Mahmoud, nel parlare del caso della povera Saman che ha scosso tutta l’Italia, non ha fatto alcun riferimento alla matrice religiosa del possibile delitto ma, anzi, ha sottolineato come Saman girasse senza velo, come a voler far passare un messaggio di libera scelta. Da quanto emerge dagli inquirenti, proprio perché ha scelto di non rispettare i dettami religiosi islamici è stata uccisa. Un tentativo di cancellare il collegamento sconcertante”.

“Un passaggio grave”, secondo la Lega reggiana, “che ha trovato il silenzio e nessun coro di dissenso dai colleghi di maggioranza, come a voler sminuire l’accaduto. Ancora una volta non vi è alcuna presa di posizione forte e decisa contro queste barbarie da parte degli esponenti del Pd che, anzi, si genuflettono pericolosamente verso delle comunità che adottano pratiche del tutto incompatibili con il nostro diritto e vivere civile. Il messaggio passato dagli esponenti della maggioranza è stato quasi come che sia “la donna che sceglie di indossarlo”, un messaggio del tutto fuorviante e che nasconde una visione preoccupante del problema”.

Il fatto, per la Lega, “è ancora più grave perché la consigliera Mahmoud è presidente della Commissione diritti umani e collaboratrice della fondazione Mondinsieme. La consigliera sottolinea poi nel suo intervento come “la religione è un giustificato motivo al venir meno del rispetto dei principi di sicurezza di riconoscimento“: vorrei ricordare alla consigliera che in Italia vige il diritto che impone di farsi riconoscere, e non la sharia. Per concludere sostiene che a Reggio nessuna donna musulmana indossa burqa o niqab: la invitiamo a fare un giro nel mercato cittadino al martedì e al venerdì e potrà notare che purtroppo ve ne sono”.

“Un’altra pagina buia si è svolta nel nostro consiglio comunale cittadino, ma noi non staremo zitti: il burqa non è e non potrà mai essere una scelta della donna come vuole far passare il Pd. Noi riteniamo che la sua figura sia del tutto incompatibile con i principi che una commissione per i diritti umani debba perseguire, per questo ne chiediamo le immediate dimissioni”.



Ci sono 2 commenti

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  1. Ivaldo Casali

    Rammento a Marwa Mahmoud, Consigliera comunale del PD, che la Legge dello Stato Italiano n°152/75 all’articolo 5 così dispone: “E’ vietato l’uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo. Il divieto si applica anche agli indumenti”…. (disposizione prevista già dall’art. 85 del R.D. 18 giugno 1931 nr.773).
    Con la Legge n°155 del 2005 è stata resa più severa la precedente Legge n.152, che proibisce di circolare in luoghi pubblici con il viso coperto. Su questa disposizione si è formato anche un orientamento giurisprudenziale, non consolidato ma non contraddetto, che ribadisce la necessità di tutelare l’ordine pubblico con misure atte a evitare occultamenti o travisamenti di identità, anche per scongiurare atti di terrorismo internazionale che, ovviamente, ricomprendono quelli di matrice islamica, sui cui apparirebbe opportuno, intervenire più incisivamente, puntualizzando il concetto dell’utilizzo, residuale, “di qualsiasi altro mezzo idoneo” a travisare o a mascherare la persona umana, in modo da impedire o da rendere difficoltoso il suo riconoscimento, ricomprendendovi specificamente i particolari indumenti indossati dalle donne di religione islamica che, appunto per le loro caratteristiche, coprono interamente il corpo, rendendo impossibile il riconoscimento delle persone che li indossano (burqa e niqab).
    Purtroppo però siamo in Italia e l’osservanza di questa Legge NON viene fatta rispettare!!!

    • Lorenzo

      Non sarò statisticamente significativo, ma a Reggio di burqa e niqab non ne ho mai visti. Al massimo qualche chador… La maggior parte delle volte indossati da suore cattoliche (anche se non si tratta dello stesso indumento la finalità e il livello di copertura del corpo sono gli stessi).
      Inoltre l’articolo citato prevede esplicitamente un “giustificato motivo” come può essere il credo religioso.

      Senza arrivare a casi limite ed eccezionali come le mascherine durante una pandemia mi sembra che su questo tema ci sia più che altro la volontà di polemizzare a tutti i costi sperando di aumentare il consenso politico… (con scarsi risultati, secondo me)


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