Tea Momigliano, paladina delle lavoratrici

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Quando, il 22 aprile 1917, si svolse a Reggio Emilia il Convegno nazionale delle donne socialiste sul tema “Le donne e il lavoro”, Tilde Momigliano fu chiamata per acclamazione a presiedere i lavori dell’importante assise.

La Giustizia, nel dare il resoconto del convegno, concluse il suo servizio affermando “La presidentessa Momigliano chiude il convegno con parole ispirate e piene di entusiastica fede, affermando la volontà delle donne socialiste di svolgere opera sempre più intensa di propaganda, e di comprendere appieno la loro funzione di rinnovamento”.
Conosciutissima nel partito e, soprattutto, dalle donne socialiste, Tilde, detta Tea, si iscrisse al partito ad appena quattordici anni d’età, nel 1895, e presto diede dimostrazione di possedere ottime doti d’organizzatrice e una volontà di ferro. La sarta Tilde Alignani e il giornalista Riccardo Momigliano si conobbero nel 1897 a Varese e fra loro sorse subito una spontanea corrispondenza d’interessi e di simpatia, sfociata ben presto in amore. A causa delle ristrettezze economiche della sua famiglia, Tilde studiò fino alla licenza elementare, per poi dedicarsi alla sartoria, Riccardo invece diresse diversi giornali socialisti, fu dirigente di partito e dal 1919 al 1925 parlamentare.

Tilde, al fianco di Momigliano, dapprima svolse con entusiasmo l’amministratrice de Il Nuovo ideale, giornale socialista locale, fondato e diretto da Momigliano, interessandosi in particolare alle questioni legate alla condizione della donna nella società. Iniziò a viaggiare per il varesotto, il comasco, il lecchese e il varesotto per rendersi personalmente conto della situazione e per tenere conferenze, incontri incentrati sul lavoro, l’educazione e i diritti delle donne. Aprì circoli e sezioni femminili un po’ ovunque, attirandosi le critiche più aspre del clero locale.

Con la nomina a direttore del bisettimanale Corriere Biellese di Riccardo Momigliano, il giornale, da sempre portavoce dei socialisti, grazie al contributo di Tilde, dedicò sempre più spazio alle donne nella rubrica “La Tribuna delle Donne”.

Poiché il foglio, grazie al suo nome generico che non lo faceva individuare subito come un organo sovversivo, riusciva a raggiungere ogni ambiente e perfino, durante la guerra, i soldati al fronte, svolse una triplice funzione: quella di diffondere le ragioni delle donne, quella di costituire un valido strumento per mantenere il contatto con i figli o i mariti in guerra e quella di informare sul reale andamento della guerra, grazie alla pubblicazione delle lettere provenienti dal fronte. L’incoraggiamento più forte nella sua attività di difesa della donna lo ricavò probabilmente dalla lettura del giornale milanese La Difesa delle lavoratrici, fondato da Anna Kuliscioff. Tra le due donne intercorse infatti una ricca corrispondenza incentrata politici sui principali temi in discussione nel mondo femminile.

Tilde fu una impareggiabile organizzatrice delle sezioni femminili del partito. Basti pensare che la prima sezione femminile Biellese fu istituita il 19 maggio 1916 e già il 24 ottobre dello stesso anno si contarono 16 sezioni, con oltre 300 iscritte. Con l’entrata dell’Italia in guerra e la chiamata alle armi dei giovani di leva e dei più attivi nel partito, Tilde incitò le donne a prendere il loro posto e continuare la lotta politica.
L’appello che lanciò il Primo Maggio 1916 sul Corriere Biellese si intitolò appunto “Al nostro posto” e recitava: “La donna pari all’uomo nel dare il suo contributo di lavoro, di sacrificio alla società, deve elevarsi fino a raggiungere la cultura politica dell’uomo e, a fianco dell’uomo, lavorare per migliorare la società e redimerla da ogni giogo politico, religioso e morale”.

Come la Kuliscioff, che caldeggiava la fine delle sezioni femminili e l’ingresso delle donne nelle stesse sezioni dei maschi, anche Tilde si disse d’accordo a superare quella divisione ormai antistorica tra uomini e donne, ma temette sempre che, con la fine della guerra e il ritorno degli uomini, questi avrebbero ripreso le posizioni dirigenziali a danno dell’autonomia delle donne. Chiese quindi alcune assicurazioni per garantire la pari dignità delle donne nel partito, che possono essere riassunte nel diritto di costituire un gruppo interno con una amministrazione separata, di godere di voto deliberativo nei congressi, di avere la possibilità di riunirsi autonomamente in congressi e convegni, di ottenere il diritto alla tessera a partire dai 18 anni.

Ciò avvenne al congresso del movimento femminile socialista di Reggio Emilia il 20 ottobre 1917. Alla presenza della dirigente nazionale Argentina Altobelli, il congresso votò all’unanimità la fusione con i maschi in sezione unica.
Con l’elezione, nel 1919, nel collegio di Como-Sondrio-Varese di Riccardo Momigliano alla Camera, Tea, organizzò diverse scuole serali e festive di taglio e cucito per aiutare le donne sole o vedove di guerra a guadagnarsi da vivere. Riccardo fu poi rieletto nel 1921 e nel 1924. Nel 1925 sostituì Nenni alla direzione del giornale de L’Avanti!. Decaduto da parlamentare nel 1926, fu condannato a 5 anni di confino. Nel 1943 per sfuggire alle persecuzioni antisemite riparò in svizzera.

Durante l’occupazione tedesca collaborò all’ufficio stampa del C.N.L. di Lugano. Anche Tilde fu oggetto di continue perquisizioni, ammonimenti e minacce e fu costretta a sfollare a Mondovì. Per lunghi anni, a causa dell’assenza del marito durante la guerra, il confino e l’esilio, dovette sopportare disagi di ogni genere per mantenere i figli e sfuggire alla repressione fascista. Raggiunta finalmente la libertà, fece ritorno a Torino dove si iscrisse alla sezione Modigliani di Borgo San Paolo, riprendendo l’attività politica fra donne. Nel 1947 aderì con il marito al PSLI di Saragat.

Morì a Como in via Mentana 29 il 28-11-1950. Una folle enorme si raccolse davanti alla sua abitazione per accompagnarla al cimitero. Il senatore Luisetti di Biella, l’on Casalini di Torino, il signor Porro di Varese e il professor Piazza la salutarono per l’ultima volta, esprimendo il loro dolore e loro vicinanza ai suoi due figli e al marito Riccardo.




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