A inizio novembre la giunta regionale dell’Emilia-Romagna ha calcolato in 885 milioni di euro il deficit della sanità emiliano-romagnola, dovuto in particolare alle spese sostenute per fronteggiare l’emergenza coronavirus negli ultimi anni e all’aumento dei prezzi dell’energia: costi che nella fase più acuta della pandemia sono stati rimborsati dallo Stato, ma quando è venuto a mancare il sostegno economico da Roma il disavanzo è cresciuto fino ad arrivare alla situazione attuale.
In provincia di Reggio il passivo è di 82 milioni, il secondo più elevato in regione dopo quello della sanità bolognese: una situazione economico-finanziaria che ha portato la Lega reggiana a chiedere l’immediata istituzione di una commissione di approfondimento.
“Vogliamo capire nel dettaglio le cause di questo passivo – ha detto il capogruppo della Lega in consiglio comunale Matteo Melato – e quali saranno le azioni che la Regione e l’ente vorranno intraprendere per sanare la situazione. Siamo consapevoli del momento difficile affrontato nel periodo pandemico e post-pandemico, ma è doveroso sapere se questi dati porteranno a tagli o disservizi per i cittadini”.
“Ho chiesto anche un approfondimento – ha aggiunto Melato – sull’affidamento del servizio Cuptel alla cooperativa Asso di Cesena, che porterà un aggravio di costi per le prenotazioni a carico dei cittadini. L’eccellenza della sanità fatta di donne e uomini negli ospedali e nelle strutture ha come contraltare una gestione economico-politica alquanto deficitaria, visto che si parla di quasi 900 milioni di buco a livello regionale e si vocifera di un possibile commissariamento” (eventualità, quest’ultima, che è stata tuttavia smentita dall’assessore regionale alle politiche per la salute Raffaele Donini).
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