Sindacati della scuola: “L’Emilia-Romagna non è pronta per la ripartenza”

scuola Coronavirus mascherina

I sindacati emiliano-romagnoli della scuola Flc-Cgil, Cisl Scuola Fsur, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Fgu Unams, in una nota congiunta, si sono detti preoccupati “perché, a meno di un mese dall’avvio dell’anno scolastico, le scuole dell’Emilia-Romagna non sanno ancora come poter ripartire in sicurezza e in presenza, e questo nonostante l’enorme lavoro e il pressing a cui sono sottoposti dirigenti scolastici e tutto il personale, alle prese con indicazioni e linee guida generiche e richieste di personale aggiuntivo che subiscono continui cambiamenti”.

Le sigle sindacali si sono dette “vicine” alle richieste formulate in questi giorni dai presidenti dei Consigli di istituto della regione che, proprio a Bologna, hanno consegnato una lunga lettera al presidente della Repubblica Mattarella in occasione della sua recente visita, e alle proposte degli studenti, “preoccupati per una scuola dimezzata senza prospettiva e futuro”, hanno aggiunto.

“Il tempo è scaduto, lo abbiamo anche ricordato alla ministra Azzolina durante la sua visita in regione. La scuola è la priorità per la ripartenza del Paese, quindi invece di affannarsi a ripetere che tutto va bene, sarebbe meglio fornire risposte concrete”.

La scuola dell’Emilia-Romagna, per i sindacati, “si sta impoverendo e oltre all’emergenza sanitaria presto dovremo fare i conti con un’altra emergenza, quella educativa. Non ci bastano le rassicurazioni di questi giorni che descrivono una scuola emiliano-romagnola che funziona e che può ripartire nonostante tutto”.

Se le risorse aggiuntive che distribuirà il Ministero dell’istruzione saranno attribuite per il 50% in base alle richieste degli Uffici scolastici regionali, allora “ci aspettiamo – hanno fatto sapere i sindacati della scuola – che in questa regione siano all’altezza delle aspettative e quindi legate all’esigenza vera di evitare classi pollaio, di garantire il tempo scuola, spazi idonei al mantenimento delle distanze di sicurezza, alla sorveglianza e alle necessità di igienizzazione”.

Un ruolo fondamentale, per Flc-Cgil, Cisl Scuola Fsur, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Fgu Unams, lo ricoprono anche gli enti locali, “che devono fare la loro parte e recuperare i ritardi accumulati per quanto riguarda gli adeguamenti e il reperimento di spazi aggiuntivi”.

Certezze, quindi, “oggi in Emilia-Romagna non ce ne sono”. L’organico finora assegnato “non corrisponde al bisogno di classi normodimensionate, e troppe sono ancora le segnalazioni dei territori di classi pollaio di 28/30 alunni”, mentre il tempo scuola “sarà fortemente condizionato dalla riduzione dell’orario ordinario e il ricorso alla didattica a distanza. In alcuni casi, è bene dirlo chiaramente, il tempo pieno della scuola primaria non sarà garantito. E così non c’è nessuna chiarezza anche per la scuola dell’infanzia (distanziamento, piccoli gruppi), con un’unica quasi certezza per i bambini legata al consumo dei pasti (ossia tutti seduti nei propri banchi con il pasto monoporzione)”.

“Lo diciamo da tempo, servono disposizioni coerenti e coraggiose al di fuori di ogni retorica. La scuola dell’Emilia-Romagna non può arretrare. Per questo servono risorse e misure straordinarie e un’attenzione delle istituzioni regionali e territoriali che spingano nella giusta direzione: garantire il diritto allo studio, in presenza e in sicurezza, di tutte le bambine e i bambini, di tutte le studentesse e gli studenti della nostra regione coniugato alla tutela di tutto il personale scolastico. Non si riparte senza investimenti in personale, senza un investimento culturale sulle priorità e senza un’idea di scuola da troppo tempo assente nel nostro Paese. Sarebbe l’ennesima occasione persa che non potremmo sopportare”.