Castelnovo Sotto. Il veterinario lascia il cane mordace in Comune. La replica del sindaco

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Il caso in questione riguarda 12 dogo argentini, messi sotto sequestro dall’autorità giudiziaria nel Comune di Perinaldo (Imperia) e affidati dal giudice in custodia al canile privato che ha sede sul territorio di Castelnovo Sotto.

“Pur non ritenendoci competenti a intervenire – continua il primo cittadino – non essendo animali randagi e non essendo stati sequestrati sul nostro territorio, nelle settimane scorse ci siamo mossi in quanto due dogo versavano in condizioni di salute precarie e necessitavano di cure importanti. Ecco quindi che li abbiamo trasferiti dal canile privato alla “Quiete”, struttura convenzionata con il Comune”.

In questo caso critico l’amministrazione ha anticipato le spese sanitarie e il sindaco ha agito nella sua veste di principale autorità sanitaria in merito al benessere animale, nonostante il costo del mantenimento degli animali spetti al Comune dal cui territorio provengono gli stessi. L’amministrazione si rivarrà quindi delle spese sostenute sul Comune di Perinaldo, con il quale è in corso un dialogo per trovare una soluzione condivisa che finalmente ponga fine ad una situazione certamente complessa.

Le azioni che sta portando avanti l’amministrazione castelnovese dimostrano quindi come stia lavorando concretamente per venire a capo di questo caso intricato.

“Sto continuando a occuparmi della questione come avevo avuto modo di riferire sia ai gestori della Madonna delle Guadalupe, che a Catellani, in un incontro di fine settembre 2019, pur essendo questa una vicenda da cui il Comune di Castelnovo di Sotto è estraneo – continua Monica – In questo lasso di tempo il dottor Catellani ha avuto modo di accusarmi di averlo intimidito, ma non capisco in che modo, di silenzio omissivo, di non adempiere ai miei doveri istituzionali, ha definito vergognoso, spregevole e ripugnante il mio atteggiamento e mi ha apostrofato “piccolo sindaco”. Il tutto tra esternazioni sugli organi di informazione e su post sul suo profilo Facebook. Direi che non siamo di fronte ad un atteggiamento molto collaborativo…”.

L’amministrazione fa spere inoltre che, nelle sue dichiarazioni, il veterinario Catellani continua a ignorare tre semplici questioni: 1) il Comune non ha mai ricevuto, come certificato da un verbale di accertamento dei Nas del 4 novembre 2019, la disposizione del Tribunale di Imperia del 16 aprile 2019, attraverso la quale il canile privato castelnovese gestito da Madonna della Guadalupe è giunto erroneamente a ritenere che i cani sarebbero di proprietà del comune di Castelnovo di Sotto; 2) il suo riferimento alla sentenza della Cassazione (18167/17) non è pertinente in quanto il fatto considerato dalla Suprema Corte è inconferente con il caso di specie (in quel caso, infatti, gli animali sequestrati da un canile furono trasferiti in un altro, ma sempre nell’ambito del medesimo Comune); 3) il Giudice del Tribunale di Imperia, con propria comunicazione dell’8 ottobre 2019, ha precisato che “per quanto riguarda il periodo successivo al sequestro il giudice non può interloquire sulla competenza dell’ente a provvedere” e ha aggiunto che: “si tratta di questione squisitamente amministrativa da risolversi tra i comuni interessati”. Non sussiste, quindi, in alcun provvedimento del Tribunale di Imperia alcuna disposizione coercitiva per cui il Comune di Castelnovo debba farsi carico del mantenimento degli animali, dopo la loro confisca.

“Catellani continua a sostenere che sarebbe la nostra comunità a doversi far carico delle spese di mantenimento dei dogo, che ora sono nel canile privato di cui è direttore sanitario. – conclude il sindaco – In settembre la cifra, da lui citata era di oltre 50mila euro. Noi siamo certi che non siano i cittadini di Castelnovo Sotto a doversi sobbarcare questo onere, ma che il Canile Madonna delle Guadalupe debba essere rimborsato dal Comune di Perinaldo. Ma se i gestori della struttura e Catellani sono così certi che spetterebbe a noi il rimborso, mi chiedo perché non si siano rivolti a un giudice, con le prove che dicono di avere in mano, per ottenere un decreto ingiuntivo. Nel caso lo facessero noi saremo prontissimi a far valere le nostre ragioni”.

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