Ligaland, mondo di Ligabue visto da Codeluppi

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Vanni Codeluppi è professore ordinario di Sociologia dei media all’Università IULM di Milano e autore del libro “Ligaland – Il mondo di Luciano Ligabue” edito da Mimesis: un saggio che fa un’approfondita analisi del cantante emiliano non tanto dal punto di vista musicale, quanto da quello sociologico, affrontando la sua nascita, i suoi modelli e i suoi punti di forza.

L’autore Vanni Codeluppi

Come mai ha scelto di analizzare proprio Ligabue delle tante figure musicali dell’Emilia Romagna? Cosa ha trovato di interessante in lui come spunto di partenza?

L’aspetto più interessante, a mio avviso, è la capacità che Ligabue ha di operare con linguaggi molto diversi fra loro che vanno dal linguaggio verbale dei testi delle canzoni, ovviamente, ma anche quello delle poesie, dei racconti e dei romanzi, al linguaggio delle immagini di film e videoclip. È vero che al giorno d’oggi gli artisti spesso operano su vari fronti espressivi, anche perché nati in un’epoca multimediale e quindi più portati a passare da una forma espressiva all’altra, ma nel suo caso questo tratto mi sembra molto spiccato, il che lo rende abbastanza unico, soprattutto nella sua generazione. Il punto più importante di questa sua multimedialità non è tanto la capacità di operare con linguaggi diversi, ma di produrre comunque un risultato di elevato livello qualitativo: “Radiofreccia”, il suo primo film, ad esempio, è stato molto apprezzato dalla critica, il secondo è stato invitato al Festival di Cannes e così anche i suoi racconti e romanzi sono stati valutati positivamente dagli esperti del settore, il che non è scontato.

Cosa risponderebbe a chi dice che le canzoni di Ligabue sono molto semplici e che quindi il suo grande successo è almeno in parte immeritato?

Le canzoni sono semplici perché rientrano nel genere del rock, che da sempre è impostato su canzoni di una durata standard generalmente breve e con un ritmo ripetitivo. Ci sono state delle eccezioni, ma che appunto esulano da come generalmente si sviluppa questo genere ormai da decenni. Anche all’interno di una struttura musicale semplice, i testi di Ligabue risultano comunque interessanti e particolari, caratterizzati da un abbondante ricorso alla lingua comune; tratto che è stato considerato positivamente da numerosi esperti di linguaggio verbale, Fernanda Pivano per dirne una, che sul Corriere della Sera ne parlava addirittura come di innovazione. In questo è stato probabilmente ispirato da Pier Vittorio Tondelli, scrittore originario di Correggio che è stato tra i primi in Italia a inserire nella sua scrittura il linguaggio comune dei giovani e che per questo è stato per molti versi un modello per Ligabue.

Ligabue è (o è stato) effettivamente innovativo?

Ligabue è stato innovativo soprattutto nei testi e nella concezione della canzone, meno dal punto di vista musicale, ma questo deriva dalla sua scelta di inserirsi nel genere rock, decidendo di essere quindi più popolare e meno d’avanguardia. Nel libro ho individuato tre riferimenti musicali che a mio avviso sono stati determinanti per Ligabue: Elvis Presley, Bruce Springsteen e Vasco Rossi, i quali hanno sempre fatto a loro volta una musica molto classica e semplice. Per molti versi possiamo dire che Ligabue abbia fatto un lavoro molto più profondo nei testi, anche se spesso, in particolare nel caso di Springsteen, a causa della lingua inglese, non riusciamo veramente a percepire questo distacco. Ligabue è stato influenzato da tanti, ma ha trovato una sua strada personale e direi innovativa.

Come spiega nel libro, Ligabue in trent’anni di carriera ha creato un vero e proprio immaginario, un “Ligaland” a cui i fan fanno riferimento. Quanto di questo immaginario deriva dalla realtà e quanto è costruito?

Un personaggio può raggiungere un successo così grande e duraturo solo perché alla base c’è un prodotto valido e di qualità. Questo vale per qualsiasi realtà, sia artistica che commerciale: se un prodotto rimane sul mercato vuol dire che ha un valore intrinseco, non può essere un’operazione archiettata e finta. Le operazioni costruite a tavolino non durano, magari possono funzionare sul momento, fanno parlare di sé, ma poi svanisce l’effetto sorpresa e la gente se ne dimentica. Un personaggio continua ad avere successo nel tempo perché ha qualcosa da dire e soprattutto perché riesce a sviluppare un rapporto con il pubblico e a farlo evolvere; non succede spesso, ma quando succede i fan lo riconoscono e lo premiano. Gli appassionati sentono di conoscere il vero Ligabue ed avvertono quelle variazioni che un ascoltatore occasionale non percepisce.

Cosa porta con sé Ligabue della sua Emilianità?

L’Emilia è sempre stato un territorio molto fertile dal punto di vista musicale e questo lo ha influenzato, soprattutto all’inizio. Ricordiamo che il suo primo 45 giri fu registrato perché con la sua band vinse un concorso indetto da comune e provincia di Reggio Emilia. La terra emiliana dunque gli ha trasmesso innanzitutto l’amore per la musica, ma un’altra caratteristica molto sviluppata in Emilia è la passione per il racconto, per la storia narrata. In particolare nei primi album, è spiccatamente evidente la tendenza a raccontare storie all’interno delle canzoni, costruire scene quasi cinematografiche, con personaggi molto caratterizzati. Questa sua passione per il racconto si trasferisce anche nella sua produzione letteraria e cinematografica. I film in particolare sono emblematici in questo senso, perché non solo sono ambientati in Emilia, ma spesso parlano di persone che Ligabue ha effettivamente incontrato; in alcuni casi ha addirittura chiesto alle persone vere di interpretare se stesse. L’Emilia la troviamo quindi sia nell’ispirazione che nei contenuti. Significativa la sua scelta di continuare a vivere a Correggio, nonostante il suo successo, e di rimanere quindi in un contesto di provincia; probabilmente perché la sua poetica ha bisogno dell’ispirazione che offre questa dimensione, ricca di rapporti sociali e umani.

Il Liga

Ligabue è un artista evidentemente multimediale, dal libro risulta evidente che questi spostamenti fra linguaggi siano dettati da una necessità di espressione. In generale, nel contesto musicale di oggi, i cantanti vogliono esprimersi con altri mezzi o sono costretti dal mercato?

Non seguo abbastanza le produzioni non musicali di altri cantanti per poter valutare se siano mossi da esigenze puramente commerciali, o dalla necessità di mantenere viva la loro immagine in un momento in cui non possono far uscire un album. Probabilmente alcuni hanno queste finalità, ma non potrei dire quali e quanti. In parte anche Ligabue ha questa esigenza, d’altronde quando un personaggio ha una visibilità così grande ha bisogno anche di vari strumenti di comunicazione; ma di fondo credo che per Ligabue ci sia un bisogno personale di esprimersi, che trova sfogo in mezzi diversi. Ligabue lo ha più volte sottolineato in varie interviste e penso che sia vero, perché non avrebbe bisogno di pubblicare romanzi, racconti e poesie, visto il suo successo, ma lo fa ugualmente.