Sanità: rosso di 885 mln, scontro sul ripiano

Raffaele Donini ai microfoni

La giunta dell’Emilia-Romagna ha calcolato in 885 milioni di euro il deficit della sanità regionale, dovuto principalmente alle maggiori spese sostenute per fronteggiare l’emergenza coronavirus e all’aumento dei prezzi dell’energia: costi che nella fase più acuta della pandemia sono stati rimborsati dallo Stato, ma quando è venuto a mancare il sostegno economico da parte dell’esecutivo nazionale si è creato il disavanzo che ora la giunta Bonaccini è chiamata a ripianare. La Regione ha già individuato 493 milioni, ma ne restano da reperire altri 392.

Le manovre sono in corso e anche la commissione salute nazionale, coordinata proprio dall’assessore regionale emiliano-romagnolo Raffaele Donini, ha chiesto al governo Meloni di risolvere la questione: “Dal governo vogliamo il giusto, non un euro in più”, hanno scandito gli assessori regionali di tutta Italia.

In Emilia-Romagna, intanto, i conti hanno infiammato le commissioni regionali bilancio e sanità. A illustrare il quadro della situazione sono stati gli assessori alla sanità Raffaele Donini e al bilancio Paolo Calvano: “Comprendiamo la preoccupazione dei consiglieri per gli 885 milioni di disavanzo, che emerge dalla somma di varie aziende territoriali”, ha detto Donini, “ma stiamo lavorando da tempo per arrivare al pareggio. Siamo in grado di disporre di quasi 493 milioni che arrivano da entrate straordinarie che avremmo destinato ad altro. Dobbiamo essere orgogliosi perché in tre anni la Regione ha surrogato risorse per quasi un miliardo, attendendo i rimborsi e che lo Stato faccia la sua parte”. Donini ha chiesto al governo risposte anche sul caro bollette e ha assicurato che la sanità emiliano-romagnola “non sarà commissariata, perché alla fine l’attuale deficit sarà ripianato con risorse proprie dell’amministrazione regionale”.

Calvano, dal canto suo, ha rimarcato come “la previsione di spesa da parte dello Stato è preoccupante e incoerente con lo sviluppo del Pnrr, perché nella Nadef (la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza che anticipa la legge di bilancio, ndr) si dice che la spesa sanitaria era il 6,6% del Pil nel 2015, nel 2020 con la pandemia è salita al 7,4%, ma poi ha cominciato a calare nel 2021-2022 e nel 2024 andrà al 6,2%, cioè meno del periodo pre-Covid. Ma noi da qui al 2026 dobbiamo fare più strutture e servizi di sanità territoriale, perché questo è stato concordato con l’Unione Europea per il Pnrr. Spero che il dato della Nadef cambi”.

Le due relazioni hanno dato vita a un serrato confronto tra le forze politiche. Le opposizioni (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia) hanno chiesto “un’operazione verità” sui conti in rosso della sanità emiliano-romagnola, mentre le forze di maggioranza (Pd, Lista Bonaccini, Europa Verde ed Emilia-Romagna Coraggiosa), insieme al Movimento 5 Stelle, hanno richiamato lo Stato alle proprie responsabilità.

“Abbiamo chiesto un’operazione verità sui conti della sanità perché in questi anni abbiamo appreso le informazioni dalla stampa e mai dalla giunta: non vogliamo fare tranelli, ma sapere come stanno le cose”, ha detto Daniele Marchetti della Lega: “In Veneto il disavanzo supera di poco i 200 milioni, perché in Emilia-Romagna i numeri sono così più alti? Ci viene da pensare alle parole di chi parlava di malasanità”, ha aggiunto, riferendosi – senza mai però citarla per nome – alla vicenda dell’ex direttrice generale di salute e welfare della Regione Petrapulacos.

“Ora dobbiamo cercare di capire dove verranno reperiti i 392 milioni che l’assessore Donini dice essere ancora scoperti nel bilancio sanitario. Verrà messo in discussione il sostegno al privato accreditato? Mi auguro che ci sia una risposta da parte della giunta, perché capisco il tentativo dell’assessore di mandare la palla in tribuna, ma vogliamo chiarezza”.

Per la consigliera di Fratelli d’Italia Marta Evangelisti “è chiaro che la nostra non è quella sanità migliore del mondo di cui parla la giunta: che ci fossero problemi nella sanità regionale a noi era chiaro. Accettiamo le sollecitazioni che arrivano dal centrosinistra di attivarci a livello nazionale per trovare una soluzione a questi problemi, perché per noi sanità vuol dire vita dei cittadini. Però il centrosinistra deve capire che la campagna elettorale è finita”.

Netta anche la posizione di Silvia Piccinini, capogruppo del Movimento 5 Stelle: “Il governo Conte aveva ripianato i conti Covid delle Regioni, poi il governo Draghi ha deciso di non fare altrettanto. Ora si deve intervenire sui temi delle spese sanitarie per il Covid, le Regioni hanno fatto bene a porre questi temi, ma sono arrivate tardi: da mesi dico che si doveva porre al governo la richiesta dei fondi Covid, ma anche l’Emilia-Romagna è stata debole, ora serve chiarezza”. La consigliera pentastellata ha anche chiesto di mettere dei paletti al prossimo bilancio: “Non si tocchi la spesa per le politiche sociali per ripianare il deficit della sanità, e allo stesso tempo si spingano le Ausl a una riqualificazione energetica per spendere meno”.