‘Tu ti chiamerai Corvo Viola’

Miten Veniero Galvagni luce

Meditai ogni giorno come un marine, un’oretta mattina e sera in palestra. Durante il corso di counselling imparai anche le meditazioni di movimento di Osho, mi piaceva questo nuovo mondo.

Andai ad Assisi accompagnato da un docente Universitario di Padova chiamato Ponte.
Ero sistemato in tenda con una ragazza bellissima, che a dire la verità all’inizio del corso non mi stava simpatica, mi dava l’idea di una che credeva di sapere tutto solo lei.
Si chiamava Orietta, io ero già innamorato ma entrambi avevamo i relativi partner, ed avevo capito che se avessi allungato un solo dito… mi sarebbe stato tranciato il braccio, quindi per tutto il ritiro me ne stetti al mio posto. Sarebbe diventata poi la donna della mia vita, con lei ho avuto due bellissimi figli, Gioia ed Elia.
Seguii il ritiro meditando come ci insegnò Thanavaro, l’ex monaco Buddhista Teravada. Una mattina, mentre stavo facendo colazione, entrò in refettorio Miten, mi guardò dritto negli occhi e mi disse: vedo che la tua parte sinistra e la tua parte destra ora sono in equilibrio. Quasi immediatamente iniziai a sentire una vibrazione che saliva dal perineo in sù lungo tutta la spina dorsale, come un serpente. Era davvero forte, un terremoto dentro di me.

Capii che quello non era più il posto per me, andai in una chiesa a pregare, ma anche lì non era il posto giusto per me.
Camminai per Assisi e andai a sedermi su una pietra collocata fuori dalla chiesa di San Ruffino, guardai il cielo e vidi passare un corvo con una bolla viola attorno e in giro alla mia mia testa c’erano dei brillantini viola. Tutto avvenne con una grande naturalezza, come fosse la cosa più naturale.
Poi incontrai Miten e mi chiese se volevo passare la giornata con lui, ma io decisi di andare a meditare con Thanavaro. Verso mezzogiorno avvicinai Miten, volevo raccontargli l’accaduto; iniziavo a rendermi conto che ciò che era avvenuto non era così normale….stavo diventando completamente matto?

Lui mi ascoltò e non disse nulla. Il pomeriggio andai nuovamente a meditare. Verso sera Miten mi avvicinò e mi disse: sappi che il tuo nome spirituale è Corvo Viola.
A questo punto mi recai giù per Assisi a ringraziare i corvi, mi sentivo ricolmo d’amore e gratitudine, abbracciai un albero davanti all’abbazia di Francesco e chiesi ai corvi di portare l’amore che avevo in giro per il mondo. A quel punto iniziò a volteggiare un corvo sopra di me e poi arrivò un intero stormo, volarono sopra per un po’, li guardai e poi andarono lontano. Piantai a terra come fosse usanza consuetudinaria una piuma di corvo e una piuma di piccione, chiedendo ai piccioni di ospitare i corvi ad Assisi.
Andai a dormire contento e stupito. Il mattino io e Orietta andammo a colazione in albergo e da un buco su un muro di fronte uscirono due corvi. Dissi al cielo che avevo capito che così poteva bastare. Da quella volta i corvi mi accompagnano nel mio viaggiare per il mondo.
Avevo un Maestro, avevo un nome Spirituale, appartenevo alla tribù di quelli che avevano un nome Spirituale, appartenevo alla Comunità dei Riconoscenti, coloro che riconoscevano in Miten il Maestro.

Verso la fine del ritiro Miten decise di chiudere la Comunità dei Riconoscenti. Molti erano increduli, ma così fu e non la riaprì più.
Non ebbi nemmeno il tempo di attaccarmi all’idea di appartenere ad una Comunità che già non c’era più.

Dopo questa esperienza continuai a praticare la meditazione e qualche mese dopo fu accertato che non avevo più il focolaio epilettico, ero guarito. Il mondo inizio a brillare nuovamente di colori, non era più grigio.
Iniziai il mio percorso terapeutico con Prayoga, esperta psicoterapeuta Junghiana, e partecipai a laboratori di respirazione olotropica e costellazioni familiari.
Capii l’importanza di avere un buon “basamento” psicologico, una buona rampa di lancio, perché altrimenti il missile in orbita scoppia. Da allora cerco di fare “manutenzione” con pratiche meditative e pratiche terapeutiche di diverso tipo. Mi disse poi Miten il significato del nome Corvo Viola. Esso significa: “Vita, Morte e Rinascita”. Era ciò che avevo vissuto. Mi disse inoltre che quello che era accaduto ad Assisi era l’indicazione di ciò che sarebbe stata la mia via.




C'è 1 Commento

Partecipa anche tu
  1. Gabriella Debetto

    Caro Corvo Viola,
    Leggo con emozione la tua narrazione. Ad Assisi c’ero anch’io. Mi affacciavo in cortile e vedevo la tendina che dava rifugio a due splendidi ragazzi. Noi vecchi auspicavamo già da subito un happy hand. Quello che mi ha colpito nelle tue memorie è la presenza di tante tessere che mancavano al mio puzzle. Grazie per la tua condivisione ! Koti


I commenti sono chiusi.