“Fermezza e dialogo”. Sul punto dolente delle polemiche, ossia il rave di Modena – conclusosi senza tensioni grazie alla mediazione e dialogo incessante delle forze dell’ordine con gli organizzatori e gli occupanti – il ministro spiega che “a Modena si ballava un capannone pericolante, e si rischiava una strage”, secondo Piantedosi inoltre, questo tipo di eventi hanno un riflesso rilevante dal punto di vista economico perchè “tengono in scacco intere zone pregiudicando attività commerciali e viabilità”.
Poi getta un occhio alle diverse legislazioni europee sugli assembramenti derivanti dai rave clandestini, dove la dissuasione ha basi in normative in alcuni casi anche più stringenti di quelle in vigore attualmente in Italia: “L’obiettivo di queste norme è allinearci alla legislazione degli altri Paesi europei, col fine di dissuadere l’organizzazione di tali eventi (che mettono in pericolo soprattutto gli stessi partecipanti”, conclude sul punto il numero uno del Viminale.
“La conversione dei decreti si fa in Parlamento, non sui social”. Alla domanda del Corriere se il decreto verrà applicato anche in altri contesti – occupazioni nelle scuole ed altri assembramenti – Piantedosi dichiara: “Trovo offensivo attribuirci la volontà di intervenire in altri contesti, in cui si esercitano diritti costituzionalmente garantiti a cui la norma chiaramente non fa alcun riferimento”. “In ogni caso – puntualizza – la conversione dei decreti si fa in Parlamento, non sui social: è in quella sede che ogni proposta sarà esaminata dal governo”.
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