ER Coraggiosa, Pd, Lega e Lista Bonaccini: “Il liscio diventi patrimonio dell’Umanità”

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Il ballo liscio emiliano-romagnolo diventi patrimonio immateriale dell’umanità tutelato dall’Unesco.

A chiedere l’impegno della Regione per sostenere l’iniziativa è il consigliere Federico Amico (Emilia-Romagna Coraggiosa) primo firmatario di una risoluzione bipartisan siglata anche da Roberta Mori (Partito democratico) Massimiliano Pompignoli (Lega) e Stefania Bondavalli (Lista Bonaccini).

Nel testo si legge che la Regione si impegni a promuovere, al ministero della Cultura, “anche attraverso bandi, finanziamenti e iniziative culturali, la diffusione del ballo liscio soprattutto tra i giovani e a valorizzare il ballo liscio come patrimonio culturale del territorio emiliano-romagnolo attraverso i portali web ufficiali, sia informativi sia turistici, della Regione e con la collaborazione degli enti locali”.

Amico ricorda che nella scorsa legislatura era stata approvata una risoluzione “che impegnava la Giunta regionale a sostenere la proposta di candidatura del ballo folkloristico romagnolo”. Di recente, continua il capogruppo di Coraggiosa, la candidatura è stata riproposta “da diverse sigle del panorama musicale, fra cui il MEI (Meeting Etichette Indipendenti) di Faenza, il cantautore Morgan, Renzo Arbore e altri artisti a livello nazionale, e raccolto da molti sindaci del territorio, insieme a istituzioni regionali” tra cui l’assessore alla Cultura, Mauro Felicori che ha riavviato l’iter per il riconoscimento.

Il riconoscimento, afferma la risoluzione, “avrebbe una risonanza internazionale, tale da garantire un ritorno di immagine, economico, culturale e turistico di grande impatto per la nostra terra, oltre alla grande opportunità di generare occupazione nel settore musicale, soprattutto per i giovani”. Il Liscio, nato nell’800, si è sviluppato nell’intreccio di processi storici, sociali e culturali che nel nostro territorio hanno visto protagonisti inediti come braccianti, operai, contadini, artigiani, il proletariato della cooperazione, commercianti e musicisti.

Il documento contiene diverse notazioni storiche, tra cui alcune legate alla diffusione del ballo: “Nel primo dopoguerra nella nostra regione, soprattutto grazie a Secondo Casadei (nel 1954 scrisse Romagna mia, ndr) detto anche lo Strauss della Romagna, si sono diffuse e si sono consolidate rapidamente diverse “scuole” di ballo liscio: una emiliana, una romagnola e una bolognese».