No a estradizione di 10 ex terroristi, anche l’ex manager Reggiane e Lotta Continua Pietrostefani. Pg di Milano valuta il ricorso

Giorgio-Pietrostefani

Pg di Milano: valuto possibilità di ricorso. “Posso valutare nei prossimi giorni l’esistenza nell’ordinamento francese di una impugnazione del tipo di quella prevista dall’art.706 cpp, ovvero il ricorso per Cassazione, nel caso di estradizioni per l’estero”.
Lo ha detto il procuratore generale di Milano, Francesca Nanni, a proposito della decisione della Chambre de ‘Instruction della Corte d’Appello di Parigi di negare l’estradizione chiesta dall’Italia per i dieci ex terroristi arrestati nel 2021. Il pg milanese si riferisce in particolare a Giorgio Pietrostefani e Sergio Tornaghi.

La Francia dice di no all’estradizione degli ex Br che sono riparati Oltralpe dall’Italia e vivono li ormai da 40 anni.

Ad ascoltare la decisione della Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi quasi tutti presenti a parte il 79enne Giorgio Pietrostefani, ex manager delle Officine Reggiane, il più anziano dei dieci, oggi in cattive condizioni di salute. Giorgio Pietrostefani, che per anni ha vissuto a Reggio Emilia, città nella quale era stato arrestato nel 1988, poi condannato a 22 anni di carcere, dal Duemila era fuggito in Francia da latinante. Pietrostefani è stato uno dei fondatori di Lotta Continua, organizzazione extraparlamentare che operava pubblicamente ma a cui sentenze passate in giudicato addebitano l’omicidio del commissario Luigi Calabresi, il 17 maggio 1972, di cui Giorgio Pietrostefani è stato riconosciuto come uno dei mandanti e per questo condannato a 22 anni.

I nove ex brigatisti attesi in aula facevano tutti parte di formazioni armate di ispirazione comunista. Si tratta di Enzo Calvitti, 67 anni, ex psicoterapeuta in pensione ed ex Br, condannato in contumacia a 18 anni di carcere per associazione a scopi terroristici e banda armata. Narciso Manenti, 64 anni, quaranta dei quali trascorsi in Francia, arredatore e gestore di una società di comunicazione, ex membro dei ‘Nuclei armati per il contropotere territoriale’, condannato nel 1983 all’ergastolo per l’omicidio dell’appuntato dei Carabinieri Giuseppe Gurrieri. Giovanni Alimonti, 66 anni, che faceva parte delle Brigate rosse e fu condannato nel 1992 a 19 anni di carcere per il tentato omicidio, dieci anni prima, di un poliziotto, Nicola Simone. Roberta Cappelli, 66 anni, ex Br, condannata all’ergastolo per tre omicidi avvenuti a Roma: quello del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi, il 31 dicembre 1980, dell’agente di polizia Michele Granato (9 settembre 1979) e del vice questore Sebastiano Vinci (19 giugno 1981). Marina Petrella, 67 anni, anche lei militava nelle Brigate Rosse e fu condannata con Cappelli per l’omicidio del generale Galvaligi e inoltre per il sequestro del giudice Giovanni D’Urso, avvenuto a Roma il 12 dicembre del 1980, per quello dell’assessore regionale della Democrazia Cristiana Ciro Cirillo, avvenuto a Torre del Greco il 27 aprile del 1981 e nel quale furono uccisi due membri della scorta, per l’attentato al vice questore Nicola Simone (insieme a Cappelli e Alimonti).

E ancora Sergio Tornaghi, 63 anni, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Renato Briano, direttore generale dell’azienda “Ercole Marelli”. Maurizio Di Marzio, 60 anni, storico gestore a Parigi di un noto ristorante, che dovrebbe scontare in Italia un residuo di pena a 5 anni e 9 mesi di carcere per banda armata, associazione sovversiva, sequestro di persona e rapina. Raffaele Ventura, 70 anni, militava nelle Formazioni Comuniste Combattenti, dovrebbe scontare 20 anni di carcere in Italia dopo essere stato condannato per concorso morale nell’omicidio del vicebrigadiere Antonio Custra, avvenuto il 14 maggio 1977, durante una manifestazione a Milano. Luigi Bergamin, 72 anni, ex militante dei Proletari Armati per il Comunismo, deve scontare una pena a 16 anni e 11 mesi di reclusione come ideatore dell’omicidio del maresciallo Antonio Santoro, capo degli agenti di polizia penitenziaria ucciso a Udine il 6 giugno 1978 da Cesare Battisti.