In Emilia-Romagna il settore del turismo in ginocchio a causa della pandemia

Riviera Romagna spiaggia alto

Il sistema turistico dell’Emilia-Romagna ha tradizionalmente nella costa romagnola e nelle città d’arte il suo cuore pulsante, ma guarda sempre di più ai piccoli borghi dell’entroterra e all’Appennino per lanciare nuove forme di turismo “slow” e sostenibile, anche se dopo aver visto arrivare negli ultimi anni un numero di visitatori senza precedenti oggi deve fare i conti con gli effetti disastrosi della pandemia di nuovo coronavirus, che ha messo in ginocchio il settore.

È questo lo scenario che emerge dalla relazione sulla clausola valutativa della legge sull’organizzazione turistica regionale presentata in Commissione politiche economiche della Regione (presieduta da Manuela Rontini) per fare il punto sui risultati di tre anni di investimenti (2017-2019) che hanno visto uno stanziamento complessivo di 74,3 milioni di euro.

Un triennio che ha fatto registrare numeri molti alti: l’industria turistica regionale ha chiuso il 2018 sfiorando i 60 milioni di presenze turistiche (59,6 milioni), in aumento del 4,7% rispetto ai circa 57 milioni registrati nel 2017. Gli arrivi turistici sono saliti a quota 13,7 milioni, con una crescita del 7% rispetto ai 12,8 milioni del 2017. Un incremento che si fa ancora più evidente se si guarda al 2014, che aveva registrato 14 milioni di presenze in meno rispetto al 2018.

“Questi numeri sono elementi per capire quella che deve essere la nostra sfida post-pandemia”, ha commentato la presidente di commissione Rontini: “Dobbiamo sostenere un settore che è centrale per la nostra regione e che ha ripercussioni importanti su economia e filiere. Per uscire dalla crisi saranno importanti i ristori in arrivo, destinati tra gli altri a guide turistiche, ristorazione, taxi e imprese culturali”.

Delle risorse complessivamente messe a disposizione, circa 21 milioni di euro hanno finanziato le tre nuove “destinazioni turistiche” regionali: Destinazione Romagna, Bologna Metropolitana (che comprende anche la provincia di Modena) e Destinazione Emilia, per attuare i programmi di promozione locale e per sostenere operativamente la promozione e la commercializzazione dei pacchetti turistici sul territorio.

Il tutto sotto il coordinamento di Apt Servizi, che ha ricevuto un contributo regionale di 42,7 milioni destinati in particolare ad azioni sui mercati internazionali. Oltre alle risorse stanziate per le redazioni informative (un milione e 600mila euro) e a quelle per l’osservatorio regionale (580mila euro), oltre 8,3 milioni sono serviti a finanziare i progetti delle imprese turistiche private: il 73% di questi in Romagna, il 15% nella Città metropolitana di Bologna e l’11% in Emilia.

“Questi numeri ci dicono che dobbiamo valorizzare ancora di più il turismo nelle zone montane e decentrate”, ha sottolineato la giunta regionale: “Ad oggi queste offrono sul mercato una quantità di prodotto turistico ancora sottostimato, con alto potenziale ma carenza di strutture ricettive e commerciali”.

Per il consigliere Gabriele Delmonte (Lega) è forte la necessità di stanziare risorse soprattutto in quei luoghi dove il turismo è meno sviluppato, come l’entroterra e l’Appennino: “Bisogna investire in modo corretto, i criteri dei bandi a volte penalizzano le piccole realtà e favoriscono le grandi strutture delle città e della costa”. Delmonte ha quindi sottolineato l’importanza di investire sull’osservatorio e di potenziare i portali di comunicazione: “Devono essere tradotti in più lingue e serve sinergia tra le proposte turistiche delle tre destinazioni, dato che gli itinerari devono essere integrati”.

Anche per il consigliere Massimiliano Pompignoli (Lega) “sul turismo, pandemia a parte, c’è ancora molto da fare”, a partire dalla “forte sproporzione di investimenti” tra litorale ed entroterra: “L’entroterra è ancora poco valorizzato, dobbiamo occuparci anche di itinerari alternativi alla costa se vogliamo ampliare la nostra offerta turistica”.

Per il consigliere Marco Fabbri (Partito Democratico) grazie alle tre destinazioni si sono creati “i giusti strumenti per promuovere dal più piccolo albergo fino a creare reti importanti tra comuni, che magari prima con la loro singola iniziativa non riuscivano a far parte di circuiti che oggi si stanno consolidando”. Per Fabbri, inoltre, è importante rafforzare le destinazioni in epoca Covid, e nel 2021 “dovremo contare soprattutto sul turismo domestico, sostenendo il territorio e rinnovando l’impegno sul mercato italiano”.