Io speriamo che me la cavo

Io speriamo che me la cavo

Le scuole riapriranno il 14 settembre, dopo oltre 200 giorni di chiusura. Nessuno sa ancora come riapriranno. Non lo sanno i docenti e i presidi. Non lo sanno gli studenti e le loro famiglie. Questi 200 giorni continuano a scorrere tra annunci e smentite, alcuni surreali.

Lo stesso comitato di esperti ha cambiato più volte opinione, rivelando un ruolo più politico, di sostegno al ministro, che scientifico. Per garantire sicurezza e distanziamento sociale, subito si è parlato della necessità di non avere più classi pollaio di 25/30 studenti, ma di 10, o 12, o 15 al massimo. Poi si è scoperto che questo comportava la rapida assunzione di troppi docenti.

Allora si è detto che potevano restare le classi pollaio, ma in aule capaci di garantire un distanziamento tra gli studenti. Poi si è scoperto che neppure tutti i banchi e le aule necessarie ci saranno per l’inizio delle scuole.

Allora si è detto che vanno bene le classi pollaio, vanno bene anche i banchi e le aule che ci sono ora, ma ci vogliono le mascherine. Risultato: la riapertura delle scuole è un grande punto interrogativo sulla testa dei nostri figli e dei nostri ragazzi. Ha ragione da vendere il direttore di 24Emilia nel suo editoriale “La riapertura delle scuole è una scommessa.

La riapertura delle scuole avverrà in sicurezza, ci dicono, ma i criteri di questa sicurezza cambiano ogni giorno, e sempre al ribasso: questo preoccupa. Ancora oggi l’unica vera strategia è sperare che tutto vada bene e la pandemia scompaia da sé. Un po’ come è accaduto per le discoteche. Della serie: io speriamo che me la cavo.

Se andrà male, si ripiegherà di nuovo sulla DaD, che non è vera scuola e ha costi sociali enormi: 4 genitori su 10, secondo un’indagine, senza scuola in presenza per seguire i propri figli perderebbero il lavoro; soprattutto donne, come al solito.

Lavoro nella scuola: non voglio creare in alcun modo allarme e farò di tutto, come docente, perché le cose vadano al meglio, attenendomi scrupolosamente a ciò che mi diranno i miei superiori. Ognuno si prenderà le proprie responsabilità. Sto a vedere anche io cosa succede. Ma sento ovunque incertezza. Vedo presidi e docenti spaventati. E un governo e un parlamento che non hanno ancora spiegato chi avrà responsabilità penale in caso di contagio.

Massimo Galli, virologo all’ospedale Sacco di Milano, ha ricordato in un’intervista al quotidiano Avvenire che “mantenere il distanziamento tra i ragazzi è una missione impossibile e l’idea di riempire le aule di banchi inutili è uno spreco. Servono dei protocolli sanitari: misurazione della febbre e test rapidi ripetuti nel tempo, resi possibili dall’evoluzione che avranno nei prossimi mesi il test salivare e quello sul secreto nasale che danno una risposta in pochi minuti e mi auguro possano consentire la rapida identificazione dei soggetti infetti. Riportiamo i medici nelle scuole”.

Se le cose non andranno bene, Azzolina è già il capro espiatorio perfetto. Non basterà cambiare ministro all’istruzione per risolvere i problemi. Occorreranno molti fondi, intelligenza, impegno, meno dilettanti e pressappochismo.