Gruppo Ferrarini, Amico (Er Coraggiosa): la Regione intervenga a tutela dei lavoratori

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«Bisogna tutelare le lavoratrici e i lavoratori del Gruppo Ferrarini e garantire il libero esercizio della rappresentanza sindacale in azienda». Lo afferma Federico Amico, consigliere regionale di Emilia-Romagna Coraggiosa, che con un’interrogazione a risposta immediata in aula presentata quest’oggi, sollecita l’intervento della Regione richiamandosi ai «principi di concertazione e collaborazione enunciati nelle premesse del Patto per il lavoro e nel recente Patto per il lavoro e il clima».

Ad allarmare il consigliere, le dichiarazioni alla stampa rilasciate dai rappresentanti sindacali FLAI CGIL della sede di Rivaltella, che riferiscono di aver subito pressioni da parte di responsabili e operai dell’azienda per convincere i dipendenti aderenti al sindacato a simpatizzare per Pini/Amco, una delle due cordate che hanno presentato un piano di concordato per salvare il Gruppo Ferrarini. «Pressioni subdole – spiega Amico – culminate in una raccolta firme per chiedere la rielezione anticipata delle cariche sindacali, sottoscritta dal 64% dei lavoratori, spesso convinti a firmare con scuse inaccettabili e poco veritiere».

Le cose peggiorano quando lo scorso 9 ottobre – riporta la CGIL – in concomitanza con lo sciopero generale del comparto agroalimentare, i dipendenti della ditta di Rivaltella, senza i rappresentanti FLAI, vengono mandati a spese dell’azienda nello stabilimento di Parma, dove si tiene un incontro con i referenti di Pini/Amco che vogliono convincere i lavoratori a sostenere la loro cordata e denigrano il sindacato assente. «Una mossa non dissimile – ricorda il consigliere – a quella già vista ai tempi della campagna per il referendum costituzionale, quando i dipendenti dell’azienda furono convocati a Rivaltella al cospetto dell’allora premier Matteo Renzi e invitati a votare Sì, raccomandazione ripetuta anche con una lettera inviata dalla dirigenza a tutti i dipendenti».

Queste azioni trovano un esito chiaro il 2 dicembre 2020, quando si svolgono le elezioni anticipate delle rappresentanze sindacali. «In quell’occasione – ricostruisce Amico – la CGIL passa da quattro rappresentanti a uno, mentre crescono esponenzialmente altre due liste, in concomitanza con una straordinaria partecipazione al voto che arriva quasi al 90% della forza lavoro dell’azienda, tra questi la quasi totalità dei quadri». Fino al licenziamento eclatante, a fine anno, di Nicola Comparato, operaio in servizio nello stabilimento parmense di Lesignano Bagni, delegato sindacale FLAI CGIL.

A ottobre Comparato aveva dichiarato ai giornali che «all’interno della Ferrarini i lavoratori devono sopportare un continuo clima di pressione», aggiungendo che «il problema è il voler a tutti i costi convincere i lavoratori che la scelta migliore sia Pini, organizzando incontri con i dipendenti con la scusa del titolo informativo senza avvisare le organizzazioni sindacali». Comparato, da dieci anni dipendente della Ferrarini, da oltre due delegato FLAI CGIL e protagonista in passato di diverse battaglie sindacali, il 28 dicembre è stato licenziato per insubordinazione. Era stato sospeso a fine novembre, dopo che pochi giorni prima aveva avuto un acceso diverbio con il responsabile di produzione che lo aveva sorpreso a utilizzare il cellulare durante l’orario di lavoro, cosa non permessa dal regolamento aziendale.

«Un licenziamento – prosegue il consigliere di Emilia-Romagna Coraggiosa – dietro il quale sembra configurarsi un comportamento antisindacale, che minaccia la democrazia nel luogo di lavoro. A cui si aggiunge la preoccupazione per le ultime dichiarazioni alla stampa di Antonio Gasparelli, segretario FLAI CGIL di Parma, secondo cui i lavoratori hanno subito decurtazioni di diverse mensilità che stanno ancora aspettando e che si vogliono coinvolgere in azioni che nulla hanno a che vedere con i percorsi che sono stati fatti dai giudici e dai tribunali per andare verso la conclusione del concordato».

Da qui l’atto ispettivo presentato oggi da Amico, che ricorda come «la Regione si sia impegnata nella stipula e nell’attuazione del Patto per il lavoro e del Patto per il lavoro e il clima. Un impegno che ha sempre presupposto un principio di reciprocità tra le parti, promuovendo ambiti di concertazione che portino il territorio regionale a un’occupazione di qualità, possibile solo attraverso condizioni contrattuali e salariali eque, e un clima di relazioni positivo con i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali. Per questo sollecito l’interessamento della Regione al caso Ferrarini – conclude il consigliere – a maggior ragione visto che la proprietà dell’azienda ha espresso per diverso tempo la vicepresidenza di Confindustria, che figura tra i firmatari del Patto al pari delle sigle sindacali».