Di Maio apre al Pd: “Sotterriamo l’ascia di guerra e diamo un governo al paese”

Sabato 7 aprile, in un’intervista pubblicata sul quotidiano La Repubblica, il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio ha teso una mano al Partito Democratico dopo lo stallo scaturito dal primo giro di consultazioni avviato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella in settimana. 




"Io non sto rinnegando le nostre idee né le critiche che in più momenti abbiamo espresso anche aspramente nei confronti del Pd, e che anche il Pd non ci ha risparmiato", ha detto il leader pentastellato: "Credo però che ora il senso di responsabilità nei confronti del paese ci obblighi tutti, nessuno escluso, a sotterrare l’ascia di guerra".

Di Maio ha quindi sottolineato di non aver mai posto veti sull’ex segretario del Pd Matteo Renzi, ma di aver invece "sempre contestato la linea di chiusura decisa dal Partito Democratico all’indomani delle elezioni", ribadendo poi la sua proposta di una sorta di "contratto" di governo: "Sediamoci intorno a un tavolo per ragionare e trovare insieme una sintesi che serva a dare risposte e non a scontrarsi muro contro muro", ha concluso il leader M5S.

L’inaspettata apertura ha incontrato però la diffidenza del Partito Democratico: per il reggente del partito Maurizio Martina "l’autocritica nei toni è apprezzabile, resta evidente l’ambiguità politica. Noi continuiamo a pensare che la differenza la fanno i contenuti. Da questo punto di vista non vedo novità. Il tempo dell’ambiguità è finito", mentre l’ufficio stampa di Renzi ha smentito la presunta "svolta" dell’ex segretario dei dem sulla trattativa con i 5 Stelle, definita "completamente priva di fondamento".

Ma le critiche all’ipotetico asse M5s-Pd sono arrivate anche dal leader della Lega Matteo Salvini: "Un governo Di Maio-Renzi? Mamma mia! Sto facendo e farò tutto il possibile per cambiare questo paese con coerenza, serietà e onestà, ascoltando tutti. Una cosa è certa: o nasce un governo serio, per ridare lavoro, sicurezza e speranza all’Italia, oppure si tornerà a votare e noi stravinciamo".