Delrio: dei ricatti 5s meglio il voto

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Le parole voto ed elezioni non sono più un tabù. S’insinuano nei colloqui di corridoio, affiorano sulle colonne dei giornali in colloqui diversi. E in un’intervista a la Repubblica anche Graziano Delrio, capogruppo dem alla Camera dei deputati, dice che come Pd “non abbiamo paura delle elezioni” e “non l’avevamo neanche la scorsa estate – aggiunge – quando ancora non si erano verificate due scissioni (di Renzi e Calenda) e avremmo potuto rafforzare il Pd correndo alle urne”. Ma sono state evitate perché “abbiamo scelto il Paese e le famiglie italiane che altrimenti avrebbero pagato i 23 miliardi della tassa Salvini sull’Iva”, ribadisce.

Però, sottolinea Delrio, “Vedo minacce del tipo ‘senza di me questo non passa’ oppure ‘noi siamo l’ago della bilancia’” mentre, aggiunge, “dobbiamo rispettare tutte le sollecitazioni che vengono dalle forze di maggioranza, a maggior ragione quando arrivano dal partito più forte in Parlamento: il Movimento 5 stelle”. Poi chiosa, deciso: “Ma l’approccio di Di Maio non mi piace. Ricattare gli alleati non può essere un metodo”.

Sulle prospettive future una volta conclusa la Finanziaria, Delrio assicura che “l’obiettivo è continuare a lavorare per sbloccare investimenti fermi da due anni, stimolare il lavoro per i giovani, mettere i soldi nelle tasche dei lavoratori dipendenti come abbiamo già cominciato a fare con la manovra” ma più che fare un nuovo contratto come suggerisce lo stesso capo politico del M5S, Di Maio, il capogruppo dem a Montecitorio invoca la necessità di rafforzare nel programma di governo “i temi comuni decisi ad agosto, che anche Beppe Grillo ricorda continuamente: un’agenda per l’ambiente, l’attenzione alla giustizia sociale, un nuovo sviluppo sostenibile”.

Tuttavia Delrio intima: “Se qualcuno pensa che non sia possibile farlo ce lo dica chiaramente. Non intendiamo correre dietro a nessuno”. Gli scogli non mancano. Ad esempio, sul Mes, il fondo salva-stati, l’11 dicembre quando si vota in Parlamento, la maggioranza presenterà una sola risoluzione? Alla domanda Delrio risponde sicuro: “Non ho dubbi. È l’unica strada. Sarebbe auspicabile che la firmassero anche i partiti di opposizione, ma questo forse non è possibile”.

Ma sulle due posizioni sul Mes, che al momento tra Pd e 5Stelle appaiono inconciliabili, il capogruppo dem osserva: “Non capisco la drammatizzazione. Non ho mai sentito spiegare da Di Maio dove va cambiato e perché. Ho invece ascoltato solo avvertimenti e dichiarazioni di principio. Spero che il capo politico dei 5 stelle ne abbia parlato con Gualtieri e abbia detto a lui dove occorre intervenire. In questi giorni il ministro dell’Economia siederà ai tavoli internazionali. Lì si discuteranno modifiche e correzioni. Ma il dibattito italiano è surreale”.

Soluzioni? Margini di trattativa? “Gli esecutivi durano se hanno obiettivi chiari” avverte Delrio, e. “questo significa avere uno spirito di governo. Un’anima, come dice Zingaretti. Cioè dare la percezione ai cittadini, oltre che la sostanza, che siamo impegnati a risolvere i loro problemi quotidiani. Il Mes non lo è. Lo si risolve a livello europeo. Stare a quel tavolo è il modo migliore per difendere la sovranità nazionale”.