Bassa Reggiana, istituito il tavolo permanente per contrastare la violenza sulle donne

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Un atto fondamentale, frutto di un consolidato lavoro di rete a livello territoriale, nel percorso di ascolto, accoglienza e protezione delle donne vittime di violenza.

Firmatari del Protocollo tutti gli 8 comuni dell’Unione Bassa Reggiana, il Corpo Unico di Polizia Locale, il Servizio sociale comunale e area genitorialità e tutela minori, l’Azienda Asl-distretto di Guastalla e l’Associazione Nondasola di Reggio Emilia.

La firma ufficiale in occasione della Giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne.

Da molto tempo i comuni dell’Unione Bassa Reggiana hanno assunto un impegno forte e continuativo nel contrastare la violenza maschile sulle donne, istituendo un gruppo di lavoro costituito da soggetti diversi – istituzionali e associativi – che hanno saputo sviluppare negli anni un’importante rete di dialogo e collaborazioni fattive sul territorio. Ora gli stessi soggetti hanno scelto di formalizzare questo impegno, istituendo un Tavolo tecnico permanete e firmando un Protocollo operativo per adottare strategie comuni e condivise nella lotta a un fenomeno dilagante che, purtroppo, nella maggior parte dei casi è riconducibile alla “violenza domestica”.

Il Protocollo verrà firmato ufficialmente domani, 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne. Un giorno scelto non a caso. Una data simbolica e densa di significato in tutto il mondo. In questo stesso giorno, infatti, si ricorda il brutale assassinio, avvenuto nel 1960, delle tre sorelle Mirabal, che con coraggio e determinazione tentarono di contrastare, nella Repubblica Dominicana, il regime del dittatore Rafael Leónidas Trujillo.

Firmatari del documento operativo sono i comuni dell’Unione Bassa Reggiana, il Corpo Unico di Polizia Locale, il Servizio sociale comunale e area genitorialità e tutela minori, l’Azienda Asl-distretto di Guastalla e l’Associazione Nondasola di Reggio Emilia che gestisce il Centro Antiviolenza – Casa delle Donne.

“Questo protocollo – spiega la presidente dell’Unione Bassa reggiana Camilla Verona – è il risultato di un percorso condiviso fra diversi soggetti istituzionali e un’associazione attivi, da tempo, nel territorio della Bassa reggiana, ossia sigla un lavoro di rete a livello territoriale, sottolineando le responsabilità, le funzioni e i compiti di ogni soggetto e servizio che, in questo modo, riescono a dare ascolto, accoglienza e protezione, e a intervenire in modo coordinato ed efficace nel momento in cui la donna si rivolge ad uno di loro. La battaglia contro la violenza di genere sulle donne richiede uno sforzo quotidiano da parte di tutte le istituzioni, e di ognuno di noi come cittadini”.

“In una giornata di celebrazioni sul tema della violenza di genere – dichiara la dottoressa Lucia Monici, direttore del Distretto di Guastalla dell’Azienda Usl di Reggio Emilia – Ircss – l’Azienda Ausl, l’Unione Bassa Reggiana e l’associazione Nondasola prendono un impegno importante. Stipulare un protocollo operativo, frutto del lavoro di un tavolo interistituzionale, significa agire con una chiara assunzione di responsabilità e con un unico obiettivo: prevenire e contrastare la violenza di genere. Il lavoro in rete costituisce la strategia fondamentale per offrire migliori standard di servizi alle vittime”.

Alessandra Campani, responsabile Area Formazione dell’associazione Nondasola, che ha condotto il corso di formazione per operatori del Tavolo interistituzionale nel 2019 e ha coordinato il successivo Tavolo tecnico permanente insieme alla dottoressa Maria Stella D’Andrea, medico legale dell’Azienda Usl di Reggio Emilia, precisa:

“Il Protocollo assolve, da un lato, ad una funzione ricognitiva delle proficue collaborazioni realizzate o in corso di realizzazione e, dall’altro lato, alla funzione costitutiva di un nuovo e più articolato sistema di relazioni interistituzionali stabili sui temi della violenza di genere contro le donne, attivando le risorse necessarie affinché le iniziative in corso e quelle da intraprendere possano produrre i risultati attesi. La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica adottata nel maggio 2011 a Istanbul, nel promuovere una visione olistica e innovativa della violenza maschile, ha rappresentato il principale riferimento nell’evoluzione della normativa internazionale e nazionale. L’interdipendenza sancita nella Convenzione tra azioni di prevenzione, di presa in carico delle donne rese vittime dalla violenza e di riconoscimento dei reati connessi e della loro punibilità, ha reso evidente il carattere strutturale del fenomeno della violenza di genere che può essere affrontato solo da una sinergia coerente e continuativa di politiche e di prassi interdipendenti”.

FINALITA’ DEL PROTOCOLLO

Il Protocollo operativo ha l’obiettivo di facilitare le connessioni stabilite tra servizi e istituzioni per la definizione di strategie condivise a prevenire e contrastare la violenza contro le donne nelle relazioni di intimità e per realizzare un’ integrazione tra interventi sanitari, socio-sanitari e sociali, in raccordo con le Forze dell’ordine. Questo atto formale andrà a supportare tanto l’operatività ordinaria che quella in emergenza di tutti i soggetti firmatari, monitorandone nel tempo l’applicazione. Si ricorda che tutti i servizi sanitari e sociali, così come le Forze dell’ordine, costituiscono una porta d’accesso per denunciare situazioni di violenza nelle relazioni. I compiti degli operatori e delle operatrici che giungono in contatto con le donne vittime di violenza sono, in prima istanza, l’accoglienza, l’ascolto empatico dei vissuti che la donna decide di condividere, il lavoro di attesa vigile, il sostegno alla donna nella costruzione della possibilità di cambiamento e di uscita dalla situazione di violenza.

FUNZIONI E COMPITI DEGLI ADERENTI AL PROTOCOLLO

Il documento operativo esplicita in modo dettagliato chi fa, cosa fa e come lo fa. Difficile sintetizzare in poche righe la ricchezza ed esaustività di un atto così importante. A puro titolo di esempio, per quanto riguarda l’Azienda Usl, si precisa la struttura operativa di Medicina legale, attraverso una figura dedicata, assicura ove richiesto il supporto agli altri attori della rete sanitaria, fornendo consulti e supervisione nell’ambito del colloquio e dell’individuazione di segni fisici e comportamentali di maltrattamento e/o di violenza sessuale. Pure per il punto di Primo intervento intraospedaliero (PPII) di Guastalla, in caso di presentazione di una donna vittima di violenza, sono state definite tutte le fasi del percorso di valutazione, trattamento, assistenza sanitaria attraverso azioni precise che vanno dall’accoglienza da parte dell’infermiere di triage, con la prima valutazione e attribuzione di codice colore di gravità alla valutazione clinica primaria da parte del medico, dall’attivazione del consulto medico legale, nei casi previsti, alla richiesta di visite specialistiche necessarie per completare l’inquadramento diagnostico. E, poi, la somministrazione di terapie, l’accertamento della presenza di figli minori con valutazione della loro collocazione, la documentazione fotografica delle lesioni, l’attivazione di un eventuale percorso presso il centro antiviolenza “Casa Delle Donne” e tanti altri interventi.

Anche l’Unità Operativa di Ginecologia ed Ostetricia intercetta situazioni di donne vittime di violenza da segnalazione pervenute da altri servizi territoriali, dal Pronto Soccorso o da accessi diretti da parte delle donne. Nel documento ufficiale si dettagliano tutte le sue funzioni e le sue azioni, come quelle dell’assistente sociale ospedaliera e dei consultori territoriali con il Servizio Salute Donna che può intercettare situazioni di maltrattamento o violenza anche sessuali. In questi casi, il primo contatto con la vittima è un momento molto delicato e, a seconda del tempo intercorso tra la violenza subita e l’incontro con le operatrice, cambia anche la sede di indirizzo per il trattamento.

Il protocollo prevede un percorso differenziato per ogni possibile situazione, comprendendo anche eventuali programmi presso il Centro salute mentale e condividendo le informazioni con i colleghi della rete per una migliore integrazione del percorso. Si preoccupa di definire linee guida e misure di intervento per donne con figli minori che possono accedere direttamente in emergenza al Servizio Sociale Comunale o all’Area Genitorialità e Tutela Minori per una richiesta di aiuto, si occupa di collocamento della donna con i figli, del suo allontanamento dall’abitazione famigliare e dal lavoro, del recupero degli effetti personali indispensabili, dei documenti d’identità e, se si tratta di donna migrante, del permesso o carta di soggiorno e del passaporto. E dettaglia davvero ogni possibile passaggio e istruttoria

IL CENTRO ANTIVIOLENZA CASA DELLE DONNE – ASSOCIAZIONE NONDASOLA

Una menzione a parte merita il Centro antiviolenza Casa delle Donne, l’unico centro antiviolenza accreditato dalla Regione Emilia Romagna. È gestito dall’associazione Nondasola di Reggio Emilia, fra i promotori e firmatari del Protocollo, che ha il compito di sostenere in percorsi di protezione le donne maggiorenni, con o senza figli, che hanno subito violenza sessuale, stalking, maltrattamenti e che contattano direttamente il centro antiviolenza. Garantisce, come tutti gli altri attori di questo Protocolli, totale riservatezza, e tutela della privacy sulla storia e i vissuti di ogni singola donna. In particolare fornisce: ascolto accogliente e non giudicante che favorisca la rivelazione e rielaborazione delle violenze subite; una valutazione del rischio e la costruzione di strategie protettive; gruppi di sostegno e confronto con altre donne; informazioni legali di base; sostegno e accompagnamento nelle varie fasi della denuncia e nelle pratiche giuridico legali; supporto nell’orientamento e ricerca del lavoro; supporto nel coinvolgimento della rete dei servizi sociali e sanitari territoriali; ospitalità in casa rifugio a indirizzo segreto, in collaborazione coi servizi sociali territoriali; relazioni ai Tribunali, agli Studi legali, ai Servizi sociali o alle Forze dell’ordine, su richiesta delle agenzie o per iniziativa propria, previo consenso della donna; informazioni e consulenza a chi segnala situazioni di violenza alle donne e/o ai minori.

LA SITUAZIONE LOCALE. DATI RELATIVI ALL’ANNO 2019

Nel corso dell’anno 2019 sono state 353 le donne accolte dal Centro antiviolenza – Casa delle Donne, gestita dall’associazione Nondasola di Reggio Emilia, la maggior parte delle quali di cittadinanza italiana. Di queste 353 vittime, 35 sono del distretto di Guastalla, 19 italiane e 16 migranti. Nello stesso anno si sono rivolte al Pronto Soccorso di Guastalla 32 donne vittime di violenza.

A livello provinciale, la fascia di età prevalente è compresa tra i 40 e i 49 anni, con figli minorenni o maggiorenni o entrambi, ma sono in crescita anche le giovani donne che si sono rivolte al Centro antiviolenza. Le violenze subite sono soprattutto di tipo psicologico e fisico ma sono numerose anche quelle di tipo economico e quasi tutte le donne raccontano di avere vissuto violenze multiple. La maggior parte delle donne non ha fatto denuncia.

Per quanto riguarda l’autore di queste violenze, nell’84% dei casi si tratta del partner, attuale o precedente (convivente, fidanzato, coniuge o ex convivente, ex coniuge, ex fidanzato), in maggioranza di cittadinanza italiana tra i 40 e i 49 anni.

IN AUMENTO GLI EPISODI DI VIOLENZA (NON SOLO DI GENERE) NEL PERIODO DI LOCKDOWN E DISTANZIAMENTO SOCIALE

L’Istat ha condotto un’analisi dei dati nazionali contenuti nel dataset del numero verde 1522 nel periodo compreso tra marzo e il 16 aprile 2020. Il numero delle chiamate sia telefoniche, sia via chat è più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+119,6%), passando da 6.956 a 15.280. Va precisato però che questi nmeri non sono riferibili alle sole donne vittime di violenza. Accanto alla richiesta di aiuto da parte delle vittime di violenza (4.899 chiamate pari al 32,1% del totale delle chiamate valide) crescono anche le chiamate per avere informazioni sulla tipologia di servizi offerti dal 1522 (3.655 pari al 23,9%).