Contardo Vinsani, il primo cooperatore reggiano

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Nato a Reggio Emilia nel 1843, il garibaldino Vinsani fu matematico, ingegnere, ufficiale d’artiglieria e insegnante di matematica all’Istituto tecnico. Nel 1880, spinto da un forte idealismo, volle istituire una cooperativa di consumo per combattere la grande depressione agricola che aveva colpito anche la provincia di Reggio. Il clima particolarmente rigido dell’inverno 1879/80 aveva, infatti, distrutto gran parte della produzione nei campi, condannando i braccianti e i muratori a una vita al limite della sussistenza.

Secondo Vinsani tutto ciò fu determinato, oltre che dalle condizioni climatiche, anche dal contrasto fra consumatori e commercianti dal quale sarebbe derivato il caos economico. La soluzione migliore da lui individuata fu quella di dar vita a una cooperativa di consumo, che avrebbe offerto merci di qualità a prezzi bassi, sconfiggendo così la concorrenza e la speculazione degli esercenti privati. Il progetto di Vinsani comprese inoltre accanto alla cooperativa la creazione di un forno, di una cantina e una cucina comunale. Con gli utili accumulati nel settore del commercio sarebbe stato così possibile modernizzare l’agricoltura stessa.

Giovanni Zibordi, suo amico ed estimatore, lo descrisse come: “uomo di doti fisiche e intellettuali fascinatrici, fiero delle sue origine popolane, democratico, ribelle e avverso ai signori, ma con l’animo individualista della rivoluzione francese più che con l’animo socialista”.

Nel 1881 fu compiuto il primo passo in quella direzione con l’inaugurazione della Società Cooperativa di Reggio Emilia. Per ovviare alla carenza di risorse finanziarie, Vinsani si mise a lavorare indefessamente, pensando, un po’ ingenuamente, che solo il suo impegno bastasse a risolvere i problemi del presente e quelli futuri. La cosa impressionò molto i suoi più stretti collaboratori, tanto che Prampolini, scrivendo a Turati raccontò: “Al mattino prima che si alzi il sole, egli è là, sul campo e la sera tarda lo trova che combatte ancora. La cooperativa è il suo unico pensiero”.

In effetti i risultati raggiunti dalla Società cooperativa reggiana si rivelarono dapprincipio molto incoraggianti, fino a guadagnarsi l’attenzione e l’approvazione pubblica. Reggio Nova, giornale fondato il 3 dicembre 1884 con Prampolini (l’anima del giornale) e Giacomo Maffei (amministratore) per sostenere la candidatura di Vinsani alle elezioni politiche e per diffondere le sue idee cooperativistiche, divenne in pratica il portavoce della Società Cooperativa Reggiana. Vinsani in un primo tempo accettò la candidatura, per ritirarsi poco dopo e lasciare il posto all’anarchico ed ex garibaldino Amilcare Cipriani, allora in carcere con l’accusa di assassinio. Il candidato socialista non raggiunse il quorum necessario per l’elezione, ma il risultato fu tale da dimostrare la crescita incoraggiante del gruppo socialista.

In una lettera a Turati, Prampolini lo descrisse con parole d’ammirazione e di meraviglia: “C’era a Reggio un uomo quasi ignoto ai suoi concittadini, che sfidando le inimicizie e gli odi dei moltissimi che non potevano comprenderlo-fiero e integerrimo soldato del benessere pubblico, impiantava una battagliera istituzione, che sorta, può dirsi dal nulla, oggi è già vasta e potente e benefica al punto da affermare senza esitazione che mai da nessuna altra parte vennero maggiori vantaggi all’intera città di Reggio”.

Vinsani, pur non essendo iscritto al PSI, ma condividendone le ispirazioni di fondo, si dimostrò fermamente convinto che la sua cooperativa rappresentasse l’aspetto economico dell’ideale predicato da Prampolini. Venne infine messa in funzione, come da progetto, una cucina economica per distribuire oltre 300 minestre a poco prezzo.
Ben presto però i problemi relativi alla insufficienza di crediti tornarono ad affliggere l’attività della cooperativa, tanto da causarne un rapido declino. La dedizione e l’attivismo di Vinsani evidentemente non bastarono a evitare quel triste destino.

Una delle cause fu certamente il carattere particolarmente difficile del suo presidente tuttofare, che manifestò a più riprese insofferenza per proposte gestionali e di sviluppo alternative alle sue. Fu inoltre accusato, senza grandi prove, di tenere una contabilità irregolare, accusa alla quale Vinsani contrappose sempre giustificazioni e ragioni evasive e fantasiose, tali comunque da impedire una soluzione condivisa della grave situazione venutasi a determinare.

I benestanti della città che avevano contribuito alla sua nascita, non riscontrando più o sempre meno i presupposti iniziali di carattere filantropico e di ammortizzatore del malcontento, cominciarono ad allontanarsi e a negare il loro contributo economico. Oltre al disordine dei conti, che preoccuparono i creditori, si aggiunse anche ai loro occhi come fattore negativo il grande successo che quell’esperienza registrò fra i lavoratori d’orientamento prevalentemente socialista.

Quando, fra il 1885 e il 1886, tutte le fonti di finanziamento furono esaurite e con
Vinsani, trasferito ad insegnare a Reggio Calabria e poi a Messina, la cooperativa chiuse definitivamente i battenti.

Vinsani, pur non essendosi mai definito socialista, si allontanò definitivamente dal PSI nel 1894, e dopo essersi spostato per lavoro in diverse città, morì a Reggio nel 1908.

Le idee di Vinsani non furono però abbandonate ma riprese e sviluppate da Antonio Vergnanini nella sua coraggiosa visione di Cooperazione integrale.
Tra dei pochi libri esistenti su Contardo Vinsani, quello scritto da Mauro Del Bue Il primo cooperatore, Contardo Vinsani. Il riformista utopistico è certamente il più ricco di riferimenti biografici e politici.