Industria, l’Emilia è in forte crescita. La produzione sale del 3,1 per cento

Un ritmo sostenuto. E’ così che prosegue la ripresa. La produzione dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna aumenta del 3,1 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2016 e il fatturato a valori correnti cresce del 3,5 per cento.

Entrambi confermano sostanzialmente il risultato del trimestre precedente. Una nota marcatamente più positiva giunge dal fatturato estero che sale del 4,1 per cento. La prospettiva appare incoraggiante considerando il risultato del processo di acquisizione degli ordini (+3,4 per cento) e ancora più grazie all’andamento degli ordini esteri che risulta sensibilmente più dinamico (+4,7 per cento).

 
Sono questi i principali risultati dell’indagine congiunturale sull’industria realizzata da Unioncamere Emilia-Romagna nell’ambito della collaborazione con Confindustria Emilia-Romagna e Intesa San Paolo.
 
I settori. L’andamento positivo appare però disomogeneo e il risultato per l’industria regionale è dovuto soprattutto a due comparti forti.
L’industria della metallurgia e delle lavorazioni metalliche, che comprende larghi strati della subfornitura meccanica, registra una nuova accelerazione della crescita della produzione (+3,7 per cento), un più solido andamento per il fatturato, complessivo (+4,7 per cento) e ancora più estero, inoltre ottiene anche una buona crescita degli ordini totali (+4,7 per cento), solo leggermente più contenuta di quelli esteri. L’aggregato delle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto, fondamentale per l’industria regionale mette a segno il più elevato incremento della produzione (+4,8 per cento). La dinamica del fatturato è leggermente superiore nel complesso e soprattutto sui mercati esteri (+5,7 per cento). L’andamento del processo di acquisizione ordini è più contenuto nel complesso, ma risulta particolarmente rapido sui mercati esteri (+5,8 per cento).
 
La produzione dell’industria alimentare procede spedita (+3,2 per cento), il fatturato sale del 2,8 per cento e ancora più quello estero (+4,3 per cento), è più contenuto l’andamento degli ordini complessivi, trainati dai mercati esteri.
 
Per la piccola industria del legno e del mobile la produzione mostra invece solo un lieve incremento (+0,4 per cento), aumentano oltre l’1 per cento il fatturato e gli ordini, cala lievemente il fatturato estero, ma crescono gli ordini esteri.
Sale appena la produzione delle industrie della moda (+0,6 per cento), nonostante risultati attorno all’1,5 per cento per il fatturato e gli ordini, ma facendo segnare un lieve passo indietro sui mercati esteri sia per il fatturato, sia per gli ordini.
 
La dimensione delle imprese. L’andamento della produzione è marcatamente correlato in senso positivo alla dimensione aziendale. Cresce dell’1,6 per cento per le imprese di minore dimensione, fino a 10 dipendenti, sale di un +2,7 per cento per le piccole (10-49 dipendenti) e aumenta decisamente (+4,9 per cento) per le medie e grandi imprese (da 50 a 500 dipendenti).
 
Le previsioni delle imprese. Migliorano le previsioni sull’andamento della produzione nel trimestre successivo rispetto a quello di riferimento. Sale al 32,0 per cento dal 22,9 la quota delle imprese che si attende un aumento della produzione nel quarto trimestre, mentre scende dal 18,5 all’11,2 per cento quella che ne teme una riduzione. Il saldo positivo risale quindi a 20,8 punti.
L’occupazione e gli ammortizzatori sociali. Secondo l’Istat, nel trimestre l’occupazione nell’industria in senso stretto regionale risulta pari a quasi 524 mila unità, in diminuzione del 2,2 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, pari ad una perdita di quasi 12 mila occupati. Si tratta di una riduzione in contro tendenza rispetto al lieve aumento (+0,2 per cento) riferito all’industria nazionale. Le indicazioni giunte dalla cassa integrazione guadagni descrivono una situazione in netto miglioramento. Per l’industria in senso stretto, nel periodo da gennaio ad le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni (ordinaria, straordinaria e in deroga) sono risultate quasi 18 milioni 416 mila, pressoché dimezzatesi (-48,2 per cento) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Il Registro delle imprese. Le imprese attive, l’effettiva base imprenditoriale del settore, a fine settembre 2017, risultavano 45.268, con una pesante diminuzione, corrispondente a 812 imprese (-1,8 per cento), rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Le imprese attive nell’industria in senso stretto in Italia hanno subito una riduzione più contenuta (-1,0 per cento). La tendenza negativa ha investito anche le società di capitale (-0,5 per cento), nonostante l’effetto positivo dell’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata, che sono in aumento.
La normativa citata ha un effetto negativo sulle società di persone, che si sono ridotte sensibilmente (-440 unità, -4,2 per cento).
Anche le ditte individuali hanno subito una nuova decisa flessione (-260 unità, -1,4 per cento).
 
A livello settoriale, la tendenza alla diminuzione delle imprese attive è risultata dominante.
Ancora una volta è stata particolarmente accentuata per le imprese della ceramica, del vetro e dei materiali per l’edilizia (-5,1 per cento), e marcata per quelle delle industrie della moda.
Al contrario, è risultata più contenuta nell’industria alimentare. L’ampio raggruppamento della “meccanica, elettricità ed elettronica e dei mezzi di trasporto” ha dovuto subire una contrazione solo lievemente più contenuta della media (-1,5 per cento).
Solo l’insieme delle imprese non manifatturiere, grazie all’aumento delle attive nella “fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata”, è risultato in lieve aumento.