Avanti sulle infrastrutture, “fattore irrinunciabile per rafforzare lo sviluppo sostenibile del territorio”, completando quelle avviate e sbloccando quelle programmate, a partire dalle più rilevanti come l’autostrada Cispadana, la bretella Campogalliano-Sassuolo e il passante autostradale di Bologna: a chiederlo è il Patto per il lavoro, l’organismo che riunisce tutte le parti sociali dell’Emilia-Romagna (sindacati e imprese, enti locali, categorie economiche, università e associazioni) voluto dalla Regione a inizio legislatura, nel luglio del 2015, per condividere misure e strategie per la crescita e l’occupazione.
I componenti del Patto si sono riuniti lunedì 23 luglio a Bologna, nell’aula magna della Regione, per fare il punto sulla programmazione delle infrastrutture strategiche del territorio in materia di viabilità e mobilità. Dopo la relazione dell’assessore regionale ai trasporti e alle infrastrutture Raffaele Donini, l’intervento del presidente della giunta regionale Stefano Bonaccini e quello di diversi rappresentanti delle organizzazioni e degli enti firmatari, tra cui sindacalisti e amministratori locali, è stato letto e condiviso un documento nel quale si chiede che “tutte le istituzioni coinvolte cooperino attivamente affinché le opere in corso di realizzazione possano essere completate nei tempi previsti, mentre quelle programmate possano finalmente essere sbloccate, a partire da quelle più rilevanti".
Inoltre, come si legge nel testo, il Patto per il Lavoro ha espresso “una valutazione positiva sul metodo della condivisione, riconoscendo tali infrastrutture elemento cruciale del Patto stesso e fattore irrinunciabile per rafforzare lo sviluppo sostenibile del territorio”. Una valutazione positiva è stata espressa anche sul merito e sulle priorità indicate.
Dopo l’inaugurazione della Variante di valico, con la nuova edizione delle opere di compensazione nel territorio (costo: 4 miliardi di euro) e del casello autostradale di Valsamoggia, aperto nel novembre del 2016 (28 milioni), i cantieri ancora aperti riguardano il People Mover di Bologna (fine prevista: marzo 2019, costo 120 milioni), il primo lotto del nodo di Rastignano (fine prevista: entro il 2019, costo 27 milioni), la strada Nuova Bazzanese (fine prevista: entro il 2019, costo 51 milioni); il primo lotto della Tirreno-Brennero (fine prevista: entro il 2020, costo 321 milioni), il Trasporto Rapido Costiero (fine prevista: entro il 2019, costo 92 milioni), la velocizzazione della linea Adriatica (fine prevista: entro il 2020, costo 140 milioni), a cui va aggiunto il piano industriale per l’acquisizione di nuovi treni e bus, per un investimento da un miliardo di euro.
Tra le opere programmate e finanziate figurano invece la Cispadana (1,3 miliardi), il passante di Bologna (750 milioni), la Campogalliano-Sassuolo (506 milioni), il porto di Ravenna (220 milioni); la quarta corsia dell’autostrada A14 (360 milioni), la Complanare nord di Bologna (37 milioni), il secondo lotto del nodo di Rastignano (31 milioni), il completamento del sistema ferroviario metropolitano di Bologna (332 milioni), il nodo di Casalecchio (220 milioni), a cui vanno aggiunti i fondi di sviluppo e coesione sulla mobilità e la rigenerazione urbana da cantierare entro il 2020, per altri 300 milioni di euro.
Ultimi commenti
Hanno perso.La liberazione è vvina
si certo, infatti adesso cella diventerà meta turistica di alto livello....
Ma a nessuno ha infastidito la sorridente e gioiosa presenza del Sindaco e dell'Assessore Bonvicini all'abbattimento di quel monumento dello spreco di risorse pubbliche e […]